GIOVEDÌ 3 AGOSTO. Partiti prima delle nove, entriamo in Francia verso l’una del pomeriggio, dalla solita Vallorbe. Prendiamo la N57 e facciamo sosta tattica a La Cluse-et-Mijoux, nella ormai classica bella piazzola ai piedi del forte. A Pontarlier imbocchiamo la D72 (che entrati nel Giura diventa D472), superiamo Salins-les-Bains e puntiamo a Dijon, dove prendiamo la D971. La strada è molto bella, superiamo la molto pittoresca Saint-Seine-l’Abbaye, e dopo qualche km veniamo attratti da un cartello che indica le Sources de la Seine. Una strada locale scende verso il fondovalle e ad uno slargo si trova un minuscolo parcheggio nei pressi di una staccionata, e poco più avanti una sterrata che porta a una locanda. La staccionata si interrompe nei pressi di un cartello, e attraverso pochi gradini si raggiunge uno spiazzo erboso attrezzato per picnic, molto ben tenuto a cura della città di Parigi. Nell’area vi sono alcuni resti di un tempio gallo-romano dedicato alla dea Sequana, una grotta artificiale che raccoglie l’acqua della sorgente principale della Senna (ma intorno ve ne sono altre sei), un ponte in muratura che è praticamente il primo delle migliaia di ponti sul grande fiume, che qui è poco più di un rigagnolo ma ricco d’acqua nonostante si sia in piena estate. La visita dura circa un’ora, ed è una buona occasione per sgranchire le gambe dopo quasi 500 km, intervallati da una sola tappa.






Proseguiamo lungo la valle della Senna e dopo un’oretta raggiungiamo la meta fissata per il primo giorno di viaggio, e cioè Châtillon-sur-Seine, dove proseguendo sulla D971 senza inoltrarci in centro individuiamo un grande parcheggio libero nei pressi di una scuola, in Rue de la Forgeotte.

VENERDÌ 4 AGOSTO. Si riparte con calma verso le dieci, sempre seguendo la D971 (che entrati in Aube diventa D671), in direzione Troyes, città già visitata ma che vale sicuramente una tappa. Troviamo senza particolari difficoltà un parcheggio a pagamento in pieno centro storico, 1.20 euro/h.






Una rapida visita, un veloce spuntino e si riparte, puntando decisamente a nord, seguendo la D373 in direzione nord-ovest, per aggirare Parigi e dirigerci verso la nostra prima meta, la Côte d’Albâtre in Normandia. Ma, come spesso succede al camperista edonista che viaggia guardandosi intorno senza orario e senza bandiera, dopo meno di 30 km compare a lato della strada un bellissimo spiazzo sulla riva di una darsena coperta di ninfee, appena superato il piccolo borgo di Mèry-sur-Seine. Fermato il Dinghy, andiamo a esplorare i dintorni, e dopo pochi passi scoppia un violento temporale che ci obbliga a rifugiarci in camper.



Sono solo le tre del pomeriggio, oggi abbiamo fatto in tutto meno di 100 km ma il posto è troppo bello e decidiamo di fare tappa qui per la notte. Verso il tramonto, il tempo si rimette al bello. Siamo a pochi passi dal villaggio, è c’è un gran silenzio, questa calma quasi inverosimile della campagna francese. Pensiamo alle spiagge affollate, ai centri storici invasi, e ci godiamo questo assoluto relax.

SABATO 5 AGOSTO. Con molta calma, dopo aver circumnavigato a darsena e passeggiato lungo il canale abbandonato (Ancien Canal de la Houte Seine) fino alla prima chiusa e alla vecchia casa del custode, si riparte.



Sempre seguendo le belle nazionali e dipartimentali, dopo una sosta per gasolio a Montmirail, superiamo Parigi sul lato est. Breve sosta per pranzo a Vauciennes, sfioriamo Beauvais dove imbocchiamo la N31, a Gournay-en-Bray ci immettiamo sulla D915 con obiettivo Dieppe. Piove ancora a dirotto, dopo 350 incrociamo la A28, pensiamo di evitare l’arrivo al mare sotto la tempesta oltre a doversi un po’ sbattere per trovare parcheggio, e ci decidiamo a prendere la prima autostrada di questo viaggio. Passiamo sulla A9, procediamo fino all’uscita 9, che ci collega alla D20 verso Saint Valery-en-Caux, poi prendiamo la D50 verso Cany-Barville, con la sua tranquilla e già sperimentata oasi del Lac de Caniel, e il suo ampio e molto ben tenuto parcheggio gratuito.


