Entriamo in Francia il 18 aprile pomeriggio dal valico di Montgenèvre (1860 m s.l.m.), obiettivo l’estuario della Gironde.
Imbocchiamo subito la N94, attraversando Briançon e poi seguendo la bella valle della Durance fino a Savines-le-Lac. Da qui la D994 fino a Serres e poi la D94 fino a Verclause dove la strada si stringe tra alte pareti di roccia seguendo il corso accidentato dell’Eygues. Il tentativo di far sosta a Nyons non va a buon fine, la città è molto affollata ed anche l’area a pagamento non offre granché. Perciò proseguiamo decisi sulla D94 che dopo Nyons si snoda attraverso vigneti a perdita d’occhio. Scende la sera e stabiliamo di fare sosta a SAINT-MAURICE-SUR-EYGUES, in un parcheggio gratuito a ridosso di un bel parco attrezzato in prossimità del centro. Niente acqua né servizi, in paese c’è un bar e un fornaio.
19 aprile. Dopo un giretto in paese, partiamo da Saint-Maurice e a Souze-la-Rousse lasciamo la D94 per la D59 in direzione di Saint-Paul-Trois-Chateaux, dove ho i cugini di mia madre emigrati quand’erano ragazzini. Dopo una bella rimpatriata in famiglia, si riprende la strada, destinazione le Gorges de l’Ardèche, fiume che dà il nome al dipartimento. Come sempre in Francia, le indicazioni ci fanno raggiungere molto rapidamente Vallon-Pont-d’Arc. Parcheggio in un’area gratuita nei pressi del Camping du Pont d’Arc, aperta solo di giorno. Una rapida visita e visto che è abbastanza presto ci portiamo avanti, raggiungendo la N102 ad Aubenas. La strada comincia ad arrampicare, una mezz’oretta e troviamo una bella sistemazione per la notte a THUEYTS, anche qui parcheggio gratuito vicino a un parco attrezzato con vista sull’Ardèche e sul Pont du Diable. Niente acqua né servizi. Poco più avanti la piazza del mercato con ristoranti bar negozi e servizi. Interessante la visita al vecchio borgo murato.
20 aprile. Siamo nel cuore del Massiccio Centrale. Oggi si parte presto, è previsto un tappone di almeno 400 km, con destinazione Lascaux. Seguendo la N102 raggiungiamo e superiamo il Col de La Ventouse (964 m s.l.m.), e dopo una ripida discesa altro scollinamento al Col de la Chavade (1266 m s.l.m.) dove si incontrano le sorgenti dell’Ardèche. La strada è molto tortuosa e più stretta dello standard francese, attraversando bellissimi paesaggi tra pascoli e foreste. Superiamo il Col du Rayol (1240 m s.l.m.), entrando nell’Alta Loira. Deviazione sulla D906 per evitare Puy-en-Velay. Breve sosta tattica per carico e scarico a Saint-Christophe-sur-Dolaison, villaggio minuscolo ma dotato di servizio camper gratuito, cosa che in Francia è del tutto normale. Torniamo sulla N102, superiamo il Col de Fix-Saint-Geneys (1116 m s.l.m.) e dopo una cinquantina di km raggiungiamo Lempdes-sur-Ollagnon ed imbocchiamo l’autostrada A75, nel tratto non a pagamento. Sosta tattica per pranzo in una delle numerose e accoglienti piazzole, quella di Lembron. Per evitare di imboccare tratti a pagamento della A89, usciamo prima di Clérmont-Ferrand, con un percorso trasversale in direzione ovest, perché ci interessa andare a beccare la N89. Che infatti troviamo all’altezza di Varennes, sobborgo del comune di Chanonat. Da qui in avanti, la N89 ha un andamento alterno, ma sempre in ottima efficienza tranne che negli attraversamenti urbani. Passiamo Bourg-Lastic, qui la strada diventa D2089, per poi cambiare ancora nome in D1089 quando si entra nel dipartimento della Corrèze. Si sta facendo tardi. Breve sosta per cercare di far provviste a Saint-Dezery, minuscolo borgo attorno a una chiesetta poco prima di entrare in Ussel, ma niente negozi, e allora optiamo per il primo supermercato a tiro di strada, e lo troviamo a Égletons. Città che avrebbe meritato una visita, ma abbiamo ancora quasi 100 km da fare, e si procede. Passiamo via Tulle; la valle si allarga, le carreggiate si spianano e appena usciti da Brive-La-Gaillarde entriamo in Dordogne. Qui la strada diventa D6089, che ben presto lasciamo a Le Lardin-Saint-Lazare per la D704. Ancora pochi km seguendo la valle della Vézère ed eccoci finalmente alla prima meta di questo viaggio, e cioè MONTIGNAC, paesino della Val Vézère attrezzatissimo per la ricezione delle centinaia di migliaia di visitatori del Centro Internazionale dell’Arte Parietale di Lascaux, con un campeggio, un’area attrezzata ed ampi parcheggi gratuiti di cui uno ad uso esclusivo di camper.
