GRECIA 2025

Partiti da casa domenica 31 agosto, con molta calma. Il viaggio in Grecia è stato programmato a settembre a) perché finalmente con la pensione di Mirella siamo liberi di fare viaggi lunghi in qualsiasi stagione e b) perché l’ultima volta, nel 2022, avevamo sofferto troppo il caldo. Prima destinazione la Salina di Comacchio, dove eravamo stati a novembre del 2014, ultimo viaggio con Kira, esattamente 10 mesi fa. Questo è invece il primo viaggio lungo con Trilli. Un gran bel posto, un gran bel ricordo.

Nel pomeriggio di lunedì 1 settembre ci spostiamo a Bellaria per visita parenti. Trilli si sta ambientando.

2 SETTEMBRE, MARTEDÌ. Inizia il viaggio. La Grecia ci manca da tre anni, durante i quali sono successe molte cose per quanto riguarda i vettori. Il campeggio a bordo è stato definitivamente cancellato – ma in ogni caso l’esperienza del 2022 fu del tutto negativa, ed avevamo già stabilito di non usare più questa opzione. Le grandi e belle navi Minoan sono state dirottate da Grimaldi sulla linea per la Sardegna. E dunque, abbiamo scelto un passaggio in cabina con la Superfast III, una nave che si presenta moderna e confortevole, certamente più delle carrette che Grimaldi ha messo in partenza da Ancona. Qui invece nulla è cambiato sotto il sole, la viabilità è come al solito sconnessa e incasinata, il cosiddetto terminal ha sempre lo stesso aspetto precario. Novità positiva, le chiavi ci vengono consegnate al check in, e dunque non dovremo fare coda alla reception. Le operazioni di imbarco sono molto veloci; scopriamo con disappunto che per questioni di sicurezza non sarà possibile allacciare il camper alla corrente, e alle 12 prendiamo possesso della cabina esterna 8110, dotata di un immenso oblò. Nel quarto d’ora circa che trascorre tra l’ingresso in garage e l’ingresso in cabina, inevitabile il confronto con la Cruise Europa della Minoan, che fu la nostra nave per tantissimi anni, dal 2014 con l’opzione ultimo viaggio nel 2020: questa, varata nel 2000 e dunque dieci anni prima, presenta qualche segno di usura anche se alla fin fine regge bene l’età.

Come da programma, la nave lascia il porto alle 14:30. Pomeriggio pigrissimo in cabina, Trilli all’inizio sembra spaesata ma poi con molta naturalezza prende possesso del letto. Usciamo a fare due passi. Gli spazi sono confortevoli e in ordine, la nave sembra poco affollata sia nei saloni che sul ponte. Ora di cena, festeggiamo la pensione di Mirella con una spettacolare moussakà e un bel brindisi a noi e alla Grecia.

3 SETTEMBRE, MERCOLEDÌ. La nave entra in acque greche, facciamo una buona colazione e poi ancora due passi sul ponte in attesa dell’arrivo in porto, che avviene puntualmente alle 12:30, come da tabella. Sbarco molto veloce, ci districhiamo agilmente dal solito traffico impazzito di Igoumenitsa; assaporiamo il ben noto paesaggio attraversando le distese di agrumeti che coprono quasi per intero quello che era una volta il delta paludoso del fiume Thyamis, antico confine tra la Tesprozìa e la Caonìa (antiche regioni del regno dell’Epiro; la prima è oggi una prefettura ellenica, la seconda fa parte dell’Albania). Brevi soste per il classico acquisto di psomì e spanakotiropita lungo il breve tragitto che ci porta alla nostra bella spiaggia di Sagiada 2, dove arriviamo verso le 14. Anche se conosciamo i recenti – e motivatissimi – inasprimenti del divieto di campeggio, che peraltro con ci ha mai impedito di parcheggiare liberamente, e nonostante la diffusione di qualche notizia (sicuramente falsa) su multe salatissime e addirittura rimozioni forzate se si parcheggia troppo vicino al mare, non abbiamo nessuna esitazione a ritrovare la solita postazione nei pressi della “nostra” doccia. Prima volta a settembre, e francamente non ci aspettavamo che ci fossero altri ospiti, è un luogo dove raramente abbiamo visto arrivare altri camper: stavolta ne contiamo quattro, ma in ogni caso c’è spazio per tutti. Minaccia pioggia, e infatti prima di cena si scarica un furioso temporale, che come è arrivato cessa. Grande relax, profumo di erba bagnata e di salmastro. Nessuno ha voglia di spignattare, cena frugale con tirospanakopita. Ci vuol davvero poco, per essere felici.

4 SETTEMBRE, GIOVEDÌ. Mi sveglio prima dell’alba, farei due passi ma ci sono solo 15° e si sta bene dentro. Il piano prevede di restare qui oggi in sosta, a goderci – finalmente! – il mare, e domani partenza verso il Peloponneso ionico, dove non siamo più stati dal 2014, con un ritorno a Cefalonia, mai più toccata dal 2009. In mattinata Mirella prova a convincere Trilli a entrare in acqua, ma c’è poco da fare, la ragazza dissente. Non sono arrivate le solite mucche, ma nel pomeriggio ci raggiunge un pastore con un bel gregge di capre. Trilli è felice. Siamo proprio sicuri di partire già domani?

