7 LUGLIO 2011
Entriamo in Portogallo da Nord, superando il confine sul ponte tra Tui e Valenca, e sono già quasi 2700 km da casa. Costeggiamo il fiume Minho, raggiungendone la foce a Caminha. Vista impressionante, c’è un po’ di nebbia e sembra che abbia smesso di piovere da poco. Proseguiamo lungo la statale 13 e alla prima rotonda svoltiamo a destra, infilandoci nell’abitato di Moledo di Minho, dove alla prima occasione svoltiamo ancora a destra, verso l’Oceano.
Superato l’abitato fitto di casette da vacanze, troviamo un larghissimo piazzale deserto, forse perché il tempo non promette niente di buono. È il parcheggio della lunghissima spiaggia libera, dove sostiamo per la notte in fronte a un mare agitato. Il paese sembra deserto, in effetti siamo a inizio stagione e moltissime case sono ancora chiuse. Passeggiata lungo la stradina che costeggia una duna costiera verso nord, in mezzo alla macchia spuntano alcune villette alquanto signorili, mentre a sud la spiaggia si stringe e diventa scogliera. Niente acqua né servizi, ma il paesaggio sia urbano sia naturale è veramente ragguardevole. A cena, confrontiamo questa situazione con le cento altre di questi due anni, tra Grecia, ex Jugoslavia, Albania.
8 LUGLIO 2011
Prima alba sul Portogallo, settima di questo viaggio. Piove forte al risveglio, il mare è tempestoso e le nuvole basse impediscono di vedere l’orizzonte. C’è anche freddo, e io sono un po’ dolente ai reni. Colazione verso le nove e mezza, poi affrontiamo con spirito epico una giornata di viaggio che prevede tappe che ci vengono illustrate come interessanti, e che (forse a causa del freddo e della pioggia) in realtà non troveremo così esaltanti.
Ci dirigiamo a sud sulla statale 13, superiamo Viana Do Castelo sotto una pioggia torrenziale che ci fa vedere a fatica solo le luci posteriori di chi ci sta davanti. Continuiamo sulla 13 fino a a Esposende, da qui cambiamo rotta verso est e con la 103 ci dirigiamo a Barcelos, città murata dove riusciamo a fare un veloce giretto nonostante i continui rovesci, e a riprenderci dal freddo davanti a un buon caffè (io) e caffelatte (Mirella) e a un monumentale bombolone alla crema (io) e sfogliatina alle mele (Mirella). Seguendo le indicazioni stradali, che già da qui ci indirizzano alla nostra seconda meta, attraversiamo il traffico di Braga ed arriviamo senza problemi al santuario di Bom Jesus do Monte. Parcheggio comodo, ma il sito è francamente poca cosa rispetto ai nostri Sacri Monti.
Alle 16 e trenta si riparte. Dopo un giro morto perché nella nebbia abbiamo mancato un bivio, camminando a passo d’uomo nella nebbia che invade la foresta di eucalipti e querce, anche da sughero, raggiungiamo il sito archeologico di Citania de Briteiros, risalente all’età del ferro. Vale il viaggio, ma proprio tantissimo. Anche le strutture di accoglienza e i servizi igienici sono straordinariamente in ordine.
Da qui ci spostiamo a Guimaraes, seguendo la statale 309. Arriviamo verso sera. La viabilità è molto ordinata e in meno di dieci minuti siamo al Campo de Sao Mamede, un larghissimo piazzale sterrato tra l’Università e il castello. Anche se meno intensamente, piove ancora, e dunque ce ne stiamo al calduccio nel Mizar.
9 LUGLIO 2011
Seconda alba in Portogallo. Ancora pioggia, meno intensa ma comunque fastidiosa. Questo non ci impedirà di visitare la città, prima capitale del regno portoghese, veramente bellissima e ben curata. Nel parcheggio, tranquillissimo e abbastanza decentrato rispetto ai flussi di traffico, niente acqua né servizi.
