FRANCIA 2021

Entriamo in Francia giovedì 1 luglio verso l’una del pomeriggio, scavalcando senza alcun problema il Col de Montgenèvre (1860 m s.l.m.). Proseguiamo verso sud sulla splendida N94, superando velocemente Briançon, poi L’Argentière-la-Bessé e il bellissimo Lac de Serre-Ponçon, godendoci il paesaggio del dipartimento Hautes-Alpes fino al suo capoluogo Gap.

Qui cambiamo pista e prendiamo la D994, che, dopo aver superato Serres e Verclause, si inoltra nella Drôme cambiando il nome in D94 e seguendo passo passo i contorcimenti del fiume Eygues fino a Nyons, dove la valle si apre tra spettacolari vigneti e uliveti, fino alla nostra tappa per stanotte, che sarà Saint-Maurice-sur-Eygues. Sosta gratuita nel piazzale a ridosso della Sala polivalente municipale e dell’annesso parco.

2 luglio, venerdì. Siamo nel cuore delle Baronnies Provençales, regione ricca di storia ma soprattutto di natura e, almeno in questa zona pianeggiante, di campi coltivati a lavanda. Un veloce giro in paese, un po’ di spesa nell’allettante e profumatissimo biscottificio a pochi passi dal piazzale dove avevamo pernottato, e poi di nuovo sulla strada, verso ovest. A Suze-la-Rousse lasciamo la D94 e svoltiamo verso Saint-Paul-Trois-Chateaux, dove vivono alcuni miei cugini.

Dopo aver fatto una splendida rimpatriata in famiglia, ci spostiamo verso il pittoresco centro di Bourg-Saint-Andéol per scavalcare il Rodano e prendere la D4 in direzione di Vallon-Pont-d’Arc. Non raggiungiamo la pittoresca località dell’Ardèche visitata due anni fa, e ci fermiamo qualche km a monte per parcheggiare e pernottare in una piazzola con ampio stallo riservato ai camper, a meno di un km dalla nostra prima meta, la Grotte Chauvet.

3 luglio, sabato. Sveglia all’alba e spostamento nel parcheggio della Grotta Chauvet. Abbiamo prenotato l’ingresso a questo sito alle 9:30, nel primissimo turno di visita guidata, perché oggi sono previsti un bel mucchio di km. La visita si rivela molto interessante, vale sicuramente il viaggio per ammirare le primissime testimonianze di arte rupestre in Europa risalenti a un arco di tempo tra i 32.000 e i 36.000 anni fa. Il sito è curatissimo. Per rendere fruibile le bellezze ritrovate per caso nel 1994, ed evitare al tempo stesso gli inevitabili danni apportati dai flussi di visitatori, è stata realizzata una perfetta replica, immersa in una fitta boscaglia di macchia mediterranea. Anche l’apparato didattico è veramente fenomenale. Da perderci un’intera giornata.

Ma la strada ci chiama, così verso le 13 ci rimettiamo in pista. Dopo una sosta tattica per due spaghetti nella ormai ben nota piazzola di Thueyts sulla fantastica statale N102, ci mettiamo in marcia a spron battuto per raggiungere Issoire, dove prima di partire avevamo ipotizzato di fare sosta in un campeggio municipale. Una fortissima pioggia ci investe sulle ripide curve che risalgono la valle dell’Ardèche fino al Col de la Chavade (1266 m s.l.m.), e continua anche sulla discesa verso l’Haute Loire. Poi smette, e, come spesso succede a noi camperisti edonisti, subito dopo l’abitato di Sauvetat Mirella è attratta da un cartello che ci porta a scoprire l’incantevole Lac du Bouchet, un laghetto vulcanico circondato da fitti boschi di conifere. Un sito veramente molto interessante, dove facciamo una lunga e rilassante passeggiata. Dopo il caldo della valle del Rodano, questa pausa a 1200 m s.l.m. ci rinfranca. Anche qui, sosta gratuita nell’ampio parcheggio con posti riservati ai camper.

E si riparte. Abbiamo appena sfiorato i 650 km e alla meta specifica di questo viaggio 2021, l’Île-de-Sein, ne mancano ancora almeno altri 1000, anche se l’obiettivo è passare lì la giornata del 7 luglio e oggi è solo il 3. Altra sosta tattica per fare gasolio all’Intermarchè di Chaspuzac, nuovo di zecca, nel bel mezzo di una “zone d’activité”, quelle aree di commercio e artigianato molto diffuse in Francia a ridosso dei centri storici, comodissime soprattutto per la presenza di ampi parcheggi. Ne approfittiamo anche per beccare al volo una boulangerie ancora aperta (sono già le 7 pm) e fare il pieno di baguettes e croissant, prima spesa da che siamo in Francia. Riprendiamo la nostra rotta, si va ormai verso sera e ogni tanto becchiamo ancora acquazzoni. La N102 in questo tratto ha lunghissimi rettilinei punteggiati di rotonde, e prima di imboccare l’ennesima vediamo un cartello che indica un campeggio. Mentre Mirella fa un giringiro attorno alla rotonda, faccio due conti. Siamo all’altezza di Vieille-Brioude, a Issoire mancano ancora 40 km e quindi minimo un’altra ora sulla statale, e allora basta là, andiamo a vedere. Il Camping La Bageasse non è municipale ma abbastanza economico, circa 15 euro. Arriviamo che è già chiuso. Chiamiamo un cellulare di servizio e un signore gentilissimo ci dice di entrare e accomodarci dove vogliamo, e che sistemeremo i conti l’indomani. Fantastico.

4 luglio, domenica. Il campeggio è molto pulito e confortevole, fresco per la vicinanza del fiume Allier e molto ombreggiato, anche se in questa circostanza a noi non avrebbe dato fastidio un po’ di sole. Ha infatti ricominciato a piovere, e per raggiungere agevolmente la nostra seconda meta, e cioè il castello Le Clos Lucé ad Amboise, appena possibile imbocchiamo l’autostrada, ben sapendo che ci costerà un botto. Primo tratto in A75 fino a Clermont-Ferrand (gratuito), poi A71 fino all’incrocio con la A85, dove giriamo i primi 1000 km. Non senza aver approfittato della bella area “du centre de la France”, anche questa dotata di stalli riservati ai camper, per fare uno spuntino.