5 SETTEMBRE, VENERDÌ. Sveglia calma, preparativi per la partenza. Verso le 10:30, salutiamo Sagiada facendo il pieno d’acqua alla solita fontana sul molo. La meta di oggi è il porto di Kyllini. Da Igoumenista è bellissimo andare sulla ampia e scorrevole Statale 18 per Preveza; qui, subito dopo il tunnel sotto l’imbocco del Golfo di Ambracia, è stato da pochissimo aperto il raccordo verso la Ionia Odòs-A5, denominato Amvrakìa Odòs-A52. Tutta autostrada; brevissima sosta tattica in una piazzola in vista della spiaggia di Monolithi, e verso le 15 ci immettiamo sul Gefira Charilaos Trikoupis, altrimenti noto come Ponte Poseidon. Il pedaggio è aumentato di soli 2 euro rispetto al 2022, francamente mi aspettavo di più. Superiamo Patrasso. La Ionia Odòs si connette con la Olympia Odòs-A8 e attraversa i resti della vastissima pineta completamente distrutta da un incendio di cui si sente ancora l’afrore e poi si trasforma in una serie di cantieri, che ne porteranno il tracciato fino a Pyrgos. In alcuni tratti il nuovo percorso è bello e scorrevole, in altri un po’ accidentato; così usciamo e prendiamo la classica Statale 9. A Lechanià svolta a destra, e in 15 km siamo a destinazione. In tutto, di km ne abbiamo fatti 340, un vero tappone per le nostre medie abituali in Grecia. Sono solo le cinque del pomeriggio, decidiamo di acquistare già il biglietto per domani verso Cefalonia (questo sì molto caro, 125 euro), e perdiamo un po’ di tempo per cercare un buona sistemazione per la notte. Niente spazio nel posteggio sul lungomare dove ci eravamo fermati l’ultima volta, usciamo dall’abitato ma non siamo convinti, e dopo un po’ di giri esplorativi optiamo per una spianata nei pressi dell’ingresso del porto, a portata di doccia. Cena felice da Sou-Mou, una delle più rinomate taverne di Kyllini; meno felice il rientro al Dinghy, che appena aperta la porta viene invaso dalle zanzare. Poco male: fatta doccia veloce ci tappiamo dentro, e dopo un aspro e accurato combattimento, tutto a posto e notte molto tranquilla.

6 SETTEMBRE, SABATO. Tutto pronto. Alle 11 ci mettiamo in coda per l’imbarco sulla nave Fior Di Levante. Partiamo alle 12:30, alle 14:15 sbarchiamo a Poros. Non abbiamo un’idea precisa dell’itinerario che faremo, secondo park4night su Cefalonia ci sono solo due campeggi e niente aree camper. Ricordiamo però molto bene il punto tappa del viaggio 2009, una piazzola a picco sul mare lungo la statale tra Sami e Agia Eufimìa. Al bivio di Tzanata prendiamo a destra verso Sami, con l’idea di fermarci a fare uno spuntino per strada e poi con calma proseguire, qualcosa troveremo. Circa 4 km dopo il bivio, per una strana coincidenza, giriamo i 1000 proprio in corrispondenza di uno slargo subito dopo un piccolo uliveto e un cascinale che sembra abbandonato. Un posto senza nome, all’ombra di un leccio maestoso, e infatti lo battezzo Ypòdrys (sotto la quercia). Giusto il tempo di mettere insieme una bella choriàtiki, e si riparte, contornati da un paesaggio di straordinaria bellezza.