21 Aprile. Non c’è dubbio: la visita al Centro Internazionale dell’Arte Rupestre, in gergo Lascaux IV, vale sicuramente il viaggio e il prezzo del biglietto, che include la visita guidata alla incredibile ricostruzione della grotta originale e una fantastica audioguida per l’esplorazione degli altri spazi del Centro. Vale il viaggio anche una passeggiata in paese, piccolo ma graziosissimo nonostante il tempo cupo. Approfittiamo del parcheggio gratuito per mangiare, e poi via verso la nostra seconda meta. E visto che abbiamo 250 km davanti, alla prima occasione imbocchiamo l’autostrada A89 in direzione di Bordeaux. Per i primi 150 km circa è a pedaggio, e dopo la barriera di Avreyres diventa una vera e propria tangenziale (Rocade de Bordeaux) gratuita. Le indicazioni sono molto chiare, all’uscita 15 imbocchiamo la A63 in direzione di Toulouse. Anche su questa niente pedaggio fino all’uscita 22, dove ci immettiamo sulla bretella A660 per la Baia di Arcachon, gratuita. Il paesaggio, che fino a Bordeaux era quello tipico delle colline ricche di vigneti e foreste, punteggiate da piccoli centri, qui è assolutamente piatto. Si urbanizza decisamente quando lasciamo la A660 per la N250, siamo nel cuore di una zona balneare molto frequentata, ma la strada corre comunque tra i pini che lasciano intuire il fitto reticolo di strade e abitazioni del centro di La-Teste-de-Buch. Un cartello che indica la nostra seconda meta ci manda a sinistra e facciamo gli ultimi 3 km di questa lunga trasferta in mezzo a una fitta foresta. Sulla destra, compaiono i primi accenni della duna costiera che di colpo si innalza per decine di metri. Superiamo il primo campeggio e dopo un paio di minuti arriviamo al CAMPING DUNE LES FLOTS BLEU, dove abbiamo deciso di far sosta per la notte: è talmente a ridosso alla Dune du Pilat che una sua parte è stata sommersa dalla sabbia. La duna più alta d’Europa (106 m nel 2018), visitata da un paio di milioni di persone l’anno, larga da est a ovest circa 600 m e lunga da nord a sud circa 3.5 km, si erge impressionante in mezzo alla foresta sovrastando gli impianti tecnici e le piazzole di sosta del campeggio. Ben organizzato, servizi un po’ spartani ma molto puliti, prezzo sicuramente congruo vista la strategica localizzazione. In particolare, è stata predisposta un scalinata mobile per permettere l’arrampicata sulla cima, e godere della vista dell’Atlantico. Cosa che facciamo volentieri, in fondo abbiamo fatto 1250 km fin qui per questo.
22 Aprile. Ci muoviamo con molta calma, l’obiettivo di oggi è raggiungere la Gironda, ovvero l’estuario comune della Garonne e della Dordogne. Proviamo la strada costiera della baia di Arcachon, ma è molto trafficata così facciamo marcia indietro a riprendere la A660, e poi rifare la Rocade de Bordeaux verso nord. Superiamo un impressionante ponte sospeso sulla Garonne ed imbocchiamo la A10 in direzione Parigi. Prendiamo l’uscita 42 in direzione della punta di Ambès, ma cambiamo subito idea e ci infiliamo nella D1010, attraversando la Dordogne su un bellissimo ponte lungo 1.5 km, progettato e realizzato da Gustave Eiffel nel 1883. Subito dopo, imbocchiamo la D669 per fare il percorso in costa verso Blaye, dove si potrebbe fare tappa per pranzo. Invece ci fermiamo molto prima, attratti da un centro meno importante ma sicuramente degno di nota, e cioè l’antica città fortificata di Bourg-sur-Gironde. Arroccato su una rupe calcarea, il paese anticamente dominava la confluenza dei due fiumi (Bec d’Ambès), che oggi è avanzata di circa 1 km, e disponeva di un porto molto trafficato e di una vetreria reale per la fabbricazione di bottiglie da vino. Tutti il territorio è caratterizzato dalla presenza di innumerevoli fattorie vinicole, spesso di nobili ascendenti: si tratta infatti della zona DOC “Côtes de Bourg”. Sosta gratuita al porto. Visita sulla rocca, e si riparte. Superiamo Blaye, dove prendiamo la direzione indicata come “Royan par la côte”, seguendo con una certa fatica la “route verte”, infiniti alti e bassi tra le colline e i vigneti. Quando si avvicina al mare, il paesaggio diventa quello tipico dei “marais”, le paludi costiere trasformate in saline. Cerchiamo di fare il percorso della D145, ma un paio di deviazioni per feste campestri ci obbligano a tortuosi giri tra i campi, strade strette e impicci con traffico locale. Finalmente la strada si accosta al mare, un lungo rettilineo tra due falesie bianchissime. Un rapido sguardo, e visto che siamo in marcia da due ore, spegniamo il motore per una pausa. Che diventerà sosta notturna, perché BARZAN-PLAGE è un luogo veramente adatto: ampio parcheggio riservato ai camper sulla riva del mare, passeggiata attrezzata da una falesia all’altra. Nessun servizio, ma non importa.
