26 APRILE 2011
Ci svegliamo prestissimo perché oggi ci aspetta una lunga tappa, alle sette e mezza siamo pronti a muovere ma sorpresa! Le abbondanti piogge ci hanno impantanato, e dobbiamo ricorrere a un trattore per riuscire a raggiungere il vialetto e partire. Meno di dieci minuti di paura, e go verso Varsavia.
Scegliamo di fare un tratto in autostrada, in pratica tornare indietro verso Katowice e salire per Częstochowa e Piotrkow Trybunalski. Moltissimi TIR, l’autostrada è intasata. Alle 9:45 piccola pausa in un’area di servizio dalle parti di Zawercie. Il traffico a Czestochowa è assurdo, oltretutto da qui comincia un cantiere infinito e si procede a rilento.
Verso le due ci infiliamo in un viottolo sterrato tra i campi. Abbiamo fatto circa 300 km in quasi 6 ore, ed è ora di nutrirci: ravioli al pesto con vista sulla prateria polacca, pruni in fiore, conifere e betulle. Riprendiamo il viaggio, Varsavia si avvicina ma dopo più di un’ora abbiamo fatto meno di 30 km. Il traffico è ancora molto intenso, lunghissime teorie di TIR affollano la carreggiata, così decidiamo di cambiare pista: a Mszczonòw abbandoniamo la S8 e prendiamo la 50, con l’obiettivo di aggirare Varsavia e raggiungere Treblinka, così ci portiamo avanti. Dopo meno di 20 km di strada finalmente scorrevole anche se non larghissima, a Konie giriamo i 2000 km. Ormai si va spediti. Superiamo la Vistola a Gora Kalwaria. Alle cinque e mezza, con sulle spalle 500 km, piccola pausa su uno slargo nei paraggi di Stanisławów.
Siamo immersi nel paesaggio della taiga, reso ancora più affascinante dall’arrossamento del cielo verso il tramonto. Praticamente non c’è tetto senza nido di cicogne. Siamo ormai a meno di 100 km dal confine con la Bielorussia. A Brok superiamo il fiume Bug e svoltiamo a destra. Sosta in paese per fare un po’ di spesa, il negozietto è estremamente precario e non è facile intendersi. A occhio e croce dovremmo esserci, chiediamo conferme ma la commessa si stringe nelle spalle, non capisce cosa vogliamo. Procediamo decisi verso est, la strada segue il corso del fiume ed il paesaggio è davvero emozionante. Sul nostro lato destro il territorio è praticamente invaso dall’acqua. Dopo Małkinia Górna un piccolo cartello indica Treblinka, ma qui non c’è assolutamente nulla che possa far individuare un memoriale o un monumento qualsiasi. Superiamo ancora il grande fiume e poi ci ritroviamo su una strada dal fondo sconnesso come se fosse appena finita la guerra e questa fosse una pista per carri armati. Finalmente un’indicazione in mezzo ai campi ci dà la certezza di essere (quasi) arrivati. Treblinka è un villaggio di 4 case rurali e strade sterrate. Un cartello ci spinge a proseguire ancora, e finalmente dopo 4 o 5 km superiamo il tracciato di una ferrovia abbandonata e subito dopo, sulla destra in mezzo alle betulle, l’indicazione per il Museo. I fari illuminano una stretta strada in acciottolato in mezzo al bosco, poche decine di metri e ci sistemiamo in un’area di parcheggio molto ampia, nei pressi di una piccola costruzione illuminata.
Ci siamo. Sono le 19:45. Km da casa 2175, km oggi 573, viaggiato praticamente dalle otto alle otto. C’è ancora un po’ di luce per guardarsi attorno e leggere i tabelloni con le indicazioni per la visita del sito. Prevale la stanchezza, e ci rintaniamo nella nostra casetta.
27 APRILE 2011
Sveglio molto presto, fa freddo ma il sole comincia a illuminare questo posto incredibile, fuori dal mondo. Il parcheggio è in mezzo a un bosco di conifere. Stanotte era sembrato che ci fossero dei rumori, non è impossibile che siano stati animali selvatici.
Usciamo prima delle otto. La camminata nel sito dura un’eternità, non avrei mai creduto dalle foto e dalle scarse info che ci saremmo trovati di fronte quello che abbiamo visto. Come a Birkenau l’altra sera, anche qui siamo praticamente soli, in mezzo a una foresta segnata a tratti da evidenze monumentali di una essenzialità altamente simbolica. Non mi è facile usare le parole. So che abbiamo esplorato a fondo tutta l’area, restando come storditi dalla dimensione e dal non senso di Treblinka. Una immonda sceneggiata per mandare in fumo un milione di persone in pochi mesi. Una ferita che dopo 70 anni e nonostante i tentativi di occultamento è ancora lì, immensa. Anche ora che ci stiamo rimettendo in pista dopo una veloce visita al Museo della Lotta e del Martirio di Treblinka, non mi capacito di essere riuscito a fare tutta questa fatica, che va a cumularsi su quella delle scorse giornate. Un viaggio molto impegnativo.


















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