20 APRILE 2014
Domenica di Pasqua. Le campane della chiesa di Saint-Pierre, austera e circondata da giardini, suonano a festa. Ci alziamo tardi, colazione e due passi in paese, dove non c’è nulla di aperto tranne la boulangerie. Posto solitario e tranquillissimo, molto gradevole. Piove, ha cominciato stanotte; più che pioggia piovaschi, di quelli che tengono l’erba verde e fresca. Imbocchiamo la ripida Rue de la Plage e scendiamo alla spiaggia di ciottoli neri, sembra quasi ossidiana, ai piedi di alte scogliere di calcare stratificato e mangiucchiato alla base. La bassa marea ha scoperto una larga piattaforma rocciosa che si spinge in mare per un centinaio di metri. Pareti a picco, maestose. Mare poco mosso, pieno di gabbiani. Risaliamo attraverso un viottolo che raggiunge una villa da cui si gode una vista mozzafiato.
Ora si mangia, e go, senza dimenticare il pieno d’acqua.
Alle 13:35 raggiungiamo Fécamp, a meno di 15 km. La città si stende a lato di un bacino artificiale, in passato uno dei principali porti della Manica e dell’intero mare del Nord. Procediamo verso il lungomare protetto da una alta muraglia, chiuso a ovest da altissime falesie. Parcheggio molto comodo e gratuito immediatamente in fondo al boulevard. Ha smesso di piovere e compare un fioco sole dietro la nuvolaglia. Lunga passeggiata a bordo mare, senza tralasciare una capatina in un negozietto di souvenir.
Ci spostiamo sul lato est della baia, verso la cappella di Notre-Dame du Salut e il Belvedere di Cap Fagnet, dove ci imbattiamo in alcune installazioni del Vallo Atlantico. Il sito è servito da un comodissimo (e gratuito) parcheggio, e si raggiunge attraverso una bella strada panoramica. Da qui ci riportiamo sulla statale, in direzione di Étretat.
Arriviamo verso le cinque. Il centro è molto trafficato e l’accesso bloccato da transenne, così svoltiamo a sinistra verso l’interno e troviamo tranquillamente parcheggio a meno di duecento metri dall’incrocio, nei pressi di un impianto sportivo. Manco a dirlo, anche qui non si paga.
Anche qui lo spettacolo vale il viaggio. Puntata sul lungomare, pieno all’inverosimile. Giro nel centro storico, pieno di negozi, ricco di architetture molto pittoresche e ben conservate, se si pensa che questo luogo 70 anni fu investito da una delle più grandi battaglie della storia. In particolare, veniamo attratti dal Vieux Marchè, interamente in legno, ma anche dal profumo delle crêpes imbandite da una friterie là di fronte. Ma è sul mare che torniamo per fermarci a lungo, godendo qualche raggio di sole.
Alle 19:00 ripartiamo, per raggiungere dopo un’oretta Honfleur sull’estuario della Senna, passando sull’ immenso Pont de Normandie.
A Honfleur c’è un’area di sosta, ma è piena all’inverosimile. E costa più cara del campeggio di Saint-Pierre-en-Port. Lasciamo senza troppe remore la bella cittadina della Côte Fleurie, in verità troppo affollata, e ci spostiamo a Trouville. La situazione non cambia, e allora superiamo un corso d’acqua asciutto per la bassa marea ed entriamo a Deauville, sistemandoci lungo un parco pedonale attrezzato sul viale che va verso il mare, poco distante dalla stazione ferroviaria di Trouville-Deauville. Niente acqua né servizi. Abbiamo cambiato dipartimento, e ora siamo nel Calvados.
Sono le 20: 40. Cena con vista sul porto canale, pescherecci in secca.
Km da casa 1247, oggi solo 112 in quattro tappe una più bella dell’altra, perché anche questa sistemazione improvvisata è alla fine assolutamente impeccabile. Gran bella giornata.
21 APRILE 2014
Risveglio placido, ma ci accorgiamo che sotto il muso del Dinghy c’è una perdita di liquido. Questo è un bel guaio, se fossero i freni saremmo bloccati qui minimo fino a domani perché oggi è Pasquetta. Chiamo il nostro amico meccanico, un rapido consulto telefonico e pare chiaro che si tratti di una perdita dal radiatore. Rabbocchiamo e ci mettiamo in pista.
Obiettivo le spiagge dello sbarco, entrambi c’eravamo già stati (io 15 anni fa) ma non in maniera così sistematica come vorremmo fare adesso. La prima spiaggia è Juno Beach, e così ci portiamo a Courseulles-sur-Mer, dove c’è un Memoriale e un Museo. Scegliamo il percorso sulla costa, ben indicato da appositi cartelli, e superiamo il ponte sospeso di Bénouville, che fu teatro di una brillante operazione dei commandos inglesi la notte del 5 giugno del 1944, alla vigilia dello sbarco.