DOMENICA 6 AGOSTO. Ci siamo quasi. Il nostro obiettivo di partenza era la spiaggia di Quiberville per acquistare dalla bancarella che l’altra volta era chiusa una quantità industriale di coquillage da spazzolare comodamente parcheggiati con vista sulla marea in salita. Partiamo dal Lac de Caniel verso le dieci, ed entro mezzogiorno siamo sistemati per il pranzo.



Fatta la siesta godendo un po’ di sole, il secondo obiettivo era il bellissimo campeggio municipale di Veulettes-sur-Mer, dove eravamo già stati l’anno scorso. Verso le quattro siamo piazzati e docciati. La temperatura non è il massimo, ma meglio così che schiattare di caldo come nel 2022.



Resteremo fermi a Veulettes-sur-Mer anche Lunedì 7 e Martedì 8, a goderci sole e mare e riposo, buone letture e ottimo cibo in questo piccolo graziosissimo borgo della Côte d’Albâtre, meno noto di altri, ma che abbiamo nel cuore.






MERCOLEDÌ 9 AGOSTO. Fatta l’ultima doccia, partiamo verso le nove, dopo aver fatto scorta alla locale piccola boulangerie. Oggi ci aspetta un altro tappone, più di 300 km, perché ci sposteremo verso il Cotentin. Ieri avevamo scoperto che è possibile attraversare la Senna in traghetto, evitando così l’autostrada, ed è quello che faremo. Seguiamo dunque la D295 superando Fècamp, e a Goderville prendiamo la direzione verso Port-Jerome, attraversando centri grandi e piccoli nell’interno. Si avvicina l’ora di pranzo, e la strada costeggia un grandissimo parco in cui troneggia uno splendido edificio: l’Abbaye du Valasse, che subito scegliamo come luogo di tappa per il pranzo. Parcheggio gratuito con stalli dedicati ai camper, visita libera del parco. Da lì, seguendo la D173, raggiungiamo la Cale du Bac de Port-Jerome, dove ci imbarchiamo su un battello che in pochi minuti ci porta sull’altra riva, a Quillebeuf-sur-Seine.



Da qui, ci spostiamo verso Beuzeville per prendere la A13, che lasciamo a Caen, diretti verso il mare, che costeggiamo seguendo la ben nota D514. Superiamo Courselles-sur-Mer e Arromanches, e ci rendiamo conto che in questo settore, che è poi quello delle spiagge dello sbarco, aree e parcheggi sono molto affollati e la dipartimentale molto trafficata. Così decidiamo di deviare verso l’interno per raggiungere la la più scorrevole N13. Visto che abbiamo già fatto 250 km, all’altezza di Longues-sur-Mer, decidiamo di fermarci e di approfittare per visitare un sito che nei vari viaggi in Normandia non avevamo ancora toccato. Ma è ormai troppo tardi, l’Abbazia è già chiusa e così ci piazziamo per la notte nell’ampio spiazzo antistante la chiesa, nel Cotentin ci andremo domani. Posto molto tranquillo, all’arrivo siamo in sei camper ma prima di notte vanno via tutti e restiamo soli.



GIOVEDÌ 10 AGOSTO. Anche la notte è stata molto tranquilla. Svegliati dai rintocchi del campanile, due volte tre suoni brevi e poi una lunga scampanata, sembra quasi un saluto all’alba. Cercato pane e croissant, ma l’unico negozio è irrimediabilmente chiuso. Facciamo il punto, e decidiamo di approfittare per fare una passeggiata a piedi tra prati e pascoli verso il sito della Batteria di Longues-sur-Mer, che è a meno di due km. Il sito vale il viaggio: è ben curato, servito da parcheggi molto capienti con aree dedicate a bus e camper, una sezione dell’Ufficio del Turismo dipartimentale con un piccolo museo-boutique, servizi igienici, panchine, aiuole fiorite, area picnic. Dal parcheggio, una bella passeggiata in mezzo ai campi coltivati a grano raggiunge la scogliera a picco sul mare in un punto panoramico da cui si vedono in lontananza i resti del Porto artificiale di Arromanches. La batteria, una delle poche del Vallo Atlantico dove si possono vedere ancora i cannoni originali, era composta da diversi bunker collegati tra loro mediante cunicoli. A visita finita, Mirella decide che andrà a prendere il camper e mangeremo qui, così dopo pranzo faremo ancora un po’ di passeggiata verso il mare.





