SPAGNA 2

15 LUGLIO 2011

Entriamo in Spagna da Ovest, all’altezza di Badajoz dove prendiamo la N-5. Non sembra di aver cambiato paese, il paesaggio dell’Estremadura è praticamente identico a quello della regione di Evora, ed anche le presenze romane di quella città si replicano in questa, anche lei Patrimonio UNESCO. Mentre scendono le prime ombre della sera, a Merida imbocchiamo la Autovìa de Extremadura A-5, per niente trafficata. Dopo circa 150 km in questa terra estrema, aspra e selvaggia, intravediamo dall’alto di un viadotto un singolare lago artificiale e un terreno dove potremmo piazzarci per la notte invece di approfittare del distributore lì nei pressi.

Usciamo ad Almaraz, attraversando le casette basse e bianche di un centro che a prima vista deve aver avuto una sua nobile storia. Ritroviamo la N-5, e superata sulla destra una centrale atomica svoltiamo a sinistra in direzione del Tago. Dopo uno stretto ponte al centro di una curva a gomito, la strada si allarga e notiamo questo gruppo di costruzioni chiaramente abbandonate ed una larghissimo piazzale sterrato. Un cartello indica la direzione per il Puerto (passo) de Miravete. Per una volta tanto, non è ancora notte. Il posto è molto tranquillo come piace a noi, praticamente sulla statale non passa nessuno. Niente acqua né servizi, ma abbiamo le nostre scorte e possiamo reggere, anche perché la prossima tappa sarà una città. Ma intanto ci godiamo la pace del tramonto in questo posto senza nome.

16 LUGLIO 2011

Quinta alba in Spagna, la quindicesima dall’inizio del viaggio. Come la dodicesima in Portogallo, sveglia con vista sul Tago (lì si chiamava Tejo). Colazione verso le otto, nessuno direbbe che qui a 5 km c’è una centrale nucleare. Il fiume scorre piano. Verso nord, si vede uno sbarramento probabilmente al servizio delle centrale. Alle nostre spalle, dopo il ponte, un’altra diga. Sul fiume, voli di uccelli a frotte. Il sole è già alto, e dobbiamo lasciare questo posto che per vari motivi è uno dei più strani dove abbiamo portato il Mizar: due edifici abbandonati, finestre e porte chiuse da assi inchiodate alle pareti; alle loro spalle dei ruderi, e poi una lieve scarpata fino a un boschetto di eucalipti a filo d’acqua. Non c’è un’insegna che possa darci qualche indizio. Il ghiaino del piazzale sembra smosso, noi ci siamo allontanati mettendoci sull’erba gialla come è giallo e ocra quasi tutto quello che vediamo.

Recuperiamo l’A-5, entriamo nella Mancha di Don Quixote e lasciamo l’Autovìa a Velada, per andare a prendere la N-502. Dopo una cinquantina di km la strada sale verso la Sierra de Gredos. Il paesaggio da brullo diventa verdissimo, ci sfilano via castelli e borghi fortificati. Verso le 11 sosta tattica a una fontana un po’ prima di Puerto del Pico (1352 m s.l.m.). Verso il fondovalle si vedono chiare le tracce di una antica strada romana. Si riparte e dopo una decina di km nuova sosta a godersi la frescura in mezzo agli alti pascoli della Sierra: mucche a destra, mucche a sinistra, il paesaggio familiare degli alpeggi nostrani. La strada scende per qualche km e poi risale al Puerto de Menga (1564 m s.l.m.). Poi scende ancora verso Àvila (1131 m s.l.m.), uno degli obiettivi della giornata, circondata da campi di grano.

Città murata, Patrimonio UNESCO, nota perché vi nacque e visse Santa Teresa, ma anche per le imponenti mura e la maestosa cattedrale, oltre che per la scenografica Plaza Major. Sosta negli ampi stalli gratuiti a ridosso delle mura. Niente acqua né servizi. Rapida visita della città, dati contrastanti, sicuramente in questo viaggio ne abbiamo viste talmente tante da non restare per niente impressionati. Troviamo fastidioso l’affollamento, la presenza di troppa rumenta in giro ed anche qualche richiamo al fatto che qui nacque il movimento falangista che diede inizio alla sanguinosa guerra civile spagnola.

Distratti da un mega Lidl dopo alcune settimane di astinenza, lasciamo Àvila verso le otto di sera, destinazione Segovia (1105 m s.l.m.). Che raggiungiamo dopo circa un’ora, bella come nel quadro di El Greco nella luce del tramonto. La costeggiamo e ce ne allontaniamo, sperando di poterci fermare per la notte in uno slargo davanti al Palacio Real de Riofrio, ma i carabineros di servizio ci mandano via con cortese fermezza. Non abbiamo alternative, e allora cerchiamo la sosta in centro. Nulla di più facile: un paio di giri sugli stretti viali ai piedi della città murata, e finalmente un posto libero in un grande parcheggio in pieno centro, sterrato ma gratuito, a lato della rotonda con il monumento al famoso cuoco Candido, “mesonero major de Castilla”. Niente acqua né servizi, ma va benissimo così. Siamo in tre camper in mezzo ad altre vetture e moto. In uno, con targa spagnola, abita una frotta di marmocchi che giocano a nascondino tra le vetture mentre la madre prepara la cena.