A Courseulles superiamo un altro ponte mobile e seguendo le indicazioni per il memoriale parcheggiamo a ridosso del porto turistico. Ovviamente senza spendere un centesimo. Passiamo qualche ora visitando la duna e soprattutto il bel Museo del Centre Juno Beach, dedicato al Canada e al suo esercito. Molto bello e interessante, vale il viaggio. Dopo una rapida ispezione al radiatore, pausa pranzo, poi di nuovo passeggiata, questa volta in città. Bella e interessante, e molto affascinante il suo mercato del pesce, dove facciamo scorta di cozze e altri molluschi.
Lasciamo Courseulles e in mezz’ora siamo ad Arromanches-les-Bains. Qui c’è un bel Museo dello Sbarco dedicato soprattutto alla costruzione dell’incredibile porto galleggiante Mulberry Harbour B, conosciuto anche come Port Winston, dove nei giorni immediatamente successivi al 6 giugno 1944 furono sbarcati oltre 2,5 milioni di uomini, 500.000 veicoli e 4 milioni di tonnellate di rifornimenti, facendo così transitare gran parte dei rinforzi necessari per l’avanzata in Francia. Ma prima di arrivare in paese c’è anche un cinema circolare sovrastato da un osservatorio, circondato da un grande parcheggio. Decidiamo di parcheggiare e dormire qui dove c’è il cinema, e domani scendere a piedi in paese per fare due passi sulla spiaggia e visitare il Museo. Ci sono altri due camper, e ci sistemiamo abbastanza lontano, sullo sterrato a fondo erboso, praticamente in mezzo ai campi. Niente acqua né servizi.
Qui a est la spiaggia di Saint-Come-de Fresné, che fu il perno dell’operazione nel settore Gold. Qui di fronte c’è un pannello circolare che illustra la disposizione delle forze durante la battaglia. Siamo molto fortunati, perché nonostante il periodo di vacanza, praticamente non c’è nessuno in giro.
Sono le 21:00, cenato a base di cozze e insalata di finocchi, e fatto fuori gli ultimi resti di salamini normanni. Oltre alla guida Touring abbiamo portato un libro che parla del D-day, e mentre Mirella si addormenta comincio a leggerlo, e vado avanti per ore.
Km da casa 1330, oggi 84 in due tappe.
22 APRILE 2014
Al risveglio, passa un agente a ritirare 6 euro per il parcheggio. Gli altri camper sono già andati via, noi resteremo perché il posto è comodo e non è detto che in paese ci sia posto. E in ogni caso 6 euro per un’intera giornata ci sta.
Siamo in pista dalle 8:30 circa. Sesto giorno in giro, sono abbastanza stanco (ma ho dormito pochissimo) e un po’ sconvolto dai ritmi di questo viaggiare senza fontanelle a portata di mano, come invece succede nella nostra amata Grecia. Ogni paese ha le sue note dolenti. La Francia è un paese bellissimo e ben organizzato, ma forse poco fruibile per il turismo “sauvage” e il camperista spartano. Non per niente siamo circondati da mezzi supertecnologici. Il programma prevede il solito abbondante caffè e annessa colazione, poi una passeggiata in paese con visita al Museo e ai resti del porto galleggiante, che emergono dalla bassa marea.
Arromanches-les-Bains è una petite ville de caractere, piena di negozi e bistrò (cari). Il Museo dello sbarco è bellissimo e vale il viaggio. Facciamo una passeggiata sulla bassa marea, tra le impressionanti muraglie costituite dai resti dei pontoni in calcestruzzo. Anche il cinema è un’esperienza davvero toccante: nella grande sala viene proiettato un video a 360° che ti immerge nello sbarco con un impressionante effetto surround.
Alle 13:30 pausa pranzo. Ancora una passeggiata verso l’osservatorio, poi si parte.
Alle 16:50 arriviamo a Colleville-su-Mer, per visitare il Cimitero di Guerra americano, collocato in cima alla scogliera che sovrasta Omaha Beach.
Una decina di migliaia di nomi incisi su pezzi di marmo bianco a forma di croce cristiana o di stella ebraica. Un immenso giardino di 70 ettari, punteggiato da un paio di edifici dall’impronta classica che hanno tutti i monumenti funebri. Una lunga scalinata in pietra scende alla spiaggia, oggi silenziosa e deserta. Mancano pochi minuti alla chiusura e ci spostiamo ancora, attraversando una sequenza di villaggi dalle case in pietra grigia e le finestre bianche e le persiane rosse o azzurre, con davanti giardini pieni di fiori. Data l’ora, evitiamo l’affollamento del Museo di Omaha Beach e la discesa alla spiaggia.