Prendiamo l’uscita 12, e ci immettiamo sulla D976 verso il corso del fiume Cher, che superiamo sotto un acquazzone su uno stretto ponte nell’abitato di Montrichard-Val-de-Cher, un incantevole paesino con un bel lungofiume, dove se non piovesse a dirotto potrebbe valere la pena di fare una sosta. Ovviamente è meglio proseguire, anche perché il pomeriggio avanza e il castello non aspetta certo noi. Raggiungiamo Amboise, dove manco a dirlo a cento metri dall’ingresso di Clos Lucé c’è un parcheggio riservato ai camper, gratuito.

Che dire? Il castello, che è il luogo dove Leonardo da Vinci passò gli ultimi anni della sua vita (1516-1519) è bellissimo e ben tenuto, poco affollato nonostante sia domenica, e bellissimo è anche l’ampio parco. Visita molto emozionante degli ambienti dove il genio studiava e lavorava. Lasciamo la parola a qualche foto.

Verso le sei e mezza lasciamo questo splendido sito e cerchiamo di portarci avanti verso ovest, andando a beccare la D140 fino a Tours, che riusciamo a scavalcare tra vari intoppi, infilandoci nel sobborgo di Joué-le-Tours finché non prendiamo la D751, che ci porta fuori da una sicura impasse. Un po’ stremati, cogliamo al volo l’opportunità di una pista sterrata che si inoltra nella Forêt Domaniale di Chinon, che costeggia l’Area picnic del Carrefour de la Pucelle. Qui passeremo la notte, dopo aver macinato più di 400 km, sia pure intervallati da un paio di soste. Fa freddo.

5 luglio, lunedì. Lasciamo con molta tranquillità la nostra postazione notturna, non senza aver fatto un giretto nella foresta, e, sempre seguendo la D751, superiamo Cholet e ci dirigiamo verso Montsoreau, dove incrociamo la Loira. Da qui in poi la D947 scorre in pratica sull’argine sinistro del grande fiume che dà il nome alla vallata, e attraversa una serie di fantastici borghi ricchi di cantine vinicole, come Parnay e Souzay-Champigny. Raggiunta e superata Saumur, ci destreggiamo tra le dipartimentali fino a imboccare la N165 in periferia di Nantes e proseguire verso Guérande, capitale indiscussa della vastissima area di saline della Briére, dove abbiamo deciso di fare tappa per la notte nella accogliente area di sosta gratuita a ridosso del centro storico. Ma siamo a corto di gasolio, e così, grazie a un cartello che indica un Super U a pochi km, usciamo a Saint-Etienne-de-Montluc per arrivare poi a Vigneux-de-Brétagne, dove oltre a fare il pieno al Dinghy ci sollazziamo con un fantastico kekab. Verso le 3 pm si riparte, beccando la N171 a Savenay, e alle 4 circa siamo arrivati a destinazione. A Guérande c’eravamo già stati nel 2011, ma vale sicuramente la pena di fare due passi e visitare di nuovo quell’incantevole città murata. Fa freddo, e appena rientriamo in camper attacca di nuovo a piovere, e così decidiamo di accendere la stufa.

6 luglio, martedì. 18° in camper, con la stufa accesa (al minimo). Non oso mettere il naso fuori, per tutta la notte ha infuriato la tempesta. Ma adesso c’è un po’ di sole, e verso le 9 puntiamo a nord raggiungendo la N165 all’altezza di La Roche-Bernard, porta della Bretagna e del dipartimento Morbihan. Obiettivo di oggi è raggiungere l’imbarcadero per l’Île-de-Sein. Con calma, magari facendo qualche sosta sul bordo dell’Atlantico. Superata Vannes, all’altezza di Auray decidiamo di spostarci verso l’Oceano, seguendo le indicazioni della guida Touring che invita a visitare il profondo fiordo di Landévant. Imbocchiamo la D768, verso Plouharnel, ma dopo aver sbagliato a una rotonda, appena troviamo il modo di tornare in direzione all’improvviso ci spuntano davanti gli allineamenti di Carnac, già visitati anche questi nel 2011. Da bravi camperisti edonisti, ogni lasciata è persa, e così fuori programma per cercare un parcheggio e rifare una passeggiata tra i megaliti, anche se adesso l’area è (giustamente) più protetta e di fatto inaccessibile. Dopo un’oretta, riprendiamo la strada per raggiungere il sito individuato sulla cartina per una sosta tattica in riva al mare. Troviamo posto in un normale parcheggio in prossimità del mare, o meglio di questo braccio di mare che penetra in profondità nella terraferma, offrendo l’opportunità per insediamenti umani dediti alla pesca, come è appunto il caso di Étel, capitale della pesca del tonno. Non è esattamente mare aperto, ma va bene così.

Due passi dopo pranzo sulla spiaggia sabbiosa della Rua d’Étel, poi riprendiamo il viaggio cercando di avvicinarci quanto più possibile alla costa. Torniamo sulla D781, e dopo aver attraversato il Pont Lorois superiamo Plouhinec e Port-Louis, e ci spostiamo verso la N165 entrando in Finistére per fare un breve tratto fino all’uscita 51, con l’intenzione di fare un giretto a Concarneau per visitare la città murata. Niente di più impossibile. Nonostante il giorno feriale, c’è un traffico terribile, ed anche se ci fosse un posto adatto alla sosta del Dinghy, c’è pieno di divieti per i camper. A naso, ci allontaniamo dal centro e in qualche modo riusciamo a trovare una piazzola senza divieti. Troppo lontano dalla città vecchia, ma a due passi dal mare aperto. Finalmente. Da qui, seguiamo al piccolo trotto la costiera godendoci un paesaggio fatto di graziosi insediamenti turistici alternati a piccoli centri storici pieni di aiuole fiorite, a campi coltivati ed a foreste, poi becchiamo la D44 fino a Pont-l’Abbé, e da qui la D2. Superiamo Plonéur e Pouldreuzic. A Plozevet ci immettiamo sulla D784, e da qui in poi non abbiamo che da seguire i cartelli per la Pointe du Raz. Abbiamo prenotato il traghetto per la nostra terza meta, e cioè l’Île-de-Sein alle 9 am del 7 luglio, ed abbiamo programmato per la notte tra il 7 e l’8 luglio la seconda sosta in campeggio, a pochi km dall’imbarco e cioè a Primelin. Dopo una veloce ispezione per localizzare il sito e verificare disponibilità e prezzi, torniamo indietro verso Audierne, dove pensavamo di passare la notte nell’ampio piazzale del porticciolo. Scopriamo con disappunto che lì è vietata la sosta notturna, ma niente paura: la Francia come al solito è accogliente, e infatti a un centinaio di metri dall’imbarcadero c’è un magnifico parcheggio gratuito con i soliti stalli riservati ai camper. A sera scende un po’ di nebbia. Accendiamo la stufa.