Alle quattro si parte. Dobbiamo fare un po’ di scorta cibarie, così lasciamo perdere l’idea di andare sula N13 e proseguiamo sulla D514. Superiamo le tante località legate alla memoria del D-Day (Colleville, Saint-Laurent, Vierville, Saint-Pierre-du-Mont, luoghi già visitati in molteplici occasioni) e dopo una breve sosta al Carrefour di Grandcamp-Masy – altro posto che sicuramente vale il viaggio ma sarà per la prossima volta – andiamo a imboccare la N13 a Osmanville. Usciamo a Saint-Côme-du-Mont verso la D913, superiamo Sainte-Marie-du-Mont e verso le sette siamo sistemati nel bel parcheggio gratuito nei pressi del Museo Memoriale di Utah Beach (La Madaleine Plage). Tempo bello, ne approfittiamo per fare due passi sulla spiaggia.



VENERDÌ 11 AGOSTO. Il posto è tranquillissimo. Sveglia con molta calma, poi torniamo sulla spiaggia per una visita rapida ai vari monumenti all’esterno del Museo e due passi nel villaggio di La Madaleine.



L’idea iniziale sarebbe quella di lasciarci tentare dal profumino che proviene dalla brasserie Le Roosevelt lì nei pressi del Museo, ma è strapieno. Perciò, torniamo al camper e ripartiamo, seguendo la D421 dietro la grande duna e in mezzo a prati e pascoli. Nel giro di 5 km la strada ritrova il mare e si viaggia su una specie di diga costiera: un vero spettacolo. Troviamo un piccolo slargo nei pressi dell’incrocio verso Fontenay-sur-Mer, e qui facciamo sosta tattica, seguita da una lunga passeggiata.



Mentre comincia a piovere, facciamo vari tentativi per i vari campeggi presenti su questo tratto di costa, e anche verso l’interno inoltrandoci tra stradine e minuscoli villaggi. Niente da fare, allora si torna al punto e verso le cinque si spegne definitivamente il motore, almeno per oggi. Vari acquazzoni si susseguono mentre ceniamo, poi finalmente smette, e ci godiamo un bel tramonto restando al calduccio dentro il Dinghy.


SABATO 12 AGOSTO. Durante la notte, l’alta marea è arrivata a lambire l’alto muraglione su cui siamo parcheggiati. Questa piazzola è praticamente a bordo strada, ma abbiamo dormito alla grande cullati solo dal fruscio delle onde. Non c’è un alito di vento, nei campi dall’altro lato della strada un po’ di nebbiolina, sulla sabbia fatta di minutissimi frammenti di conchiglie gabbiani che fanno festa. Partiamo abbastanza presto, per continuare la ricerca di un campeggio che ahimè anche oggi sarà infruttuosa. Come da programma, puntiamo verso Barfleur ma non c’è posto né nei campeggi né nella nuovissima area attrezzata. Torniamo verso sud, a Jonville stessa storia. Attraversiamo Saint-Vaast-La-Hogue, dove sfruttiamo l’area attrezzata, ovviamente piena, per fare carico e scarico. Ora di pranzo: posti incantevoli, ma è praticamente impossibile trovare un angolo dove fermarsi, e torniamo alla nostra postazione di Fontenay, che miracolosamente non è stata occupata da nessuno. Facciamo di nuovo il punto: dopo Barfleur, il nostro piano prevedeva di raggiungere il promontorio che chiude a est la baia di Cherbourg, ovvero Cap Lévi, ed è qui che arriviamo verso le cinque, viaggiando con molta calma ed attenzione tra strette stradine e piccoli villaggi. Ci attende un sito veramente spettacolare, un parcheggio gratuito in cima a una falesia, ai piedi del Faro in granito rosa alto 28 metri, messo verso metà ‘800 a segnalazione di pericolose secche, ricostruito nel 1947 dopo che i nazisti in ritirata l’avevano fatto saltare. Dal parcheggio parte una bella passeggiata alta sulla scogliera fino al Fort du Cap Lévi. Niente di meglio di una bella sgambata per riprenderci dai km percorsi inutilmente sulle quattro ruote. Ben abbigliati, perché non c’è per niente caldo. Il forte, costruito in epoca napoleonica e utilizzato con finalità militari fino alla fine della seconda guerra mondiale, è oggi trasformato in un resort, mantenendo le caratteristiche del passato, e si può visitare in lungo e in largo. Vale il viaggio, cinque stelle.