23 aprile. Lunga passeggiata a piedi tra le vigne impiantate sulla Falaise du Caillaud, fino a Talmont-sur-Gironde, antichissimo e simpatico borgo murato. Dopo pranzo ci spostiamo in direzione della nostra terza meta, riprendendo la D145 fino a Royan e poi altre dipartimentali in direzione nord. A Rochefort imbocchiamo la N137, e seguendo le indicazioni per Île de Rè passiamo a lato di La Rochelle, raggiungendo il ponte lungo 3 km (a pagamento, 8 euro), che attraversando un bel braccio di oceano ci porta sull’isola. Qui è facilissimo orientarsi, e in meno di mezz’ora raggiungiamo il Phare des Baleines. Ampio parcheggio con spazi riservati ai camper, con l’avvertenza che dopo il tramonto è vietata la sosta libera. Così, dopo una lunga visita al faro e alla spiaggia sull’oceano, ci mettiamo in cerca di un’area attrezzata. Che troviamo a circa 2 km, subito fuori dall’abitato di SAINT-CLÉMENT-DES-BALEINES. Area molto ampia, su sterrato; prezzo 12 euro per 24 ore; carico, scarico ed elettricità inclusa nel prezzo.
24 aprile. Ha piovuto tutta la notte. Anche stavolta ce la prendiamo tranquilla, la prossima sarà una tappa relativamente corta e dunque ne approfittiamo per una visitina al paesello che ci ospita e un’altra passeggiata al faro lungo la diga costiera che protegge a ovest tutta la parte settentrionale dell’isola. Partiamo dopo pranzo, e visto che abbiamo un buon margine, ci fermiamo a fare un bagno di folla a Saint-Martin-de-Rè, altro borgo murato le cui fortificazioni risalgono al tempo di Luigi XIV. La città, dichiarata Patrimonio UNESCO, è dotata di numerose aree di sosta a pagamento e di un’area gratuita, con una sezione riservata ai camper. Costruito ad anello intorno a un isolotto collegato a terra da un ponte girevole, la città ha uno spettacolare porto turistico, alla cui imboccatura a mare è sistemata una barriera mobile per regolare il flusso delle maree. Un paio d’ore per perderci tra vicoli e vetrine, e di nuovo on the road. Riattraversiamo il ponte (che al ritorno è gratuito) e ci immettiamo sulla N137, che a Rochefort diventa A837. Usciamo quasi subito per evitare il pedaggio, attraversiamo il centro di Rochefort e prendiamo la D137 in direzione Saintes, che attraversiamo ritrovando la Charente che avevamo lasciato a Montignac 4 giorni e circa 800 km fa. Cambiamo pista per la N141, scorrevole e piana come quasi tutte le quatre-voies di Francia. 150 km che scorrono via che è un piacere, specialmente quando lasciata la più piatta Charente Maritime passiamo nella regione collinare della Charente. Superiamo il territorio di Cognac, città che varrebbe la pena di visitare ma abbiamo altre mete, e finalmente, mentre scende la notte, arriviamo ai piedi della nostra quarta meta, CHATEAU LA ROCHEFOUCAULD. Il castello sovrasta una ampia piazza con un vasto parcheggio, ai margini dell’omonima città. Nessun divieto ai camper, anche se qui a poche centinaia di metri, come peraltro in ogni paese che abbiamo attraversato finora, c’è sia un’area attrezzata sia un Camping Municipale.
