4. DA TREBLINKA A CASA

27 APRILE 2011

Lasciamo il Museo della Lotta e del Martirio di Treblinka alle 12:20, dopo aver fatto uno spuntino veloce. Tagliando a ovest prima del ponte sul Bug, scivolando su strade secondarie andiamo a recuperare la statale 50, che lasciamo poco dopo Zawiszyn, per seguire strade locali fino a Zielonka, e cioè praticamente alla periferia orientale di Varsavia. Il nostro obiettivo è il Campeggio 123, che si trova a Ochote, uno dei sobborghi occidentali, lungo il viale Bitwy Warszawskiej 1920. Così affrontiamo con decisione la viabilità abbastanza complessa della capitale. Il senso dell’orientamento e la buona disposizione dei cartelli stradali ci guidano senza grandi difficoltà, Mirella si destreggia con grande agilità nonostante i cantieri. Meno di un’ora nel traffico, un minimo u-turn per recuperare l’ingresso nascosto dietro i grandi alberi del viale, e alle 15.30 entriamo alla reception.

 

Il campeggio è a dir poco spartano. Niente carte di credito, servizi assolutamente essenziali in baracche di legno. Anche qui staremo due notti e spenderemo circa 20 euro per notte, meno che a Cracovia. Grande vantaggio, abbiamo a portata di piedi l’Aleje Jerozolimskie, ovvero uno dei grandi assi di traffico della città. In tre fermate siamo nella Piazza del Palazzo della Cultura e della Scienza, le linee del tram verso i Giardini Saski e Stare Miasto, la Metropolitana. Non posso evitare di fare confronti con il viaggio del 1997. I cambiamenti in questa città sono incredibili, anche se sono passati quasi 15 anni e nel frattempo la Polonia è entrata in UE.

Appuntamento con Jerzy sotto casa sua, abita a circa 3 km dal campeggio e decidiamo di andare a piedi. L’incontro è molto emozionante. Chiama un taxi, e ci porta a cena in centro, ha prenotato da Pod Samsonem, in Nowe Miasto. Dà indicazioni al tassista per farci passare davanti ai luoghi più rappresentativi, e gli spiega chi siamo e cosa facciamo a Varsavia. Curioso e vispo come se non avesse novant’anni, illustra a Mirella ogni dettaglio mentre percorriamo le stradine di Stare Miasto dopo aver lasciato il taxi.

 

La cena è ottima, e ci salutiamo dandoci appuntamento al pomeriggio del giorno dopo, per un bicchierino di addio nel suo appartamento. Ritorno in taxi.

Alle 21:30 lumi spenti. Km da casa 2303, km oggi 128, viaggiato un paio d’ore su statali e una in mezzo al traffico. Più i km a piedi a Treblinka e quelli qui a Varsavia.

28 APRILE 2011

Sveglia con una certa calma, doccia spartana nel blocco servizi, e alle 9:30 ci portiamo verso la fermata del tram e verso il centro. Abbiamo stabilito che per prima cosa cercheremo le tracce della rivolta del Ghetto, soprattutto nel quartiere Muranow. Il primo obiettivo è l’Umschlagplatz, ovvero il luogo dove gli Ebrei di Varsavia venivano imbarcati sui treni per lo sterminio. Prendiamo la metropolitana, moderna ed efficiente. Ma forse avremmo fatto meglio a prendere un tram, perché pur avendo fatto solo tre fermate quando emergiamo all’aperto sembra di essere usciti dalla città. Dobbiamo tornare verso il centro, il monumento è su via Stawki, praticamente su quello che era una volta il margine settentrionale della città, costituito da un fiume. Con l’aiuto di una provvidenziale dettagliatissima mappa acquistata ieri, facciamo una lunghissima camminata sui vialoni, in mezzo a grandi condomini circondati dal verde. Scendiamo lungo via Dzika, e all’incrocio con via Stawki vediamo il primo dei cippi che riempiono di memoria questa città martire. Pochi passi ancora, ed ecco l’austero memoriale dell’Umschlagplatz.

