1. DA CASA A NOWA RUDA

21 APRILE 2011

Alle 12:00 si parte da Pallanza, e dopo mezz’ora entriamo in Svizzera attraverso il valico di Piaggio Valmara. Un tragitto per noi già noto, vorrei dire perfino scontato, ma questa è la prima volta in camper. A Bellinzona prendiamo la A13.

Alle 14:30 sosta a San Bernardino villaggio (1608 m s.l.m.). Fatta la galleria, lunga 7 km, sbuchiamo a Hinterrhein, ai piedi dei ghiacciai che danno vita al poderoso Reno, di cui seguiamo il corso fino al lago di Costanza. Breve sosta tattica per gasolio all’area di Heidiland (Bad Ragaz). All’uscita di Au lasciamo la A13, superiamo il Reno in direzione Lustenau ed entriamo in Austria alle 17 circa. Decidiamo di evitare di pagare la vignetta austriaca e optare per la nazionale, beccandoci una lunga coda fino a Bregenz. Superata la bella città lacustre, becchiamo la strada costiera verso Lindau, dove finalmente il traffico diminuisce. Alle 19 circa entriamo in Germania e ci infiliamo immediatamente in A96 direzione Munchen. Il Mizar prende il ritmo e in meno di mezz’ora siamo al bivio per la A7, puntando decisamente a nord.

Alle otto e mezza sosta per cena nella Parkplatz Skt. Jakob. Per colpa del gran traffico in Austria, abbiamo fatto meno di 500 km, sui 700 che avevamo messo in conto. È ancora chiaro e stabiliamo di proseguire finché Mirella ce la fa a guidare, per avvicinarci quanto più possibile alla nostra prima meta, e cioè Görlitz. E in effetti, dopo un paio di orette, fermiamo il motore nell’Area di servizio Kircheim, alla confluenza tra la A7 e la A4. 12 ore di viaggio, 672 km.

22 APRILE 2011

Uno di motivi per cui il camperista edonista non ama le zone affollate è che a stare in mezzo alla gente può sempre capitare che sei costretto a subire gli schiamazzi del prossimo. Alle 4 del mattino un bus si ferma a motore acceso qui a fianco, e vomita una frotta di casinisti teutonici. Faccio un giro, cerco di mettere a fuoco qualche aspettativa sull’incontro che farò oggi con un luogo di cui sento parlare da che ho memoria, poi riprendo sonno ma tac, alle 6:45 suona la sveglia e in meno di mezz’ora siamo pronti a muovere. Mancano circa 400 km al confine con la Polonia, da qui in avanti non dovremo fare altri cambi di direzione. Decidiamo di tirare fino al traguardo dei 1000 km, e poi cercare un’area di servizio per sgranchirci le gambe. Il paesaggio tra l’Assia e la Sassonia è fatto di ampie ondulazioni verdi, l’autostrada è intasata in moltissimi tratti e così possiamo osservare il panorama, in verità alquanto monotono.

Il traguardo non è raggiunto, ma la sosta è necessaria per fare gasolio. L’Area di servizio Auerswalder è molto bella e accogliente, l’autogrill bello e ben tenuto, atmosfera rilassata e paciosa. E nemmeno troppo caro, almeno a giudicare dall’hot dog gigante in cambio di soli 3 euro. Ma a scanso di equivoci il caffè preferiamo farcelo sul Mizar. Alle 10:30 ci rimettiamo in pista, ancora code a tratti, poi più ci inoltriamo verso Est più il traffico scema, fino a diventare quasi nullo appena superata Dresda. Verso le 12 una sosta velocissima all’Area di servizio Oberlausitz per una foto perché giriamo i primi 1000 km.

Altri 60, e finalmente l’uscita di Görlitz, praticamente l’ultima in Germania. Qui il confine è segnato dal corso del fiume Neisse, in polacco Nysa. In realtà sia il fiume sia l’intera regione su entrambe le sue sponde erano una volta la Slesia, smembrata per motivi geopolitici alla fine della seconda guerra mondiale. Entriamo in questa città così simile ad altre già viste a Est, in Slovacchia come in Polonia: lunghe distese di casermoni residenziali e larghi viali alberati. Chiediamo informazioni a un benzinaio. Ci spiega che il Campo VIII-A non è qui, ma dall’altra parte (by the river, ci traduce un ragazzo). Così attraversiamo il centro storico, molto bello, portandoci verso un possibile passaggio di frontiera che superi la Nysa, di cui la nostra carta non dà traccia. Superiamo la stazione ferroviaria, non posso evitare di pensare al treno da cui scese mio padre nell’ottobre del 1943. Accostiamo vicino a un giardino per fare mente locale e veniamo avvicinati da una pattuglia di polizia. Rituale controllo documenti, ne approfitto per chiedere indicazioni che ci vengono fornite molto cordialmente. Il ponte c’è, e per fortuna è transitabile a sensi alternati senza nessuna formalità.