7 luglio, mercoledì. All’ora prevista, ci imbarchiamo per l’Île-de-Sein, dove dopo una emozionante traversata durata circa un’ora e mezza, trascorriamo una indimenticabile giornata, e festeggiamo il mio settantesimo compleanno pasteggiando ad ostriche a km zero. Senza farci spaventare dalla pioggia, che subito dopo aver lasciato la “ferme marine” riprende a battere impetuosa. Le foto non possono rendere il profumo di questo posto, veramente speciale. Felici, lasciamo l’isola e rientriamo al camper, portandoci velocemente a Primelin, Camping Kermalero. Dopo una doccia bollente si sta bene, ma lo stesso accendiamo la stufa.

8 luglio, giovedì. Ottima sistemazione con vista sull’Oceano, campeggio magnifico e ben organizzato, per niente caro (circa 12 euro + 4 per l’allacciamento elettrico). La mattina ci svegliamo con un po’ di sole, e ne approfittiamo per fare un po’ di bucato. Ci troviamo talmente bene che decidiamo di fermarci per due notti, facendo lunghe passeggiate nei dintorni, ed ammirando le bellissime abitazioni abbellite da splendidi giardini, ma soprattutto la vista dell’Oceano, ascoltando la musica del vento e delle onde, e il profumo inebriante del mare. Anche se è meno freddo di ieri, non si sa mai, e così accendiamo la stufa.

9 luglio, venerdì. Partiamo con molta calma dopo le classiche operazioni di carico e scarico, senza farci mancare un’ultima passeggiata. Da qui in poi il programma è di avanzare passo passo seguendo ancora la D784 lungo il periplo della penisola di Cap Sizun. Evitiamo la famosissima Pointe du Raz, che sarà sicuramente molto affollata, e poi l’avevamo vista dal mare durante la traversata per l’Île-de-Sein. Diamo un rapido sguardo alla Baie dés Trépassés, che deve il suo nome a una traduzione impropria dal nome bretone che invece suonava “baia del fiume”. Da qui la strada prende il nome D7. Prima sosta al Phare du Millier e al Moulin de Keriolet, raggiunti dopo una deviazione sulla D407, molto ben segnalata. Dopo aver lasciato il Dinghy in un ampio parcheggio (gratuito), decidiamo di evitare la strada asfaltata e prendere uno stupendo sentiero che attraversa distese di erica a perdifiato. C’è pochissima gente, così possiamo goderci il panorama. Il faro è a picco su una scogliera altra una quarantina di metri, ed è molto caratteristico perché la lanterna è addossata all’abitazione del guardiano, molto più ampia di quelle solite. Poco lontano dal faro, nel bel mezzo di un boschetto di querce e piccoli faggi, ecco uno splendido mulino ad acqua incassato in vallone, ancora funzionante. Purtroppo è chiuso, e allora proseguiamo, tornando sulla D7. Poco più avanti, superata Poullan-su-Mer con la sua bellissima chiesa di Saint-Cadoan, altra deviazione verso un monumento come se ne incontrano tanti in Bretagna, l’Allée couverte de Lesconil. Si tratta di una sepoltura che risale al Neolitico finale (quarto millennio a.C.), o meglio, di quello che resta di un tumulo: 18 megaliti circondati da 27 massi che servivano da contrafforti al mucchio di sassi e terra che in origine lo ricopriva. Un luogo intrigante, chiamato anticamente “casa dei korrigan” (i famosi nanetti della tradizione bretone), ed infatti non è assolutamente facile entrare. Molto ben curato nonostante la collocazione in aperta campagna, del tutto marginale rispetto ai soliti percorsi turistici. Ampia piazzola di sosta.

A questo punto ci sta un veloce spuntino di metà giornata, e poi, dopo aver superata velocemente Douarnenez e lasciata la D7 a Locronan, giriamo il timone a nord in direzione della penisola di Crozon, andando a prendere la D887 all’altezza della Chapelle de Sainte-Marie-du-Menez-Hom. Altra sosta per approfittare di un distributore alle porte di Crozon, dove proseguiamo verso Morgat con l’intenzione di fare un giretto al Fort Kador e al vicino faro, ma il traffico e la difficoltà di trovare parcheggio ci fanno cambiare idea. Così prendiamo la D255 verso la nostra quarta meta, e cioè Cap de la Chèvre e il villaggio di Rostudel. Ampio parcheggio sterrato nei pressi di una installazione militare di sorveglianza aerea e marittima. Manco a dirlo, gratuito. Qui passeremo la notte, dopo aver a lungo esplorato il territorio seguendo i percorsi accuratamente segnati, che attraversano un vero e proprio mare di erica. Interessante il Memoriale dell’Aeronautica e il bunker dove fu catturato il generale Rauch alla fine della battaglia di Brest (18 settembre 1944). Comincia a piovere con forti raffiche di vento. Accendiamo la stufa.

10 luglio, sabato. Dopo l’ennesima notte di acquazzoni, finalmente il sole. Ieri abbiamo seguito il tracciato sulla costa ovest, stavolta prendiamo un’ampia mulattiera sulla costa est, che si trasforma poi in sentiero, passa vicino a un vecchio lavatoio abbandonato e raggiunge Rostudel, grazioso villaggio tradizionale le cui case sono costruite in granito grigio. Per quanto dovremmo ormai averci fatto il callo, restiamo incantati dagli abbellimenti floreali e dalla sensazione di serenità che ci regala questa passeggiata. Dopo un altro giro a ritroso circumnavigando il capo, partiamo per la tappa successiva, Pen Hir.

La penisola di Crozon si articola in tre bracci principali. Il primo l’abbiamo visto ieri, il secondo è quello di Camaret, dove prevediamo di fermarci per la notte. Per cominciare andiamo alla Pointe de Pen Hir, dove arriviamo verso l’una e mezza, dopo aver preso la D8 a Crozon. Anche qui c’è un ampio parcheggio sterrato, gratuito, con zone riservate ai camper. Dopo mangiato, evitando accuratamente i luoghi più affollati, e cioè il Monument aux Morts e la batteria di Kerbonn, lunga passeggiata verso la punta, che offre una vista spettacolare a 360°. Con ampie soste per ammirare il paesaggio e goderci il sole.