Verso le otto ritorniamo a baita. Nel parcheggio quasi deserto il Dinghy è sistemato in favore di tramonto, e dopo aver cenato ci godiamo questa vista attendendo la notte, illuminata dalla luce rossa del faro.



DOMENICA 13 AGOSTO. E chi si muoverebbe da questo paradiso, dove l’unico suono è la canzone del mare! È stato faticoso arrivare fin qui, ma la situazione è davvero impagabile. Dal finestrino osservo due conigli selvatici che si rincorrono tra i bassi cespugli e i cumuli di sassi di granito rosa, forse macerie del vecchio faro. Stanotte deve aver piovuto. C’è calma di vento, ma l’aria è frizzantina. Ma il viaggio è viaggio, e lasciamo Cap Lévi verso le otto e mezza. Obiettivo, la penisola della Hague, il capo opposto a questo, alla cui estremità occidentale c’è Cap de Goury. Facendo a ritroso l’ultima parte del percorso di ieri, raggiungiamo la D116 nei pressi di Fermanville, e la seguiamo in direzione ovest attraversando i bellissimi viali di una Cherbourg deserta (D901), per poi imboccare alla fine dell’abitato la costiera D45, che è in pratica una sequenza di saliscendi e curve che a tratti si scosta dal mare, con strettoie quando si incontrano i minuscoli innumerevoli centri abitati. Subito dopo Omonville-la-Rogue la strada fa una svolta decisa a sinistra, e sulla destra vediamo al volo un cartello che indica il Camping du Hable. Stop, dietrofront e breve sosta per chiedere se c’è posto. C’è, fissiamo la piazzola, paghiamo e proseguiamo per la nostra meta, a cui mancano circa 10 km. Verso le dieci Raggiungiamo Auderville, ritroviamo la D901, e dopo pochi minuti troviamo l’indicazione di sistemare il camper in un parcheggio (gratuito), perché l’ultimo km prima di Goury si può fare solo a piedi, esclusi residenti e autorizzati. Il parcheggio è abbastanza affollato ma comodo, la camminata a piedi è gradevolissima e offre una vista mozzafiato.



Il Cap de Goury ospita un porticciolo e una stazione di salvataggio in mare, oltre a un paio di ristoranti e una piccola brasserie. Ma soprattutto, offre lo spettacolo del massiccio Faro altro 50 m, in granito rosa, costruito nel 1834 su uno scoglio a 800 m dalla riva chiamato “le Gros du Raz”, per segnalare il Raz Blanchard, una delle correnti di marea più forti d’Europa. Sulla riva, di fronte al faro, una croce che ricorda l’affondamento del sottomarino “Vendémiaire” nel braccio di mare tra il Cotentin e le Isole del Canale.






Si fa fatica a staccarsi anche da questo luogo incantato. Uno spuntino, e torniamo indietro verso il campeggio. Sistemati in una piazzola molto comoda, vicinissima ai bagni, ci fiondiamo alle docce: l’ultima è stata 5 giorni fa, e anche se non ha mai fatto caldo da sudare, ne sentivamo un gran bisogno. Il Camping Municipale La Hable si rivela una sistemazione veramente confortevole, oltre che molto economica. Un pomeriggio di dolce far niente, e poi passeggiata verso il porticciolo di Omonville, dove ci regaliamo una bella cena al ristorante Le Mediterranée, a base di cozze alla normanna e patatine fritte, come è costume di questa regione. Degna conclusione di una giornata che merita cinque stelle.



LUNEDÌ 14 AGOSTO. Ieri, giornata piena di sole, una vera rarità nei nostri viaggi in Normandia; ma stanotte ha piovuto con raffiche di vento. Ora è calmo, e partiamo senza fretta, l’obiettivo di oggi è il non lontano Castello di Flamanville. I km non sarebbero tantissimi ma scegliamo ancora una volta strade un po’ più impervie per seguire la costa cercando i punti di interesse segnalati su una mappa recuperata in campeggio. Seguendo la D401, Facciamo tappa ad ammirare la natura selvaggia della Baie d’Écalgrain e del Nez de Jobourg; poi risaliamo verso Jobourg ad incrociare la D901; proseguiamo costeggiando un immenso impianto elettronucleare per poi deviare di nuovo verso il mare all’altezza di La Hague, seguendo la D318 fino al bivio verso il parcheggio (gratuito) della spiaggia di Vauville. Sosta tattica per pranzo, mentre si scatena un acquazzone che smette con la stessa velocità con cui è arrivato; lunga passeggiata e nuovo acquazzone.