Guimarães è una città pacifica e tranquilla. Il centro storico, molto raccolto, è pieno di strette vie acciottolate, eleganti esempi di architettura medievale e deliziose piazze piene di bar all’aperto. La città fa parte del Patrimonio UNESCO, ed è considerata il luogo di nascita del Portogallo, poiché fu qui che nacque il primo re, Afonso Henriques (XII sec.), battezzato proprio nella chiesa che sorge in fondo al piazzale dove abbiamo sostato.
Facciamo una bella e lunga passeggiata tra piazze e chiese, senza dimenticare di occhieggiare i pittoreschi negozi del centro.
10 LUGLIO 2011
Terza alba in Portogallo. Partiti ieri nel primo pomeriggio dopo una visita al castello e al palazzo dei Duchi di Braganza, arriviamo a Vila Real seguendo agevolmente la statale 15. Conoscevo già la città per esserci stato tre anni prima, siamo qui per incontrare amici e colleghi conosciuti durante un progetto europeo e troviamo posto facilmente lungo il viale alberato a ridosso del centro storico, con vista sulla valle del Rio Corgo. Il centro di Vila Real non presenta particolare interesse, ma è carino e ben tenuto, con il fascino un po’ decadente degli edifici baroccheggianti risalenti all’epoca in cui il Portogallo era una grande e ricca potenza coloniale. Nessun problema con il parcheggio anche se si tratta di una delle strade più battute della città.
La giornata è passata quasi tutta in viaggio. Dopo una sosta a un fontanile presso São Cibrão per fare il pieno di acqua, e una puntata a Pinhão attraversando il paesaggio unico al mondo dei vigneti del Douro, salutiamo i 3000 km da casa nel parcheggio della stazione e prendiamo la statale 222 sulla riva sinistra del fiume; a Varais svoltiamo verso sud lungo la statale 313 che costeggia la A24 che becchiamo qualche chilometro dopo.
La A24 è molto bella e attraversa un territorio fantastico. Sosta tattica nella area ancora un po’ selvatica di Viseu Norte; dopo Viseu l’autostrada si trasforma in superstrada IP3 ma non cambia lo stato della carreggiata, assolutamente impeccabile. Più o meno all’altezza di Coimbra passiamo sulla statale N1, abbastanza larga e ricca di aree di sosta (parque de estacionamento), facciamo gasolio dalle parti di Leiria, che attraversiamo senza fermarci. Deviazione verso Alcobaça, dove visitiamo l’impressionante complesso monumentale del Mosteiro de Santa Maria. Vale sicuramente il viaggio.
Lasciamo Alcobaça mentre scende la sera. L’intenzione era di arrivare a Cabo da Roca, ma a questo punto, e dopo quasi 450 km, tocca davvero cercare posto per farsi due spaghetti. Comincia così la nostra quarta notte in Portogallo.
Porto Barril è stata una delle classiche scoperte modello “ultima spiaggia” quando si fa notte e non sai dove sbatterti e fermeresti alla prima piazzola se ci fosse. Ma la statale 247 che abbiamo preso dopo una sosta ad Alcobaça non è così larga, si avvicina al mare e poi se ne allontana. In realtà siamo abbastanza in altura, la costa portoghese qui è un susseguirsi di alte falesie solcate da fiumiciattoli che creano delle minuscole spiagge di sabbia e ciottoli. Sono quasi le 10 di sera. Poco prima dell’abitato di Barril, svolta a destra e giù per una ripida discesa che termina in fronte all’Oceano con un ampio parcheggio assolutamente deserto. Anche in questo caso, niente acqua né servizi. Un minuscolo punto di informazioni, il bar più vicino è in paese.
11 LUGLIO 2011
A Cabo da Roca arriveremo verso il tramonto della quinta giornata di viaggio, iniziata con un bagno nell’Oceano e una passeggiata verso il Faro di Assenta, che aggiungiamo alla nostra collezione. Sono poi solo 50 km, e così ce la siamo presa comoda, fermandoci anche nel villaggio di Barril a far spese in una chincaglieria. Il piazzale è ovviamente molto affollato, ma piano piano la gente scompare, dopo aver atteso il calar del sole nel punto più occidentale d’Europa, dove si dice che Cristoforo Colombo passasse molte giornate meditando sui suoi sogni di esploratore.