Ci spostiamo poi verso Camaret-sur-Mer, quinta meta con la sua seicentesca Tour Vauban. Un rapido giro in centro, dove troviamo un bel parcheggio gratuito a 5 minuti dal mare, e dopo una bella passeggiata sul lungo molo costeggiando un cimitero di battelli da pesca, visitiamo la Tour Dorée, costruita nel 1696, punto nevralgico del sistema di difesa della baia di Brest ai tempi di Luigi XIV. Visita molto interessante, sito ben curato, vale sicuramente il viaggio e anche il prezzo del biglietto, 5 euro a testa incluso un pieghevole in italiano. Nelle immediate vicinanze della torre, la Chapelle de Notre-Dame-de-Rocamadour, molto particolare per i suoi arredi a carattere marinaresco e il suo soffitto a forma di barca rovesciata.

Molto soddisfatti per la bella giornata, ci dedichiamo alla ricerca della sistemazione per la notte. L’area di Camaret, nei pressi del Manoir Saint-Pol-Roux, è però piena, e ovunque ci sono divieti di sosta per la notte. Va chiarito che in genere in Francia è permesso fermare il camper ovunque, ma a patto di non fare accampamento; che c’è pieno di aree attrezzate con prezzi più che accessibili, e che proprio e solo nel raggio di queste aree è vietata la sosta notturna; che invece in moltissimi posti è permessa per un massimo di 24 ore. Ci spostiamo verso il terzo braccio, puntando a nord lungo la D355, che per il primo tratto offre scorci suggestivi ma è stretta e abbastanza accidentata. Un po’ a fatica raggiungiamo infine un largo spiazzo in acciottolato, che a prima vista sembra la piazza d’armi del vicino forte abbandonato e totalmente coperto dalla vegetazione. Si tratta del parcheggio (gratuito) della Pointe des Espagnols, dove per l’appunto la sosta è permessa per massimo 24 ore, e ne approfittiamo. Prima notte a stufa spenta.

11 luglio, domenica. Scopriamo che la costruzione qui davanti faceva parte del sistema di fortificazioni della Pointe des Espagnols, così chiamata dopo un tentativo fallito di sbarco da parte degli Spagnoli durante le guerre di religione (1594). La vista è stupenda, la punta chiude a sud la rada di Brest facendo coppia con la Pointe du Petit Minou a nord. Pur essendo arrivati qui per caso, seguendo il motto “senza orario, senza bandiera” approfittiamo per dare una guardata alle fortificazioni. Notevole il fatto che quasi ovunque viene specificato che l’impianto non è targato Vauban. Il sito, usato a fini militari dagli anni del Primo Impero alla fine della II Guerra Mondiale, non è più utilizzato e non rientra nel patrimonio dello Stato, ma alcuni edifici sono visitabili grazie all’apporto di volontari, che tengono in ordine anche le aree esterne.

Partiamo verso le 10:30 am. Obiettivo la sesta meta, Landévennec, che raggiungiamo seguendo ancora la D355 in direzione sud-est fino a Crozon, poi da qui D887, D791 e D60, i cartelli non mancano. A Landévennec, nonostante il notevole richiamo del sito, non è per niente agevole trovare parcheggio. Alla fine ce la facciamo, e dopo pranzo andiamo a visitare gli scavi della vecchia abbazia fondata addirittura nel V secolo, e il museo. Visita molto gradevole, anche se un po’ inferiore alle aspettative generate da alcune letture sul web. In ogni caso, che ve lo dico a fare, l’insieme è curatissimo e accogliente. A fine visita, facciamo due passi sulla riva dell’Aisne.

Verso le 3 pm ci mettiamo di nuovo in marcia sulla D791, superando il bellissimo ponte di Térénez e ritrovando a Thiella la N165 fino a Brest. Superiamo senza intoppi la città, e ragionando ad ogni incrocio o carrefour in direzione di Le Conquet, imbocchiamo la D789. Alle 4:30 pm lasciamo il Dinghy su un parcheggio sterrato a 10 minuti a piedi dal Phare du Petit Minou, nostra settima meta.

Molto bello davvero, nonostante stia ricominciando a piovere. Riprendiamo la D789, e all’altezza di Landèguinoc giriamo i 2000 km. Raggiungiamo Le Conquet, e facciamo a ritroso la costiera lungo la D85 fino alla nostra ottava meta, la Pointe Saint-Mathieu, il punto più a ovest della Francia. Nonostante la pioggia, i parcheggi nei pressi dell’antica abbazia e del faro sono pieni. Ma niente paura: arrivando abbiamo buttato l’occhio su uno spiazzo a bordo scogliera, ed è qui che faremo tappa per la notte. Un po’ di sole al tramonto ci lascia bene sperare, ed infatti sarà una notte molto tranquilla nonostante la vicinanza della strada, peraltro poco battuta anche di giorno.

12 luglio, lunedì. Visita al faro, al memoriale dei caduti in mare e ai resti dell’antica abbazia. Anche questo sito vale il viaggio, anzi direi che (almeno finora) è veramente il top. Oltretutto, poco affollato perché è ancora presto.

Oggi abbiamo in programma la terza puntata in campeggio, ma prima la visita a un sito molto particolare, che è la nostra nona meta: il villaggio di Ménez Ham. Non è facilissimo districarsi nella fitta rete stradale di questa parte della Bretagna, ricca di piccolissimi insediamenti rurali che d’estate si riempiono di turisti. Comunque, per prima cosa andiamo a Plougovelin per visitare Fort Berthaume. Parcheggio gratuito nei pressi del sentiero costiero, il forte però è accessibile solo via zip-line e vabbè, in ogni caso la passeggiata è gradevole. Verso mezzogiorno prendiamo la D13 verso nord. Superiamo Plouguerneau, e a Kerlouan un cartello ci indirizza a Ménez-Ham (o Meneham), dove troviamo un accogliente parcheggio, come al solito dotato di stalli molto ampi per i camper e come al solito assolutamente gratuito.