Un’altra verifica alla mappa, e si prosegue, passando alti sul panorama delle Dunes de Biville, beccando poi la D64 a Vasteville, attraversando Clairefontaine e Siouville, sfiorando il porto di Dielette, dove prendiamo la D4. Appena entrati in Flamanville, sosta tattica per viveri in previsione della chiusura di Ferragosto; poi seguiamo le indicazioni per il parcheggio (gratuito) del castello. Che è chiuso; e niente, che ci stiamo a fare stanotte in questo peraltro bellissimo parcheggio quando c’è qui il mare a meno di 1 km? Si va e si vede. E si resta, nei pressi di un vecchio faro trasformato in ristorante con alloggio, in cima a una spettacolare scogliera ricoperta di erica con vista sul Cap de Flamanville, mentre il tempo si rimette al brutto.



MARTEDÌ 15 AGOSTO. Ha piovuto per gran parte della notte, mi ha svegliato il silenzio. Esco che non è ancora giorno, non so se sono stelle o luci, lì di fronte. Controllo sull’atlante: è l’isola di Guersney. Dopo colazione il sole ci invoglia a fare due passi nei dintorni, lungo sentieri ben segnati, tra natura selvaggia e antiche cave di granito.



Verso le dieci e mazza ci rimettiamo in marcia, obiettivo Le Rozel, dove ci dovrebbero essere un castello e un’area di ritrovamenti paleolitici. Infatti, li troviamo entrambi: ma il castello è un resort e nell’area sono in corso scavi e non è ancora accessibile al pubblico. Però nel castello si può girare tranquillamente, e nei pressi degli scavi alcuni grandi pannelli illustrano la storia del ritrovamento e le caratteristiche dell’insediamento, che riusciamo a fotografare dall’alto della rupe che lo sovrasta. Nel sito, scoperto in maniera fortunosa negli anni ’60, sono state finora ritrovate quasi 300 impronte fossili di Neanderthal, associate ad abbondante materiale archeologico tra cui tracce di animali, che fanno pensare ad attività legate in qualche modo della lavorazione della carne e della pietra. La zona degli scavi si trova all’inizio della spiaggia di Sourtainville, ed è protetta da grandi teli. Non è stato facile raggiungere lo sterrato che funge da parcheggio della spiaggia, ma ne è valsa la pena, anche per la spettacolare vista che si gode dall’alto della scogliera.









Approfittiamo del parcheggio per pranzare, e verso le quattro ci rimettiamo in marcia, senza un chiaro programma. Seguendo strade secondare quanto più possibile costiere, arriviamo a Carteret, affollatissima; superiamo Barneville, stessa situazione; presa la D15 a Portbail, pressati dal traffico, riusciamo a malapena a rallentare per dare un’occhiata al famoso ponte a tredici arcate che sovrasta la baia formata dall’estuario dell’Olonde. Impossibile sostare, sarà per la prossima volta. Sarà molto complicato trovare un posto per la notte qui sulla costa, e così decidiamo di seguire la D15 che punta nell’interno, e darci come meta Saint-Saveur-le-Vicomte, dove c’è un’abbazia e un castello: in genere, nei pressi di castelli ed abbazie ci sono spiazzi per parcheggiare, e magari sono anche interessanti da visitare. Manco a farlo apposta, il centro storico è chiuso per la rievocazione storica di non so qualche battaglia, e ci tocca procedere. Non vogliamo arrenderci alla prospettiva di fermarci su una delle tante “aire de repos” a bordo strada. Mi viene in mente che pochi km prima un cartello a una rotonda indicava un “Manoir du Parc“, torniamo indietro ma si tratta di una specie di castrum medievale trasformato in fattoria, dove vendono prodotti locali e affittano camere, nei pressi del villaggio di Huanville. Il negozio oggi è chiuso, possiamo curiosare in giro, ma non sostare per la notte. Riprendiamo il viaggio sulla D15, stavolta interrogo park4night che mi dà un parcheggio a Picauville, dove arriviamo che sono già le otto: un piazzale, un monumento, una chiesa, in giro nemmeno un’anima. Abbiamo impiegato molto tempo per fare pochi chilometri, e dunque senza allontanarci troppo dalla costa ovest che nei nostri piani vogliamo seguire fino alla baia di Mont-Saint-Michel. Per stasera, questa è una buona scelta. Domani è un altro giorno.