In realtà, il capo si trova molto vicino ad una delle residenze dei sovrani portoghesi, ed è noto che Colombo abbia fatto le sue proposte anche agli esponenti di quella monarchia, che all’epoca aveva già sostenuto molti viaggi in cerca di nuove terre da colonizzare. Il contesto è molto noto nell’ambiente dei camperisti e non credo necessario insistere oltre.
Non so in quanti si siano però fermati nella perfetta solitudine del parcheggio del capo, perché quella notte noi eravamo assolutamente soli, ed i quattro colleghi incrociati all’arrivo erano spariti nel nulla mentre noi ci recavamo a cena tre o quattro km indietro, in uno dei migliori ristoranti del Portogallo, il Refugio da Roca di Azejo. Niente acqua, servizi presso il Restaurante Cabo da Roca sul lato est del parcheggio.
12 LUGLIO 2011
Grande emozione al risveglio, assoluto silenzio rotto solo dal vento e da qualche gabbiano intorno al faro. Obiettivo Sintra, una quindicina di km a est. Sosta in centro senza problemi, e visita al Palácio da Vila con tappa verso le 13 in una fantastica pasticceria, poi al Palacio da Pena e al Castelo dos Mouros. Tutti i siti sono tenuti benissimo, ed anche il contesto è estremamente curato. Verso le 18 si parte in direzione sud, senza una meta precisa ma con l’intento di scavalcare Lisbona e indirizzarci verso l’Alentejo.
Niente da fare, perché una colica renale mi costringe a un ricovero in emergenza al Centro de Saude di Vila Franca da Xira. Eravamo usciti dalla A9, in pratica una specie di tangenziale di Lisbona, proprio in direzione del ponte sul Tejo, dove il fiume prende la forma di un ampio estuario sulle cui rive sorge appunto l’area metropolitana della capitale. Mentre il Mizar avanza lentamente sulla N10, improvvisa la colica. Provvidenziale l’intervento di un gentilissimo locale, che con il classico “follow me” ci precede nell’affollato traffico del distretto di Lisbona. Dopo una flebo somministrata da un’amorevole equipe di medici ed infermieri e una fialona di Buscopan, mi rilasciano.
Arrivare in camper a un Pronto Soccorso sistemato in pieno centro storico non è proprio cosa da tutti i giorni. Mentre ero in corsia, Mirella aveva trovato un parcheggio a pochi metri di distanza, davanti a una specie di mercato coperto. Decidiamo di spostarci. Una decina di km, e superato il ponte nella notte intravediamo un’area sterrata a ridosso della sponda meridionale del fiume. Inizia così alle 23:45 la sesta notte in Portogallo. Scopriremo il mattino dopo che il posto si chiama Cabo, ed è una base della Reserva Natural do Estuàrio do Tejo. Niente acqua né servizi.
13 LUGLIO 2011
Anche stavolta il nostro fiuto ha funzionato. Nella notte fonda, osservando il paesaggio dall’alto del ponte, abbiamo individuato questo ampio sterrato assolutamente deserto. Sveglia con molta calma, sono ancora un po’ indolenzito ma ho dormito profondamente. Qui davanti scorre il Tejo, un pescatore si dondola in una barchetta a un paio di metri dalla riva. C’è una specie di approdo, uno scivolo per le barche. Facciamo due passi, osserviamo delle strutture di cui non capiamo il senso. Poi si riparte, tornando sulla N 10 in direzione sud.
Dopo sei giorni fitti di km e di emozioni, la settima notte decidiamo di passarla in un campeggio. La fida carta stradale dell’Europa, acquistata in Repubblica Ceca durante il nostro primo viaggio (in auto) ci offre alcune indicazioni e scegliamo senza troppe esitazioni di arrivare a Porto Covo. Comunque facciamo 200 km, un po’ sulla statale 10, un po’ sull’autostrada A13 e poi A2 e poi A26, che lasciamo a Cruz de João Mendes. Attraversiamo distese a perdita d’occhio di coltivazioni di querce da sughero, superiamo Santiago do Cacém ma io sono ancora dolente e praticamente digiuno, e riesco con molta fatica a godermi questo paesaggio totalmente diverso da quelli incontrati finora, aspro e assolato, con rari e bianchissimi paesini.