Stretto tra le rocce, il villaggio è sorto intorno a un posto di guardia, a cui nel XVIII secolo è stata annessa una piccola caserma, che piano piano ha dato origine a un borgo di pescatori che traevano reddito anche dalla raccolta e dalla lavorazione del “goémon”, cioè della massa di alghe che venivano bruciate per produrre soda. Oltre alle tipiche casette dai tetti in paglia, tra cui il forno e il lavatoio, ci sono appunto i resti di un “four à goémon”. Ovviamente, ha un grande richiamo turistico, ed infatti la caserma è stata convertita in un insieme di piccoli atelier, mentre una delle vecchie abitazioni è diventata un ostello, ed un’altra una rinomata brasserie. Il sito è accogliente e ben dotato di attrezzature ricettive ad uso dei visitatori. Molto bella anche la spiaggia, circondata da grandi massi di granito.

Dopo circa tre ore passate tra il villaggio e la spiaggia a goderci una splendida giornata di sole, torniamo a Kerlouan e da qui imbocchiamo la D10 in direzione est, verso Plouescat e Cléder. Qui troviamo le indicazioni per il Camping Municipal de Poulennou, molto accogliente e ben organizzato, piazzole grandissime, un po’ spartano ma assolutamente economico (circa 11 euro, meno della vicina area camper), per niente affollato, e soprattutto separato dall’Oceano da una stretta duna di sabbia, sulla quale corre un sentiero costiero in mezzo a un paesaggio altrettanto affascinante di quello che abbiamo lasciato a Ménez-Ham.

13 luglio, martedì. Ieri sera fatto e steso il bucato. Il posto, e la presenza del sole, invitano a fare 2 passi nei paraggi, che poi diventano 4, anzi 5000. Troviamo anche qui un corpo di guardia incastrato tra i massi, molto simile a quello di Ménez-Ham. Siamo praticamente soli su questo tratto di costa bassa e sabbiosa costellata di grandi blocchi di granito che formano piccole baie dove non deve essere facile approdare nemmeno con il bel tempo. Non è difficile immaginare che aspetto possano avere queste spiagge sotto la tempesta. Tornando indietro, alcune abitazioni isolate, protette dalla duna, destano la nostra ammirazione per lo splendido inserimento nel paesaggio.

Tornati al campeggio, studio la carta e mi rendo conto che potremmo passare la festa del 14 luglio su un’altra isola che ho nel cuore, e cioè l’Île-de-Batz, che diventerà così la nostra undicesima meta. Così, verso le 12 ci rimettiamo in marcia verso la decima meta, e cioè il Cairn de Barnenez. Che è più avanti di Roscoff, dove appunto c’è l’imbarco per Batz, ma decidiamo di fare va e vieni, tanto a occhio e croce le dipartimentali sono molto scorrevoli. Torniamo sulla D10 fino a Saint-Pol-de-Léon, qui imbocchiamo la D58 fino a Morlaix, breve tratto sulla N12, D46 fino a Plouezoc’h e da qui D76. Superiamo una strettoia all’altezza di Kernéléhen, che affaccia su una baia dove si scorgono i tipici manufatti degli allevamenti di ostriche. A Barnenez, parcheggio gratuito lungo la strada verso l’ingresso del monumento. Molto affollato, ma ci sta. Sosta tattica, e poi visita all’importante monumento megalitico.

Il tumulo di Barnenez è un monumento neolitico, considerato il primo monumento megalitico d’Europa. Lungo più di 70 metri e largo fino a 25 metri, altro più di 8 metri, risale circa al 4.500 a.C. e si compone di due distinti tumuli addossati, che contengono complessivamente 11 corridoi in forma di dolmen, ricoperti da milioni di sassi. I corridoi sono molto bassi, come è tipico dei dolmen a galleria, e terminano in una camera semicircolare. Non vi sono stati ritrovati resti umani, ma solo simboli incisi e qualche suppellettile. Il tumulo sorge su una collina che sovrasta l’imboccatura della baia di Morlaix. Prima che venisse acquisito al patrimonio pubblico (1950), era usato come cava di pietra, e infatti nel retro si notano delle evidenti lacune, che peraltro oggi sono utilizzate a scopo didattico.

Terminata la visita (le foto ahimè rendono davvero poco), facciamo una puntatina verso Primel, dove le guide segnalano un’altra capanna dei doganieri e un menhir. Riusciamo a parcheggiare nel centro di Plougasnou, ma il sentiero costiero è bloccato dalla presenza di una batteria di fuochi d’artificio e ci tocca fare marcia indietro. Tornati a Morlaix, facciamo a ritroso il percorso fino a Saint-Pol-de-Lèon attraversando distese di campi di cipolle. Qui becchiamo la D58 fino al porto di Roscoff, dove c’è un ampio parcheggio riservato ai camper. Peccato che non si tratti dell’imbarcadero per Batz, ma della nuova stazione marittima per l’Inghilterra. Inutile cercare passo passo un parcheggio anche precario nelle vicinanze del porto vecchio, oltretutto invaso da giostre e capannoni di un luna park. Roscoff è una città sicuramente interessante, in questo periodo è affollatissima e siamo costretti a cercare una soluzione da ultima spiaggia: l’ampio parcheggio, ovviamente gratuito, di un supermercato della catena Casino, a meno di due km dall’imbarcadero.

14 luglio, mercoledì. Festa Nazionale. Les Vedettes de l’île De Batz fanno praticamente orario continuato, una va e l’altra viene. Ci imbarchiamo abbastanza presto, in alta marea, dal pontile “Quai Neuf”, mentre alle nostre spalle la fila aumenta a dismisura. Il battello fa un largo giro intorno alle secche dello stretto braccio di mare che separa l’isola dalla terraferma. La traversata dura più o meno un quarto d’ora. Batz, più grande e più abitata di Sein, è praticamente tutta pedonale. E la giriamo tutta, godendoci i molteplici aspetti del paesaggio naturale e umano, pieno di campi coltivati, dove l’odore del mare si mescola a quello pregnante delle concimazioni. A ora di pranzo, troviamo ai piedi del faro una fantastica “kantina”, e facciamo uno spuntino con le tipiche galettes bretonnes.

Proseguiamo la nostra passeggiata dal faro al lavatoio, e poi attraverso le stradine del centro, ammirando il fantastico murale sulla parete dell’École Primaire, le belle case fiorite, la tipica facciata della chiesa di Nostra Signora del Soccorso.