25 aprile. E vale il viaggio anche questo castello un po’ fuori dalle “normali” rotte dei camperisti-e-basta. Visita a pagamento (10 euro), libera nella maggior parte delle sale e androni, e nel cortile, guidata nella biblioteca e nell’archivio. Il castello, dove abita ancora la nonna dell’attuale XVI Duca, assunse la forma attuale in pieno Rinascimento, ed è stato residenza estiva della famiglia De La Rochefoucauld, una delle più antiche casate di Francia, fino agli anni ’50. E si riparte, abbiamo nel pomeriggio un appuntamento con una delle più impressionanti tragedie della storia più recente, quella dell’occupazione nazista tra il 1940 e il 1944. La nostra quinta meta è infatti Oradour-sur-Glane. In questa città, il 10 giugno del 1944 fu consumato un immane crimine di guerra da parte della Divisione SS “Das Reich”, in marcia di avvicinamento al fronte della Normandia dove era appena avvenuto lo sbarco degli Alleati. Nel giro di un’ora furono trucidate 642 persone inermi, di cui più di 150 bambini. Gli uomini furono raggruppati e portati dentro dei granai, le donne ammassate in chiesa, dove furono condotti anche i bambini che a quell’ora erano a scuola. In chiesa c’erano circa 400 persone. Sbarrate le porte fu fatto esplodere dell’eplosivo che generò un incendio, mentre nei quattro luoghi di raggruppamento sparavano le mitragliatrici. Sui mucchi di cadaveri venne sperso del fieno e gli fu dato fuoco, generando la distruzione dell’intero abitato. Dopo la fine della guerra questo non fu ricostruito e venne lasciato come Museo Memoriale all’aperto. La visita a questo sito è impressionante, e francamente non trovo le parole per esprimere cosa ho provato aggirandomi tra i muri che portano ancora le tracce del fumo (dopo 75 anni!). Riprendiamo la strada con ancora nella mente le foto delle vittime, disposte lungo il corridoio che dal Memoriale porta all’ingresso del paese. Bypassiamo Limoges, facciamo un tratto di A20, non a pedaggio, e usciamo a Les Balladours per immetterci sulla D1120 in direzione di Tulle. Qui recuperiamo la ormai ben nota D1089, e cominciamo a guardarci intorno in cerca di una sistemazione per la notte. Come da regolamento, un paio di km dopo l’abitato di ÉGLETONS, si palesa un campeggio, dove ci infiliamo senza esitare. Siamo a quasi 600 m s.l.m. e fa davvero freddo per essere a fine aprile. il tempo di una doccia bollente dopo tante emozioni, e scende ancora la notte. Le piazzole sono ampie e ben definite, i servizi assolutamente spartani, ma in compenso il prezzo (12,70 euro) è davvero economico, tenendo conto che l’elettricità è inclusa.
26 aprile. Oggi abbiamo in programma la tappa più lunga di questo viaggio, che ci porterà dal centro geografico (più o meno) della Francia al suo confine est. Così, proseguiamo sulla agile D1089, che ben presto diventa N89 attraversando gli straordinari paesaggi del Parc Natural Régional des Volcans d’Auvergne. Una ripida discesa ed eccoci in vista della Rocade sud di Clermont-Ferrand, dove decidiamo di proseguire fin dove possibile in autostrada. Un breve tratto di A75 verso nord, poi riprendiamo la direzione est in prossimità dell’aeroporto, tenendo ancora le dipartimentali in cerca di un supermercato, che troviamo a tiro della D1 nella periferia di Pont-du-Chateau. Proseguiamo fino a Lezoux e poi tutta autostrada fino a Lyon e a Grenoble. Lasciamo la A480 per la N85 fino a Vizille, dove imbocchiamo la mitica D1091 del Tour de France: lungo il percorso incontriamo le indicazioni per l’Alpe d’Huez, uno dei luoghi più cari alla memoria del grande Pantani. La strada sale implacabile fino a raggiungere il Col du Lautaret, 2058 m s.l.m.; a bordo strada cumuli di neve fresca. Da qui, dopo 11 ore in pista, sembra un attimo ed eccoci alla nostra sesta e ultima meta, BRIANÇON. Abbiamo fatto 534 km. Valutiamo il parcheggio comunale nel Champ de Mars a ridosso della città vecchia, onestamente è troppo caro anche se in posizione strategica, e dunque optiamo per uno sterrato non a pagamento nei pressi della stazione. Ovviamente, niente acqua né servizi.
27 aprile. Spostiamo il camper nell’area di Champ de Mars, paghiamo 3 euro per 3 ore e mezza e visitiamo la città vecchia, in verità abbastanza deludente perché gran parte delle abitazioni sono state trasformate in condomini evidentemente destinati al turismo invernale. Ma tant’è: se non si va, non si vede. In realtà, fanno più impressione le due imponenti fortezze che sovrastano la città e gli aspri valloni che la circondano, e la corona di montagne. Con questa, siamo alla settima realizzazione del famoso architetto Vauban che visitiamo. Ultimo, ma non ultimo, Briançon è città cara ai tifosi del ciclismo ed in particolare di Bartali, quali noi siamo.
Finita la visita, prendiamo la N94 verso l’Italia.

Usciamo dalla Francia verso le 13, attraverso il valico di Montgenèvre.














































Lascia un commento