 

Ovviamente non c’è più traccia delle piattaforme e dei binari. Il monumento, circondato da alti palazzi, è essenziale e fortemente simbolico. Impressionante nel suo quasi assurdo candore. Nel quartiere Muranow le strade si susseguono seguendo uno schema regolare. Non c’è palazzo che non sia circondato da uno spazio verde. Cerchiamo il numero 18 di via Miła, uno dei luoghi di comando dei combattenti del Ghetto che ha dato il titolo a un romanzo di Leon Uris. Ovviamente la numerazione attuale non corrisponde a quella dell’epoca, qui alla fine del 1944 non c’era un solo edificio ancora in piedi. Con non poca testardaggine mi aggiro lungo la strada e alla fine trovo un’indicazione che ci porta a un piccolo giardino sovrastato da una specie di tumulo. Grande emozione. Continuiamo ad aggirarci seguendo le tracce infisse nel marciapiede, le lapidi, i cartelli. Su via Zamenhofa si apre una grande piazza a giardini e panchine, con un grande monumento soviet style che ricorda i combattenti del Ghetto. Sempre a piedi, proseguiamo sulla Zamenhofa, e poi lungo quella che era una volta la via Nalewki, dove si svolsero alcuni dei principali scontri tra i ribelli e le SS. Raggiungiamo i giardini Krasinski, che durante la vita del Ghetto erano uno dei luoghi di contatto clandestino – e rischiosissimo – con chi era dall’altra parte del muro. Ai margini dello spazio verde sorge un altro grande monumento, che ricorda la rivolta dell’agosto 1944. Dall’altro lato della Piazza, la Cattedrale di Campo dell’Esercito Polacco, uno dei luoghi più emblematici della memoria storica di questo paese.

 

La passeggiata è stata lunga e ricca di emozioni. Verso le 14:00 raggiungiamo il Rynek di Stare Miasto, e ci permettiamo un lauto spuntino al Ristorante Bazyliszek, servizio rapido ed efficiente, cibo ottimo, per niente caro. Una puntata al Monumento al Milite Ignoto, una passeggiata nei giardini Saski.

 

Da qui raggiungiamo il Palazzo della Cultura e della Scienza e proseguiamo verso via Filtrowa, dove Jerzy ci aspetta per un tè. Con una lunga chiacchierata durante la quale ci svela alcuni dettagli delle cose che abbiamo visto oggi, salutiamo il nostro amico e ci risparmiamo gli ultimi 3 km scegliendo un comodissimo tram che ci lascia praticamente davanti all’ingresso del campeggio. Alle 20:00 circa, dopo 10 ore di peregrinazione a piedi (8 se escludiamo il paio d’ore a casa di Jerzy), tiriamo finalmente i piedi sotto il tavolo per farci due meritati spaghetti. Visto luoghi nuovi, il che vuol dire che si deve tornare in ogni posto perché non si finisce mai di vedere quello che conta.

29 APRILE 2011

Sveglia presto. In questi giorni mi sono sempre mosso col bastone, e il dolore alla gamba destra non accenna a placarsi. Non mi ha tolto il piacere di esplorare questi percorsi che mi resteranno nell’anima, ma ora che stiamo per prendere la via di casa devo dire che sono molto sollevato. Non so se avrei retto un altro giorno. Per chiudere in bellezza, propongo a Mirella una visita rilassante, il Palazzo Reale di Wilanòw.

Alle 7 e 30 siamo praticamente in pista, alle 8 imbocchiamo la Jerozolimskie e alle 8 e 40 parcheggiamo davanti al Palazzo. Anche qui siamo praticamente soli. La visita è molto rilassante, i giardini pieni di fiori, un vero scialo. Ci sta, dopo le ultime faticosissime giornate. Verso le 11:30 sosta tattica al bar del Palazzo, servizio impeccabile e prezzi più che onesti.

 

A spanne, abbiamo davanti almeno 1800 km. Il piano prevede di entrare in Repubblica Ceca prima di notte, e puntare poi decisi verso Vienna. Cominciamo ad accarezzare l’idea di fare tappa a Salisburgo, o a Innsbruck.

Cerchiamo adesso percorrenze veloci, e imbocchiamo la S7 fino a Radom. Da qui deviazione per Piotrkow Trybunalski, e poi verso Czestochowa lungo la statale 91. Maciniamo km per i lunghissimi rettilinei deserti della statale 1, avanti senza tregua fino alle 18:30, quando facciamo una brevissima sosta nel villaggio di Kłomnice per rimpinguare le scorte ormai magre, e far fuori gli ultimi złoty. Alle 19:30 ci infiliamo nel traffico di Częstochowa.

 

Alle 20:30 è ormai notte, attraversiamo Tychy e tiriamo avanti. Viaggiando sgranocchiamo pane e salsicciotti polacchi. A Bielsko-biala deviamo sulla S1 verso Cieszyn. Una trentina di km, ed ecco un distributore BP. Perfetto per la sosta: sono le 22:10, al confine mancheranno si e no 5 km. Il motore del Mizar finalmente tace. Km da casa 2816, fatti oggi 513.