Impressionante la vista delle barche in secca nel porticciolo ai piedi della chiesa. Uno sguardo al Collége des îles du Ponent, istituzione con cui molti anni fa avevamo condiviso un bel progetto comunitario selle vie d’acqua. In attesa del battello ci offriamo una bevuta alla crêperie La Cassonade, sulla banchina del porto. Verso le 6 pm sbarchiamo a Roscoff in bassa marea, sul lunghissimo pontile a sbalzo sulle secche (estacade).

E si riparte, in cerca di un luogo adatto per la notte a metà strada tra Roscoff e l’area della Costa di Granito Rosa, dove abbiamo già in programma una sosta nell’area camper di Ploumanac’h. Molto velocemente ci portiamo fuori Morlaix e seguendo la D786 raggiungiamo Lanmeur e da qui con la D64 raggiungiamo di nuovo l’Oceano in prossimità di Locquirec. Evitiamo il centro e costeggiamo la baia, in gran parte occupata da un bel campeggio, e subito dopo il ponte sul Douron notiamo alcuni camper fermi su uno sterrato che costeggia l’ansa del fiume (Anse de Porz Morvan), in secca per la bassa marea, e un cartello che indica la presenza di un’area gratuita. Siamo a Plestin-les-Grèves, località Toul an Héry, e resteremo qui per la notte.

15 luglio, giovedì. Al risveglio, alta marea. Il fiume qui davanti segna il confine tra i dipartimenti Finistére e Côtes-d’Armor. Non ci facciamo mancare una lunga passeggiata sul sentiero costiero fino allo sbocco a mare aperto, e durante questo giro incontriamo una interessante testimonianza del popolamento dell’area in epoca gallo-romana: le terme di Hogolo, ben conservate e restaurate, dotate di un fenomenale apparato di tavole esplicative. Unica nel suo genere, l’area è di libero accesso, in ammirevoli condizioni di manutenzione.

Approfittiamo della sistemazione tranquilla a bordo fiume per pranzare e poi la strada ci chiama. Giriamo intorno alla punta di Plestin seguendo la D42, per immetterci nuovamente sulla D786 all’altezza della lunghissima spiaggia di Saint-Michel-en-Gréve. Superata agevolmente Lannion (altra città che meriterebbe un approfondimento), prendiamo la D65 e puntiamo verso Trébeurden, che al contrario è piena di un traffico esagerato. Subito fuori dal centro, una bella spiaggia e un parcheggio gratuito, e ne approfittiamo per rilassarci e fare due passi in riva al mare. Ancora 10 km sulla D788 mentre scorrono dal finestrino paesaggi molto suggestivi e una serie di invitanti piazzole picnic. Verso le 6 pm arriviamo al punto tappa selezionato per questo tratto di viaggio, e cioè l’Area di sosta Ploumanac’h a Trégastel. Per raggiungerla attraversiamo praticamente tutto il centro, per fortuna meno congestionato di Trébeurden. L’area è molto accogliente e ben organizzata, quando arriviamo ci sono per fortuna ancora solo 3 posti liberi e ne approfittiamo, al modico prezzo di 10 euro a notte con carico, scarico ed elettricità (che non usiamo). C’è ancora sole, e ne approfittiamo per cominciare ad esplorare questa parte dell’importante località balneare della Costa del Granito Rosa, dirigendoci verso il mulino a marea situato sul ponte che chiude la baia a est della città, che però purtroppo è chiuso.

16 luglio, venerdì. All’alba, faccio due passi nella vicina baia di Sainte-Anne, in uno scenario reso misterioso dalla nebbia. Poi, con calma, passeggiata verso la nostra dodicesima meta, e cioè lo Chemin des Roches, il Phare de Men Ruz e il Sentier des Douaniers.

In realtà il faro lo guarderemo da lontano, perché lo Chemin des Roches è talmente affollato che decidiamo di evitare anche il Sentier des Douaniers, fermandoci all’altezza di Pors Rolland e rientrando attraverso una bella e profumata foresta intervallata da magnifiche abitazioni principesche, fino a raggiungere il pittoresco centro di Ploumanac’h.

Comunque la passeggiata dura circa 3 ore, e rientriamo alla base verso le 2 pm, stanchi e affamati ma molto contenti anche per aver avuto sempre la compagnia del sole, che in verità finora si era fatto molto desiderare. Verso le 4 pm lasciamo l’area dopo aver fatto le solite operazioni di carico e scarico, e ci portiamo avanti, con l’intenzione di fare ancora qualche tappa qui sulla costa prima di girare la prua verso casa. Presa la D788, superiamo il porto di Perros-Guirec deviando sulla D6 e poi D38 fino a Trélevern, che superiamo per raggiungere la spiaggia di Port L’Épine nella speranza di trovare un angolo per la sosta notturna. In effetti restiamo un paio d’ore a goderci sole, profumo di mare e soprattutto silenzio, ma ovviamente anche qui parcheggio gratuito e divieto di sosta dalle 22 alle 8. Niente paura, continuiamo sulla D38 fino a Port Blanc, sede di un importante centro nautico e scuola nazionale di vela, dove cerchiamo senza grandi aspettative visto il posto, e infatti facciamo marcia indietro. Dopo Port Blanc la strada diventa D74 lasciando la costa e penetrando nell’interno agricolo. Superiamo Pénvenan che ormai annotta. A una rotonda tiriamo a sorte che strada prendere, e imbocchiamo la D70 verso est. Dopo un paio di km, alla luce dei fari vediamo un ampio sterrato deserto nei pressi di un bivio, e decidiamo che per oggi è ora di spegnere il motore. Mentre apparecchiamo per la cena, si avvicina un signore molto cortese, che acconsente a farci restare per la notte in quello spiazzo, che è di sua proprietà ed è il parcheggio della Discoteca Club L’Albatros.

17 luglio, sabato. Notte tranquillissima. Partiamo verso le 9, e continuiamo sulla D70 in mezzo a un notevole paesaggio agricolo. Superiamo Plouguiel e Tréguier, dove troviamo la D786, che in questo tratto di regione costituisce la direttrice principale. A Lèzardieux attraversiamo il Trieux sull’ennesimo ponte strallato. Nelle nostre mete ci sarebbe stata un’escursione in treno a vapore proprio lungo il profondissimo estuario di questo fiume, ma causa covid il servizio è stato sospeso e ci dobbiamo accontentare di un rapido sguardo ai binari che si intravedono a lato della strada. Ci lasciamo alle spalle Paimpol, la strada si riaccosta per un breve tratto al mare poi devia ancora verso l’interno. Sarebbe il caso di fare un po’ di provviste, e appena entrati nell’abitato di Plouezec ci troviamo sulla sinistra uno spettacolare Intermarchè nuovo di zecca, che addirittura ha stalli riservati ai camper.