MERCOLEDÌ 16 AGOSTO. Veniamo svegliati dal suono dei campanacci ed intuiamo nella nebbia che si tratta di una piccola mandria di bovini al pascolo a due metri dal camper. Temperatura (dentro) sotto i 16°, fuori non mi azzardo a uscire. Caffè e croissant mentre si alza la nebbia e appare un tiepido sole un po’ velato. Due passi a piedi nel villaggio che continua a sembrare disabitato. Il monumento è dedicato alle vittime di quattro bombardieri del 91.mo Airborne USAF abbattuti su Picauville durante la Battaglia di Normandia. Salutiamo i bovini che continuano a masticare l’erba rigogliosa di rugiada e ci mettiamo in pista. Brevissima sosta boulangerie a Pont-l’Abbé, poi di gran carriera verso la nostra prossima meta, il Chateau Fort de Pirou. D24 fino al Carrefour Saint-Jores, D903 fino a La Haye, D900 fino a Lessay, dove puntiamo verso il mare seguendo la D652 e la D650. E alle dieci ci siamo.



Molto ben segnalato già nelle ultime quattro o cinque rotonde incontrate sul percorso, il Chateau Fort de Pirou è servito da un ampio parcheggio (gratuito), ed è un luogo di rara bellezza, restaurato e mantenuto in maniera eccellente a cura di una fondazione creata nel 1966 dall’Abate Marcel Lelégard. Circondato da una tripla cinta muraria e da un largo fossato, è una vecchia roccaforte di epoca normanna eretta dai primi Signori di Pirou, imparentati con i Signori di Hauteville (Altavilla), conquistatori dell’Italia meridionale. Offre alla visita sia gli spazi esterni (la panetteria, il torchio, la cappella, la grande sala delle riunioni e le antiche scuderie) sia gli spazi interni del mastio (le cucine, la sala delle guardie, la sala da pranzo), sia il camminamento sugli spalti, a cui si accede attraverso una ripida scaletta in legno. Nella sala delle riunioni si trova il ricamo di Pirou, realizzato da M.me Ozenne tra il 1976 e il 1992 studiando il punto sul modello di quello di Bayeux. La tela, lunga 58 m, racconta la conquista normanna dell’Italia meridionale e della Sicilia. Il biglietto d’ingresso non è per niente caro e la visita si svolge in piena libertà. Nella foresteria è collocato un piccolo ma grazioso negozio di souvenir. Questo sito ci ha letteralmente incantati. Non solo vale il viaggio, merita sicuramente un ritorno quando ripasseremo da queste parti.















Torniamo al camper verso l’una, che si fa adesso? Spuntino veloce e poi di nuovo in marcia. La meta sarebbe la Route submersible de la Vanlée, a circa 40 km da qui, però il gironzolare di ieri ci ha un po’ stufati, e guarda caso fatti pochi km verso sud sulla D650 siamo attratti da un cartello: “Camping à la ferme“. E proviamo anche questo: svolta rapida a sinistra, 500 m in mezzo ai campi e ci siamo. La reception sarebbe chiusa fino alle sei perché i gestori sono al lavoro nei campi, ma una gentilissima signora li va a chiamare e alè, pochi minuti ed è fatta. Sono solo le due, sistemati agevolmente in una bella piazzola ampia a pochi metri dai servizi, e ci spaparanziamo immergendoci nel dolce far niente. Siamo all’inizio della terza settimana, ed abbiamo già accumulato 1800 km. Ci sta.



GIOVEDÌ 17 AGOSTO. Veniamo svegliati dal picchiettare della pioggia sul tetto. Con molta calma facciamo le operazioni di carico e scarico e lasciamo questo bel posto tranquillo in mezzo ai campi. D650 in direzione sud fino al rondò di Heugueville-sur-Sienne, dove imbocchiamo la D20. Bella strada scorrevole, che per un lungo tratto offre lo spettacolo di un grande estuario che viaggia parallelo al mare, che a tratti abbiamo intravisto tra le fitte siepi che costeggiano l’asfalto. A Briqueville-sur-Mer svoltiamo verso il mare, e dopo una stretta gimcana tra le case il panorama si apre sull’Estuario della Vanlée, attraversato da un lungo rettilineo praticamente a filo di palude. Non per niente, all’inizio di questo km, i cartelli segnalano il pericolo di inondazioni dovute alla marea, e la presenza di montoni liberi al pascolo. Troviamo posto in un parcheggio (gratuito) molto affollato, nei pressi della calata a mare dei trattori dei coltivatori di molluschi, che taglia l’alta duna dando accesso a una spiaggia (libera) che si estende a perdita d’occhio. Il tempo si è messo decisamente al bello, anzi c’è proprio caldo. Dopo pranzo, passeggiata verso le saline, altro punto notevole di questo sito, che lasciamo verso le tre, diretti a sud.