Percorriamo la statale 120, molto più stretta e accidentata di quelle incontrate finora, e finalmente verso l’una ci infiliamo nel Parque de Campismo Porto Covo. Siamo chiaramente in un insediamento ad alta vocazione turistica, piccolo e incantevole, pieno di trattorie e negozietti. Il campeggio è piccolo ma accogliente e soprattutto molto silenzioso. Passeggiata in attesa della cena verso la Praia dos Buizinhos, ovvero la spiaggia delle conchiglie, in verità una minuscola lingua di sabbia circondata da rocce. Paesello tranquillo, poca gente in giro, anche perché c’è molto vento. Le trattorie servono pesci, molluschi e crostacei a prezzi onesti.
14 LUGLIO 2011
Prima alba in campeggio, settima in Portogallo, tredicesima dalla partenza. Esperienza poco abituale per il camperista edonista, ma di assoluta praticità e comodità. Per niente caro, molto ordinato e pulito, affollato come è giusto che sia a metà luglio, e però soprattutto da portoghesi. Il risveglio è molto tranquillo e dedicato a mansioni rilassanti come fare bucato e pulizie di fino al Mizar, e a noi medesimi.
Lasciamo Porto Covo con molta calma, anche perché un mio improvviso aggravamento costringe Mirella alla ricerca di una farmacia. Niente, e allora ci rivolgiamo a un Centro de Saude Turistico, alloggiato in un fantastico container a pochi metri dal campeggio. Una premurosa dottoressa mi rimette in pista prescrivendomi un paio di supposte, e verso le cinque del pomeriggio si parte. Così, facciamo quattro ore di viaggio e 250 km con destinazione Evora, dove passeremo l’ottava e ultima notte in Portogallo. Facciamo a ritroso la strada fino a Alcácer do Sal, da qui verso Montemor o Novo con la statale 253 e poi 214. Lontano dal mare fa davvero molto caldo, e Mirella è stravolta. Strade abbastanza strette e tortuose, che per lunghissimi tratti attraversano il nulla assoluto. La città, alta sulla collina con il profilo netto della sua Cattedrale, ci sbuca davanti mentre il crepuscolo sta lasciando spazio alla notte. Svolta a sinistra davanti all’ingresso nella cittadella, mezzo km costeggiando le alte mura e a pochi metri dall’acquedotto romano un bel parcheggio dove finalmente mettiamo le ruote sull’erba e facciamo tacere il motore. Ovviamente, niente acqua né servizi.
15 LUGLIO 2011
Anche questa sistemazione del tutto fortuita, dettata più dalla stanchezza che da una accurata ricerca, si è rivelata una scelta azzeccata. Il piazzale è immediatamente a ridosso del centro storico, ma vi abbiamo passato una tranquillissima notte dormendo come ghiri. Il sole picchia già alle prime luci dell’alba, e allora senza esitare ci mettiamo in pista.
La visita di Evora è lunga e accurata, luoghi che val la pena di vedere tanti, bella la piazza principale dove, sommersi dai piccioni, verso l’una ci rifocilliamo con un ottimo croissant prosciutto e formaggio. Partiti molto presto, non ci siamo fatti mancare nessun angolo di questa città inserita nel Patrimonio UNESCO, come altre che abbiamo incontrato lungo questa rapidissima puntata in terra portoghese. Qui, insieme al bianco prevalente, invece dell’azzurro tipico delle regioni costiere prevale l’ocra, in varie tonalità. Case basse, anche le costruzioni più imponenti sembrano schiacciate verso il suolo per proteggersi dal vento.
Archiviamo la nostra fantatica guida, e lasciamo Evora alle 15 circa. Obiettivo la Spagna. Lungo il cammino, dopo aver girato i 4000 da casa a Evoramonte, incontriamo un altro imponente acquedotto a Elvas, dove facciamo pausa, carichiamo acqua, ci rifocilliamo e non ci facciamo mancare una visita al centro storico, bello e caratteristico, e all’imponente fortezza a guardia del confine, distante pochi km.



















































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