30 APRILE 2011

Risveglio placido verso le 7, veloce puntata ai servizi dell’area, più che dignitosi. Colazione e via verso la Repubblica Ceca, con la gentile concessione del volante da parte di Mirella. Lasciamo la superstrada, entriamo in città e scendiamo verso il ponte sul fiume Olza, che solca i monti Beschidi e la Slesia. Il ponte praticamente fa da frontiera. Nessun adempimento, seguiamo la statale 48 per una cinquantina di km fino a Pribor, dove accostiamo a un distributore per capire come funziona per il pedaggio autostradale. Dovremo prendere il bollino per 10 giorni, come in Austria. Costo, 11 euro. Ci sta, perché faremo in autostrada almeno 160 km, da Hranice a Brno passando per Olomouc.

Alle 10:30, all’altezza di Vyškov, giriamo i 3000 km. Festeggiamo con uno spuntino volante. A Brno lasciamo l’autostrada e ci immergiamo nel giallissimo paesaggio dei campi di ravizzone, qua e là abbelliti da pale eoliche. La statale è pochissimo trafficata, un po’ prima di Mikulow facciamo gasolio a un piccolo distributore dove compriamo anche la vignetta austriaca e dopo 5 km siamo in Austria, quasi senza accorgercene. Sarebbe anche ora di mangiare, ma tiriamo dritto puntando decisamente a Vienna. Strade scorrevoli, traffico quasi inesistente, come è già successo quasi non ci si accorge di aver cambiato stato.

 

Sempre seguendo la statale 7, alle 14 entriamo a Vienna, superiamo il Danubio e in pochi minuti ci troviamo immessi quasi in automatico sulla direttrice ovest, verso Salisburgo. Il Mizar sembra guidato da una forza invisibile che lo aiuta a districarsi nell’intreccio delle superstrade viennesi, o forse non c’è strada europea che abbia segreti per Mirella, che a Mikulow si è riappropriata del volante.

Alle 15:00 prima vera sosta tattica dopo quasi 400 km di viaggio, alla Ratstation di Sankt Polten, immensa. Caffè, sigaretta, spuntino e via.

Subito dopo Salisburgo, l’autostrada entra in Germania. Circa 100 km, all’altezza di Rosenheim deviazione a sinistra per infilarci nella valle dell’Inn. Rientriamo in Austria a Kufstein. Alle 20:20, dopo 12 ore quasi ininterrotte di viaggio, fermiamo il Mizar in un parcheggio nel pieno centro di Innsbruck, dalle parti della stazione.

 

Passeggiata in città in cerca di un ristorante. Individuiamo a colpo sicuro lo Stiftskeller, una delle più antiche birrerie di Innsbruck, sistemata in un antico convento di cui mantiene le architetture a volta. Mangiamo bene e tanto, e spendiamo il giusto bevendo una spettacolare birra alla spina. Già questa cena da sola vale il viaggio, così ci ritiriamo nei nostri appartamenti felici e beati. Non senza aver spostato il Mizar in un bel viale alberato della zona residenziale dalle parti del giardino botanico. Km da casa 3698, fatti oggi 882, un vero record.

1 MAGGIO 2011

Sveglia alle 8. Nessuno sembra far caso a noi, mentre facciamo colazione in camper occhieggiando i rari passanti. Vero che è domenica, ma anche il traffico delle auto è praticamente inesistente. Con molta calma ci portiamo di nuovo in città, sistemandoci in posizione invidiabile per la visita del centro storico. Innsbruck si sta lentamente svegliando. Ultimo giorno di viaggio, giorno di acquisti: due cappelli di feltro, un orologio a cucù e una vera collezione di delicatezze alimentari tirolesi. Perdiamo un po’ di tempo riempendoci la vista e l’olfatto, il Tirolo ha questa cosa in comune con la Grecia, profuma di cibo fin dalle prime ore del mattino.

 

Il tempo passa in fretta in queste incantevoli viuzze, e alle 11:00, dopo aver fatto ancora un pieno, lasciamo Innsbruck con la promessa di un ritorno.

Proseguiamo per la A12 fino a Feldkirch, dove entriamo in Lichtenstein. Superiamo Vaduz, entriamo in Svizzera ed eccoci di nuovo a Bad Ragaz e alla valle del Reno. Aria di casa, anche se mancano ancora 250 km, con la salita a Hinterrhein e a San Bernardino.

Proprio a Hinterrhein, alle 14:45, giriamo i 4000 km, e ne approfittiamo per una sosta in paese, uno spuntino e un caffè. Alle 15:30 ci rimettiamo in moto. A Bellinzona siamo obbligati a fare una deviazione per un cantiere, e raggiungiamo Poggio Valmara verso le 17. Ci mettiamo più di un’ora a raggiungere Verbania: nessuna fretta, dopo 11 giorni e 4140 km possiamo sopportare anche la coda del primo maggio a Intra.

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