Siamo in Polonia, e mi stupisce l’assenza di indicazioni in questa parte della città, che pare molto trascurata. Cosa fai quando sei a corto? Chiedi a un distributore. Così è, scambio di battute con qualche avventore e subito un ragazzo con un furgone ci indica di seguirlo e poi ci lascia a una rotonda segnalandoci la direzione da prendere. Dopo un va e vieni in mezzo ai campi e alle officine, finalmente compare quasi dal nulla, e devo dire inaspettata, l’area memoriale dello Stalag VIII-A. Non abbiamo nessuna idea di quanta strada dovremo ancora fare e di come siano le strade in questa parte di Polonia, ma visitiamo in profondità questo luogo, dotato di un grande parcheggio sterrato. Il monumento è molto austero, sovietico. Vi sono panelli e foto che illustrano l’impianto carcerario in tempo di guerra. C’è un percorso che attraversando un bosco di betulle dove sono ancora visibili alcune tracce dei baraccamenti si spinge fino a un piccolo cimitero dei prigionieri di guerra sovietici. C’è, in fondo al bosco, una lunga teoria di pali di cemento e filo spinato. Il memoriale è deserto, e questo fa forte contrasto con tutti gli altri luoghi della memoria che abbiamo visitato finora. Restiamo a lungo in silenzio, raccolgo un pezzetto di filo spinato che mi si era impigliato nella scarpa e torniamo al Mizar: è ora di muoverci verso Nowa Ruda.

Uno sguardo alla carta. Abbiamo ancora meno di 200 km, facendo la statale 30 fino a Jelenia Gora, bella località turistica dei Sudeti. Da qui la statale 3 che dovremo lasciare a Kaczorów e poi avanti per strade secondarie fino a Wałbrzych. Teniamo una media leggera, la strada è bella ma tortuosa e si attraversano moltissimi paesi e villaggi dalle tipiche architetture della Slesia. Le indicazioni sono molto precise, e non facciamo fatica ad orientarci. In realtà, a Wałbrzych buchiamo un incrocio e ci troviamo in pieno centro. La fortuna aiuta gli sfacciati: c’è un uomo fermo al semaforo, accostiamo e gli chiedo indicazioni, lui mi fa capire che se gli diamo un passaggio va proprio nella nostra direzione e a furia di “lewo” (sinistra) e “prawo” (destra) ci guida fuori dal traffico e poi per i primi 15 km fino a Głuszyca, dove scende ringraziandoci. Da qui non ci sono altre deviazioni e raggiungiamo con grande tranquillità la nostra meta. Nonostante siano passati 11 anni, mi oriento senza problemi ricordando che quella stessa strada l’avevamo fatta di notte nel 1997 per cercare un ristorante aperto dopo le dieci di sera. Velocemente penetriamo in città, superiamo il Rynek dove stanno sistemando il lastricato e parcheggiamo in una delle strade laterali a ridosso del centro.

Sono le 19:30, 1258 km da casa. Passeggio per la terza volta in queste strade, e racconto a Mirella cose che devo aver già raccontato mille volte: il palazzo prussiano, il ristorante, il barbiere, la chiesa, il palazzo degli uffici, la casa dove aveva abitato mio padre durante gli ultimi mesi di internamento, quando fu tolto dalla miniera e messo in ufficio a copiare disegni insieme a Jerzy, l’amico di Varsavia che incontreremo mercoledì 27. È la prima volta che vengo a Nowa Ruda in stagione fredda, e una fitta cappa di fuliggine avvolge i tetti verso il tramonto. D’altra parte, qui il carbone deve essere per forza di cose la fonte primaria se non unica di energia: ai tempi d’oro, c’erano 3 miniere che occupavano 6000 operai. Era il miglior coke che si potesse trovare in Europa continentale. Oggi sono tutte chiuse.

Torniamo al camper, e ci spostiamo in un parcheggio dalle parti della stazione ferroviaria, addossati al capannone del Cinema Mok. Niente acqua né servizi, ovviamente; ma avevamo fatto scorta preventiva al primo benzinaio incontrato all’ingresso Nowa Ruda, e perciò siamo tranquilli. Giornata molto impegnativa, specialmente gli ultimi 200 km di Slesia. A nanna molto presto per la seconda notte di viaggio, sonno profondo.

 

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