La nostra meta è la Route des Falaises, che offre una spettacolare vista sulla baia di Mont-Saint-Michel; poi vedremo dove piazzarci per l’ultimo notte all mare della Normandia. A Bréhal ci immettiamo sulla D971. Da qui in avanti il percorso si snoda nell’interno attraverso dipartimentali grandi e piccole, grandi distese di campi coltivati inframmezzate a piccoli villaggi. Superata Carolles, la strada torna larga e in breve si comincia a vedere di nuovo il mare. C’è una piazzola, accostiamo giusto il tempo di fare una foto perché c’è un magnifico divieto di sosta ai camper, ma notiamo che ai piedi della scogliera c’è un gruppo di costruzioni che somiglia a un campeggio. Ed infatti è così, anzi meglio: in pochi minuti raggiungiamo un incrocio in mezzo al paesino di Saint-Jean-le-Thomas, dove spicca il classico cartello che segnala l’area camper. Non ci illudiamo di trovare posto, tra ieri e oggi abbiamo incrociato centinaia di camper, ma tentar non nuoce e stavolta la fortuna ci assiste: un posto c’è, l’ultimo, e per fortuna non è sull’asfalto ma sullo sterrato. Nonostante l’affollamento, il posto è calmissimo. Non sono ancora le quattro, abbiamo fatto poco più di 30 km ma non vediamo l’ora di spaparanzarci sotto l’ombra dei pini. Senza elettricità, perché le 4 prese sono già occupate, 10 euro per 24 ore. A 300 metri dal mare, che si intravede dietro la capanna dei servizi. Ottima sistemazione, per la nostra ultima notte in Cotentin.



VENERDÌ 18 AGOSTO. Ieri sera, per la prima volta, abbiamo tirato tardi sotto un cielo limpido e stellato. Stamattina, sveglia abbastanza presto, e lunga camminata verso il centro in cerca di una boulangerie per scorta pane e croissant. Dopo colazione, passeggiata al mare, che è in alta marea. Sfruttiamo la tariffa restando fermi qui anche per pranzo, e intanto cominciamo a fare il piano del rientro, perché siamo a 1087 km da casa. Oggi ne faremo non più di 200, puntando a sud est verso Le Mans. Deciso.



E infatti, seguendo una pista ormai ben nota, dopo una sosta tattica per gasolio al Leclerc di Saint-Hilaire-du-Harcouet, e un’altra sosta tattica per spesa al Carrefour di Alençon, Mirella suggerisce di evitare di far la fine dello scorso anno cercando inutilmente spazi o piazzole e senza perdere tempo ficcarci in un campeggio municipale. Detto fatto, lo troviamo dopo una ventina di km, a Beaumont-sur-Sarthe. Sono quasi le sei. Il campeggio è veramente bello, a bordo fiume, ampi viali e belle piazzole, uno spettacolare blocco servizi dotato addirittura di una sala comune con tv e biblioteca; e vale la sosta anche per il prezzo, solo 18 euro. Manco a farlo apposta, appena parcheggiato attacca a piovere. Ma i camperisti edonisti non si scompongono, e dopo una ricca doccia sono pronti a fare cena all’aperto, sotto il tendalino.



SABATO 19 AGOSTO. Oggi si parte con un mio chiodo fisso dopo aver studiato la cartina: scendendo verso Orléans, facciamo una deviazione a Meung-sur-Loire, città dove il commissario Maigret aveva la casa di vacanza e dove si ritirò dopo la pensione. E così, direzione sud sulla D338 fino a Le Mans, dove giriamo i 2000 km. Da qui direzione est sulla D357 fino a Beauce-la-Romaine dove deviamo sulla D74 verso la valle della Loira. Arriviamo alla nostra meta verso l’una, sotto il peggior acquazzone di questo umidissimo viaggio. Che smette giusto il tempo di premetterci il parcheggio (gratuito) in una piazzetta di periferia, per pranzare e poi continuare superando Orléans, sulle strade arcinote del Loiret e della Yonne.