Adesso è ora di cercare una postazione carina per la pausa di mezzodì. Dopo una ventina di km nell’interno, la strada si riaccosta al mare. Un paio di tentativi a vuoto, finché a una grande rotonda intravediamo un paio di quei cartelli che indicano punti panoramici e, non senza le solite acrobazie che facciamo quando troviamo delle strettoie, riusciamo a portare il Dinghy su una specie di piattaforma a sbalzo su una falesia. Si tratta della Pointe de la Rognouse, che offre una bella vista su due piccole baie. Sono solo le 11, e così facciamo due passi per esplorare e capire come fare per scendere al mare. Ma anche qui i passi diventeranno diverse migliaia, e dopo aver esplorato la vasta zona residenziale di Binic, distesa sulla collina, raggiungiamo il mare, ma in pieno centro, tra la chiesa e il porto. Piccola pausa sulle panchine ai bordi del fiume Ic, che appunto dà il nome alla città, e poi si torna indietro per la stessa strada, ammirando come al solito le belle costruzioni bretoni.

Si riparte verso le 6 pm, sempre seguendo la D786 fino a Saint-Brieuc, dove cerchiamo di raggiungere il mare seguendo il profondo solco del Gouët, che a un certo punto si trasforma in un porto turistico e allora abbandoniamo l’idea. Attraversiamo senza grandi difficoltà Saint-Brieuc, e riprendiamo la marcia verso la costa. A Planguenoual ci infiliamo nella D34, tentiamo una puntata a Port Morvan dove però il parcheggio è pieno e comunque ci sono i divieti per la sosta notturna. Altro tentativo infruttuoso nelle strettoie di Pleuneuf-Val-André, cercando inutilmente l’area camper segnalata nella guida. La cosa non è che ci dispaccia molto, perché si tratta di una località affollatissima, e l’abbandoniamo senza troppo rimpianto, rinviando a una prossima occasione fuori dalla stagione turistica. Usciamo seguendo la D34, e subito dopo la rotonda che ci immette sulla D786 troviamo l’indicazione Chateau de Bienassis. Dove c’è un castello ci sarà anche un parcheggio, ed infatti è qui che passeremo la notte.

18 luglio, domenica. Vale sicuramente il viaggio. E forse lo varrebbe molto di più se oggi non fosse chiuso ai visitatori perché occupato da una finta fiera medievale. In ogni caso, ieri sera abbiamo individuato per la sosta notturna un piccolo spiazzo solitario all’ombra di querce secolari, e riesco solo a immaginare cosa sarebbe stato invece se avessimo trovato l’area in pieno centro a Pleuneuf. Facciamo una lunga passeggiata nella tenuta, ammiriamo ancora le mura quattrocentesche e ci rimettiamo on the road. L’obiettivo di oggi è la nostra tredicesima e ultima meta di questo viaggio, il Castello di Fougères. In effetti, siamo ormai a fine vacanza, ma non ci lasciamo scappare l’occasione di attraversare Sable-d’Or-les-Pins e rifare (dopo 10 anni) il bellissimo tratto di D34 che scorre lungo le accidentate coste del Cap Frehel. Doppiato il capo, torniamo sulla D786 costeggiando la profonda baia di Port à la Duc e superando il ponte sull’Arguenon, per poi ritrovare la D768. Alla rotonda con la D26 per Saint-Jacut-de-la-Mer, notiamo che a bordo della baia c’è uno slargo, e decidiamo di fare sosta tattica per passeggiata e spuntino.

Rinfrancati da questa sosta e da questa stupenda passeggiata, salutiamo l’Oceano ed entriamo nel più orientale dei dipartimenti bretoni, l’Ille-et-Vilaine, dove la D768 diventa D168. Ci avviciniamo che superiamo attraversando il Barrage de la Rance, diga per la produzione di energia idroelettrica sfruttando il flusso delle maree. Subito dopo, puntiamo a sud sulla D137. Breve tratto di N176 fino a Dol-de-Bretagne, dove ci immettiamo sulla D155 e via, fino a destinazione: Fougères, Camping Municipal Paron. Sicuramente più caro dei municipali precedenti (circa 15 euro senza elettricità), ma di livello nettamente superiore per ampiezza delle piazzole, ombreggiatura, efficienza e pulizia dei servizi, molto superiore al già eccellente standard francese.

19 luglio, lunedì. Lasciamo il campeggio e ci spostiamo in uno dei tre parcheggi (gratuiti) in centro città.

Siamo qui per il famoso castello, ma non ci facciamo mancare una lunga passeggiata nelle strade del centro storico, nel bellissimo giardino che dal municipio degrada verso il corso del fiume e nel borgo medievale, con le caratteristiche case a graticcio. La città fu per vari secoli un importante caposaldo del Ducato di Bretagna, almeno finché questo perse la sua indipendenza, verso la fine del ‘400. In età moderna, diventò un centro importante della lavorazione del cuoio e specialmente delle calzature, che occupava più della metà della popolazione attiva. Molto particolare la torre orologio ottagonale detta Beffroi, sulla piazza dove si svolgevano le contrattazioni commerciali.

Il castello, come tutti i castelli, si erge in altura rispetto al corso del fiume, addossato a una parete di roccia. Veramente imponente a guardarlo dall’altro lato della vallata, piazzato su uno stretto sperone circondato da un profondo fossato, ha la tipica struttura delle cittadelle medievali con tre cinte di mura poderose e alte torri, ma, a parte la prima cinta con le classiche costruzioni addossate alle mura, degli edifici interni del maniero e del mastio è rimasto poco o niente. Molto interessante il mulino a quattro pale, ancora funzionante, che sfrutta la caduta verso il fossato, partendo da uno specchio d’acqua a lato dell’arco d’ingresso alla seconda cinta, e cioè alla zona di visita a pagamento. Il complesso vale il viaggio, ma alla visita non darei più di tre stelle, mentre ne darei anche più di cinque all’insieme di città vecchia, borgo medievale e prima cinta del castello, gradevole, accogliente e molto ben tenuto.