Verso le sette ci infiliamo nel cortile della Ferme Sapiniére, una superpremiata fattoria nel piccolo villaggio di Saint-Laurent-sur-Mer. Si vive una volta sola, e ci permettiamo acquisti a caro prezzo di generi di lusso tipici del Calvados. In ogni caso, la scelta si rivelerà eccellente.
Dopo una decina di minuti prendiamo una stradina anonima in mezzo ai campi e fermiamo il Dinghy nel parcheggio di Pointe du Hoc. L’area è molto grande e ordinata, e assolutamente gratuita. I servizi sono nel centro informazioni, che a quest’ora è già chiuso. Passeremo qui la notte.
Km da casa 1365, fatti oggi 35, in due tappe.
23 APRILE 2014
Settant’anni dopo, questo luogo è ancora martirizzato. Sulla punta c’era una poderosa batteria che nelle ore precedenti lo sbarco fu bombardata a lungo. La falesia, alta 30 metri, fu presa d’assalto a caro prezzo da un reparto di Ranger, a cui è dedicato il monumento sul precipizio. In realtà, il bombardamento fu del tutto inutile, perché le batterie non erano ancora attive o erano state arretrate. Invece, la guarnigione tedesca che era ben riparata nelle fortificazioni arretrate fu messa sull’avviso e raggiunse le sue postazioni in netta condizione di superiorità ambientale, lanciando bombe dall’alto della scogliera ed appostandosi tra i crateri. Circa 500 tra americani e tedeschi si contesero per tutta la giornata e parte della notte questo lembo di terra che avrebbe dovuto costituire un caposaldo per la penetrazione nell’interno, lasciando sul terreno centinaia di morti. L’ennesimo inutile massacro. Giriamo a lungo tra le buche dei bombardamenti e le macerie dei bunker. Passiamo almeno due ore tra questi resti assurdi, non ci sono parole.
Torniamo indietro al Centro informazioni, essenziale ma molto curato. Il cielo è abbastanza limpido, ma promette pioggia. Verso mezzogiorno andiamo a prendere la N13 e ci spostiamo a Sainte-Mère-Église, che sarà l’ultima delle nostre tappe dei luoghi dello sbarco. Il paese fu teatro di una impressionante operazione di lancio di paracadutisti americani, e dopo un’aspra battaglia fu liberato all’alba del 6 giugno. L’evento è ricordato da un fantoccio appeso al campanile della chiesa e dal Museo dell’82° Airborne.
Sainte-Mère-Eglise è un bel paesone agricolo molto ben curato, con ampi parcheggi e giardini. Prossimi alla fine del viaggio, decidiamo di permetterci un pranzo. Cerchiamo una brasserie, mangiamo un croque monsieur dignitoso ma il posto è molto chic e molto caro, 22 euro per poco più di uno spuntino.
Riprendiamo la N13, per dirigerci alla nostra meta serale, un campeggio sulla punta est della penisola di Cotentin.
A Montebourg ci troviamo di strada un meccanico, la cui diagnosi è da un certo punto di vista consolante: il radiatore è da buttare, ma arriveremo a casa senza difficoltà avendo l’accortezza di rabboccare spesso l’acqua. Persona gentilissima e cordiale, e non ha voluto un euro. A Valognes lasciamo la statale per la D902 fino a Barfleur, e da qui procediamo in un paesaggio di rara bellezza per Gatteville-le-Phare.
Siamo molto contenti di questa scelta fatta a tavolino progettando il viaggio due settimane fa.
Entriamo in campeggio alle 15:30, siamo praticamente i soli ospiti. Il Camping La Ferme Du Bord De Mer è effettivamente una vecchia fattoria a ridosso di una minuscola baia rocciosa, anzi di una serie di “havres”, improbabili approdi tra le rocce segnalati da minuscoli lampioni. Esploriamo il campeggio, che è assolutamente spartano ma altrettanto simpatico e sicuramente pulito, ci attacchiamo alla corrente e mettiamo in pista le faccende domestiche e un minimo di bucato. Staremo qui una notte e pagheremo 15 euro, corrente inclusa. Verso le cinque comincia un acquazzone che ci investe mentre siamo alle docce. Ripariamo al calduccio nella nostra casetta e ci rifocilliamo dalle emozioni di una settimana piena di esperienze.
Km da casa 1438, oggi 73, in due tappe.
























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