Non piove più. Una bella galoppata verso est, per un lunghissimo tratto sulla D2060 fino a Montargis, poi sulla D943 sfiorando Triguéres e Joigny fino a Saint Florentin, dove cominciamo a costeggiare il Canale di Borgogna seguendo la D905. Paesaggi che conosciamo bene, e che restano incantevoli. Superiamo Ancy-le-Franc, che era stata una delle nostre tappe in un viaggio precedente, e giunti ormai a cinque ore ininterrotte di viaggio proviamo ad esplorare il paese successivo, Nuits. Nei pressi di una chiusa sull’Armançon, subito fuori da una porta monumentale che lascia supporre un glorioso passato, troviamo un vasto parcheggio in parte sterrato, ombreggiato da grandi tigli, dotato di acqua corrente e servizi igienici, e perfino di attacchi alla corrente elettrica. Appena arrivati ci fermiamo vicino a un prato sulla sponda del laghetto formato dalla diga, dove ragazzini giocano nell’acqua; aiuole fiorite e panchine, decoro e grande pulizia. In fondo, un antico ponte a tre arcate. Una coppia di anziani si ferma a fare due chiacchiere, altri passanti salutano cordialmente. Il parcheggio, ça va sans dire, è gratuito. Mentre scende la sera, cambiamo posizione avvicinandoci alle prese. Non potevamo chiedere di meglio.






DOMENICA 20 AGOSTO. L’equipaggio si sveglia solo con i rintocchi della campana delle nove. La grande calma e la temperatura gradevole ispira a visitare questo borgo, dove pare che il tempo si sia fermato – cosa peraltro comune a tutti i piccoli centri della Borgogna. Spiccano davanti alla porta due colonne edificate forse nel XVIII secolo, di cui si ignora la funzione, anche perché le iscrizioni furono abrase durante la Rivoluzione. In fondo all’abitato c’è anche un piccolo castello, edificato in stile rinascimentale all’inizio del XVI secolo da Francois de Chenu, barone di Nuits. Il castello è una dimora privata; il parco, che è normalmente visitabile, oggi è chiuso



Ora di muoversi, sempre sulla solita D905. L’idea è di dividere in due tranche i 600 km che ci mancano per casa. Entriamo in Côte-d’Or, a Vitteaux notiamo una boulangerie aperta, e ci fermiamo a fare spesa senza trascurare di esplorare un borgo tante volte sfiorato e mai guardato con l’attenzione che merita.



Più avanti, ci ritroviamo a fare un tratto di autostrada non a pedaggio intorno a Dijon. Sosta tattica per pranzo in un parcheggio sul lungofiume della Norges poco prima di entrare a Genlis; e ancora avanti, sulle belle strade di Francia, ed eccoci nel Giura e poi subito nel Doubs. Per non fare la stessa strada dell’anno scorso, a Dole cambiamo pista e passiamo sulla D673 verso Besançon. Ma è troppo presto per fare tappa in quella bellissima città ricca di storia e allora ancora avanti, sulla N57 verso Pontarlier e il confine svizzero. Questo è forse uno dei tratti di Francia che conosciamo meglio, curva dietro curva, salita dietro salita; e allora perché non fermarsi da queste parti per l’ultima notte? Detto fatto, per non girare troppo a vuoto, interrogo per la seconda volta in questo viaggio park4night, che ci guida nel grandissimo piazzale della scuola di sci di Les Hôpitaux-Vieux. Siamo sui 900 m di altitudine, e c’è più caldo qui che al livello del mare tre giorni fa, ma all’ombra si sta bene.



LUNEDÌ 21 AGOSTO. Sveglia presto, partenza verso le otto e mezza. Meta, il più vicino ufficio postale, perché ho qui un mazzetto di cartoline da spedire. E così, tocchiamo un altro centro sempre solo sfiorato, Les Hôpitaux-Neufs.

Da qui a Vallorbe il Dinghy è come se andasse da solo, e lasciamo la Francia verso le nove. Dopo la solita sosta tattica al Simplon Pass, dove per una volta nella vita decidiamo di consumare un pasto svizzero a prezzi svizzeri – si vive una volta sola! – alle quattro del pomeriggio siamo a casa.
Ne abbiamo viste davvero tante, e provate tantissime emozioni. Diciannove giorni di viaggio per 2951 km complessivi, di cui 2596 in Francia. Ripercorrendo strade note ma soprattutto cercandone di nuove. Non esaurire tutte le possibili mete studiate a tavolino prima della partenza, lasciarsene qualcuna per la prossima volta. Questo è viaggiare.
Complimenti per il racconto pieno di dettagli preziosi. Grazie per la condivisione!
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