Nel cuore del Peloponneso, circa 10 km dopo il borgo caratteristico di Andrìtsena, viaggiando nell’assolatissima valle del fiume Alfeo, su uno dei mille tornanti della statale 76 tra Krestena e Megalopoli compare un monumento, un ponte, un rio senza nome, una fontana. Se sono le tre del pomeriggio e se hai fatto sosta per pranzare in uno dei pochi slarghi lungo la strada tra Andrìtsena e Vasse, in compagnia di qualche mandria al pascolo e relativi fastidiosi insetti, non puoi fare a meno di fermarti per rinfrescarti sotto i platani dell’accogliente piazzola. L’altimetro segna 484, ma il sole picchia, e i platani sono uno dei regali divini che rendono la Grecia una terra felice. Intorno, boscaglie selvatiche e niente coltivazioni; rari perfino gli ovili. L’acqua che scorre tra i ciottoli basta già a darti frescura; la fontana tradizionale, con la classica vaschetta in pietra, è invitante e con un po’ di destrezza cui si può lavare, e perfino fare un po’ di bucato all’ombra, lontano dalle spiagge affollate e in piena solitudine. Pochissime automobili, nemmeno un camion sulla strada principale; sulla secondaria che porta a Tsoulaki, paese che le carte non riportano e che Via Michelin storpia in Tsouraki, assolutamente nessuno. Il monumento, molto ben curato, è dedicato alla memoria di un soldato “ucciso dai turchi” durante l’invasione di Cipro del 1974. Il suo nome: Lampros Nikitopoulos. 22 anni, praticamente un mio coscritto. Andando indietro lungo il corso del torrente (affluente del fiume Alfeo), si scopre un ponte in pietra dalla tipica forma a schiena d’asino, di età imprecisata ma ancora percorribile.
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