Delizioso spuntino in una crêperie nel vecchio borgo, e verso le 4 pm si riprende la strada a spron battuto. Siamo infatti a 1400 km da casa, e così tireremo fiato solo dopo aver fatto 200 km. In prima battuta puntiamo a Laval. Da qui seguiamo la N162 fino ad Angers, che superiamo con qualche intoppo, portandoci in campagna sulla D952 e cercando la Loira, nella speranza di trovare qualche piazzola. Al primo incrocio con una dipartimentale, la D113, svoltiamo a destra attraversando piccoli gruppi di case e fattorie e grandi distese coltivate. Nel giro di un quarto d’ora, senza quasi accorgercene, sbuchiamo sul grande fiume e sulla D952 che lo costeggia. Ancora qualche km e dall’altro lato del fiume, all’altezza di un grande ponte, intravediamo un ampio spiazzo. Sono ormai le 8, e va bene così: ci portiamo sulla rive gauche per passare la notte nel parcheggio del ristorante Guinguette La Riviera, in prossimità del villaggio di Saint-Remy-la-Varenne, con vista sul borgo e sul ponte di Saint-Mathurin-sur-Loire.

20 luglio, martedì. In pista molto presto. Attraversiamo a ritroso il ponte per riprendere la D952. Arrivati a Rosiers, riattraversiamo la Loira e superiamo Gennes-Val-de-Loire, dove ci immettiamo nella D751 in direzione Saumur. Come era capitato all’andata, la strada scorre sull’argine, attraverso piccoli graziosissimi agglomerati di edifici e cantine vinicole, che si infittiscono avvicinandosi al capoluogo. Evitiamo di imbottigliarci in centro ed imbocchiamo subito la D347 in direzione sud-est, superando Loudun e poi Poitiers. Qui troviamo la N147, e dopo due ore e 150 km di marcia ci sgranchiamo le gambe a Lhommaizè, dove un cartello indicava un’area di sosta. In realtà, dopo aver fatto un piccolo tratto verso la campagna, torniamo indietro e parcheggiamo a ridosso del centro, nei pressi di un giardino che costeggia la Dive. Riprendiamo il viaggio, e dopo circa 40 km, sul lungo rettilineo che precede Saint-Bonnet-de-Bellac giriamo i 3000 km.

A Bellac cambiamo decisamente pista e prendiamo la N145. Altri 40 km, e verso le 14 pausa pranzo a Saint-Sornin-Leulac, dove una strettoia ci ha fatto rallentare abbastanza da notare un gran piazzale dotato di spazio picnic e fontanella. Ideale per una breve sosta. ovviamente gratuita. A Gouzon la nazionale devia verso nord, ma noi vogliamo tenere rotta a est e allora prendiamo la D915 che comincia ad arrampicarsi verso il Puy-de-Dôme, diventando D502 e poi D2144. Ragionando sull’ordine di 400 km al giorno per queste tre ultime giornate di viaggio, avevamo immaginato potesse essere interessate fare tappa a Saint-Eloy-les-Mines, dove è segnalato un Museo dedicato al lavoro dei minatori di carbone. Oltretutto siamo anche praticamente a secco, e infatti facciamo gasolio al locale Carrefour. Ma è ancora troppo presto, il Museo con il suo parcheggio è praticamente in pieno centro e perciò per noi poco accattivante, così come l’area di sosta gratuita. E si riparte, sempre sulla D2144, dove dopo tre o quattro km incrociamo il classico cartello “Plan d’eau”, che solitamente corrisponde a un’area attrezzata a bordo di un laghetto o uno stagno. Un bel giringiro tra le colline che sovrastano la valle della Sioule con le sue profonde gole. Attraverso una serie di stradelle rurali raggiungiamo e superiamo il piccolo borgo di Servant, e finalmente, tra il chiasso dei bagnanti e lo scampanellio dei bovini al pascolo, ecco il Plan d’eau de la Prade, dove passeremo la ventesima notte. A gratis, che ve lo dico a fare.

(dal mio diario) 21:50, siamo rimasti soli. Il sole è andato via da una mezz’ora, e quassù regna un silenzio assoluto. L’aria è fresca, bel contrasto con il caldo del viaggio tra Loira e Aquitania, e anche dopo, verso sera, qui nel Puy de Dôme. C’è una bella mezza luna, l’aria è tersa e frizzante, Bel posto, anche stasera c’è andata di gran culo.

21 luglio, mercoledì. Che calma, che silenzio. L’interno rurale della Francia è di grande bellezza. Verso le 8 un signore molto cortese ci fa presente che l’area sarebbe interdetta ai visitatori tra le 22 e le 8, evidentemente abbiamo toppato qualche cartello. Sorride, mi segnala il vicino campeggio. Merci, gli dico che stiamo per andarcene, tempo mezz’ora. Pas probléme, bon voyage. A questo punto, del viaggio, una volta ritrovata lo spettacolare tracciato della D2144 fino a Riom e poi a Clermont-Ferrand, che attraversiamo molto agevolmente. Da qui, praticamente siamo su una delle direttrici che meglio conosciamo, quella che attraverso la N102 e la valle dell’Ardéche ci porta alla valle del Rodano e da qui a casa. Fatti circa 200 km, ci accorgiamo di essere all’altezza del Lac du Bouchet, e allora perché non fare qui la pausa pranzo e goderci questo posto magnifico in condizioni climatiche migliori che all’andata? Verso le 4 pm ci rimettiamo in marcia, con l’intenzione di raggiungere Montélimar e da qui Nyons, tanto per vedere strade e posti nuovi. Però fatti meno di trenta km in questo bellissimo contesto di macchia mediterranea che già profuma di Provenza, una deviazione ci manda sulla D107, fino a Viviers. Da qui, non avrebbe senso tornare a nord verso Montelimar e perciò, attraversata Pierrelatte, rieccoci sulla “nostra” D94. Sosta tattica a Suze-la-Rousse per approfittare della locale area carico-scarico, e scivolando tra distese di vigneti a perdita d’occhio ci portiamo nel bel piazzale di Saint-Maurice-sur-Eygues, che fu la prima e sarà l’ultima notte di questo articolatissimo viaggio in Francia, già a questo punto il più lungo sia come giorni che come km, e ne mancain o ancora più di 400.

22 luglio, giovedì. Si può dire che da qui in avanti il Dinghy va da solo. Serres, Gap, Savines-le-Lac, Briançon, Montgenévre. Lasciamo la Francia verso le 2 pm. Giriamo i 4000 km verso le 5, quando a casa ne mancano una ventina.

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