17 LUGLIO 2011

Sesta alba in Spagna. Qui in altura si dorme benissimo. Ci alziamo con molta calma, il cielo è cupo e minaccia pioggia. E infatti poi fa uno scroscio e arriva un bel sole tiepido che rallegra la visita di questa città davvero molto bella, e interessante. Entriamo nella città murata attraverso il Postigo del Sol, una rampa che attraverso un dedalo di viuzze ci conduce rapidamente alla Plaza Major, cuore del centro storico. Città di antichissime origini, patrimonio UNESCO, la troviamo molto più affascinante di Àvila, e ne percorriamo con attenzione i vecchi quartieri e i vicoli del Ghetto.

Senza orario né bandiera né spuntino (abbiamo fatto colazione alle 11), partiamo verso le due del pomeriggio in direzione est, obiettivo il santuario di Monserrat, che Mirella ha già visitato e che vuole farmi vedere.

Percorriamo la N-110 raggiungendo a San Esteban de Gormaz il corso del Duero, che avevamo già incontrato in Portogallo con il nome di Douro e poi la N-122 fino a Saragozza, in Aragona. Le due statali non sono troppo larghe, ma assolutamente scorrevoli e in ottime condizioni. Sosta tattica al passo El Temerezo (1125 m s.l.m.), poi Tarazona per rifornimento gasolio e acqua.

Nuez de Ebro 5000 km

Superiamo Saragozza attraverso una tangenziale trafficatissima di TIR che non si curano dei limiti di velocità, e a Nuez de Ebro giriamo i 5000 km. Due giorni fa eravamo a 4000 dalle parti di Evora in Portogallo! Sono le otto di sera, il sole è ancora alto ma alla meta mancano ancora più di 200 km. Seguiamo la N-2, stretta ma molto scorrevole e poco trafficata. Il paesaggio della valle dell’Ebro è pieno di suggestivi calanchi, subito dopo Fraga la statale si trasforma in superstrada A-2 e possiamo viaggiare un po’ più allegri.

 

Scende ancora la notte. La prima uscita dopo il tramonto si chiama Bell-lloc d’Urgell. Ci infiliamo in paese, lo superiamo, e con la classica botta di fortuna troviamo un ampio sterrato proprio alla fine del paese, parcheggio di un ristorante molto frequentato da camionisti.

18 LUGLIO 2011

Settima e ultima alba in Spagna. Paesaggio totalmente agricolo, siamo passati dai 1200 circa di Segovia ai 200 circa della piana di Lleida. Pronti a muovere molto velocemente. Questa sarà l’ultima tappa per poi passare in Francia, ancora non sappiamo da che parte ma escludiamo decisamente di affrontare i Pirenei. Imbocchiamo subito l’Autopista a pagamento, e in un’ora circa arriviamo a El Bruco. Il paesaggio è cambiato completamente, da almeno 50 km stiamo costeggiando il versante sud occidentale dei Pirenei. Di fronte questa montagna dal profilo molto particolare, sembra davvero un bruco. La aggiriamo su una strettissima provinciale, molto panoramica e sbuchiamo nella stretta valle che fa da scenario al Monastero.

Anche se è prestissimo, non è stato facilissimo sistemare il Mizar lungo la strada, allora optiamo per un parcheggio a pagamento nelle immediate vicinanze dell’ingresso. Monserrat vale sicuramente il viaggio, e ci passiamo quasi tre ore. Al ritorno troveremo la bella sorpresa di un paio di autovetture ispaniche piazzate a ridosso del camper, ma con una arditissima manovra Mirella si libera e proseguiamo. Per fermarci pochi minuti dopo su uno slargo con vista sulla valle e sulla chiesetta di Santa Cecilia, del X secolo.

Rifocillati, raggiungiamo di nuovo l’autostrada. Usciamo a Bàscara per una breve sosta tattica, e anche per cercare una buca delle lettere e spedire finalmente le cartoline che giacevano sula mensola da più di due settimane. Da qui seguendo la statale finalmente arriviamo al confine di La Jonquera.

Lunga coda, vetture che si muovono molto a rilento, e francamente non se ne capisce il motivo, visto che tra i due paesi, come ovunque, non esiste barriera fisica. Lasciamo dunque la Spagna in un paesaggio che contrasta nettamente con quello che abbiamo attraversato nei giorni scorsi, i boschi verdissimi delle ultime propaggini dei Pirenei verso il mare. 5500 km dalla partenza, e ne mancano ancora almeno altri 1000.

 

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