La strada, stretta e tortuosa, segue il corso di un vallone, e la memoria non può non andare alle tragiche giornate del settembre 1943; incrociamo pochissimi villaggi e rare stradicciole che si inerpicano verso le aspre cime. Nei pressi dei villaggi, scarse coltivazioni e qualche pascolo. Qua e là, resti di case distrutte, dalla guerra? dal terremoto? Superiamo Koulourata, uno dei luoghi nominati nella lapide affissa al memoriale del Monte San Teodoro; da qui la strada scende rapidamente verso Sami. Qui sbagliamo strada facendo un po’ di giringiro tra il porto e le stradine strettissime del centro, ingannati da ricordi che si intrecciano, finché imbocchiamo la direzione giusta verso nord ovest. Sono quasi le cinque, seguiamo la costiera tra Sami e Agìa Eufimìa intasata di auto parcheggiate in ogni buco, con non poca delusione dobbiamo scartare la soluzione “piazzola del 2009” perché è piena di auto e moto, superiamo Agìa Eufimìa che in questi 16 anni è diventata una specie di trafficatissima Portofino ellenica e ci inoltriamo nell’entroterra. Al bivio di Divarata prendiamo a sinistra. La strada è molto bella e panoramica, e procediamo lentamente mentre affiorano ricordi di viaggio e di avventure; ai nostri piedi la famosa spiaggia di Myrtos, dall’alto vediamo un grande parcheggio pieno zeppo di vetture. Superiamo Agkonas, il traffico resta intenso, la speranza di trovare un posto qualunque a bordo mare si affievolisce e così abbandoniamo l’idea di tentare la discesa verso Agìa Kiriakì, altro luogo toccato nel 2009, anche se quella che allora era una sterrata è stata asfaltata. Idem al bivio per Zola, subito dopo Kardakata (altro luogo di battaglia e massacro nel settembre del ’43), dove facciamo una brevissima pausa per decidere la direzione da prendere, optando appunto per procedere sulla penisola di Paliki in direzione di Lixouri, unico centro dell’isola che non conosciamo. Quasi di colpo, dai 300 m di Kardakata la strada si porta al livello del mare costeggiando una zona umida non priva di fascino; anche il paesaggio lato mare sembra accattivante, ma spazio per la sosta non ce n’è, e allora si procede, abbandonando la costa e raggiungendo l’abitato di Lixouri. L’attraversiamo quasi per intero, il sole ormai sta scomparendo dietro le colline a ovest, quando intravedo un cartello che indica un parcheggio, in direzione del mare. Se non si va non si vede: e allora andiamo, e vediamo. Decisione felice, perché ci ritroviamo in una ampia zona recentemente attrezzata a parcheggio gratuito, sul confine sud del paese, a ridosso di una spiaggia libera dotata di docce e servita da un beach bar. Sono le sei passate, nessun divieto, per stanotte andrà più che bene. Cito dai miei appunti: «Il posto è davvero molto bello: appena fatta doccia entrambi, ma quanta strada! e che strada! panorami mozzafiato, certo, ma anche da paura. E stanchezza, e stress per non trovare niente, ma poi, con il solito culo del camperista edonista, ecco questo parcheggio nuovissimo pare asfaltato ieri apposta per noi. Insomma, alla fin fine, è andata bene così.» Dalle mappe scopriremo che la località si chiama Fikia, cioè “fichi”; ma di essi nessuna traccia.

7 SETTEMBRE, DOMENICA. Se ieri, sabato, abbiamo trovato grande affollamento fino alle sei di sera, figuriamoci oggi che è domenica. Ho fatto fatica a prender sonno, c’è stato andirivieni e chiasso fino alle due di notte, e tunza tunza da uno dei ristoranti del lungomare, che smette solo quando vedo dalla finestra il lampeggio blu di un’auto della polizia. Nel silenzio della notte, rotto da uno scalpiccio – una coppia che porta a spasso il cane alle tre di notte – e dal fracasso di un motorino, emergono ricordi di quel viaggio mitico del 2009 e anche di quello in solitaria del 2008, chissà perché non ricordavo strade così strette e faticose come le ho trovate oggi. Prendo finalmente sonno, e mi sveglia il profumo del caffè, mentre Mirella è uscita a guardare il mare, che ha un bel colore ed è molto placido. Intanto, abbiamo deciso che oggi si fa pausa, e che domani, invece di fare ancora strada a ritroso, prenderemo il traghetto per Argostoli, imbarco qui a 1 km. Fatta colazione, vado in cerca di un artopoìo, il centro è qui a due passi. E di un cafè ellenikò skieto, che ancora non ho avuto tempo e modo di gustare.

Lixouri è un bel paesone lungo e stretto, sono appena le nove ma c’è già caldo e per raggiungere la piazza principale scelgo stradine interne all’ombra, dove iniziano ad aprire negozi e taverne di ogni tipo, e si sparge il solito profumo ellenico delle cucine che si attivano. Il resto della giornata trascorre nella quiete più assoluta.

8 SETTEMBRE, LUNEDÌ. Alle 8:00 sveglia, alle 9:00 supermercato per scorte, alle 9:10 siamo sul pontile in attesa del traghetto. Mezz’ora di traversata, raggiungiamo Argostoli, affollatissima, ed è evidente la differenza con Lixouri, che restando fuori dai circuiti turistici è molto più tranquilla. Anche così, riusciamo a trovare posto per il Dinghy un po’ prima del Faro di San Teodoro. Dopo la passeggiata al faro, riprendiamo la strada lanciando uno sguardo veloce alla Casetta rossa, residenza privata dove furono radunati gli ufficiali italiani della Divisione Acqui prima di essere fucilati. La casa in effetti non è quella originale, fu ricostruita dopo il terremoto del 1953 mantenendo forma e colore della precedente. A meno di un km, la Fossa delle fucilazioni, una delle tre in cui “vennero ammassate le salme di parte dei 153 ufficiali della Divisione Acqui fucilati dai tedeschi a San Teodoro il 26-26 settembre 1943”, come recita l’epigrafe in italiano e in greco posta su una delle pareti calcaree della fossa. Come la Casetta rossa, si trova in un terreno privato recintato, che mani pietose mantengono in perfetto ordine e libera dalla vegetazione. Sono, questi tre Luoghi della Memoria, il motivo per cui in questo viaggio ho voluto tornare a Cefalonia. Da qui, ci spostiamo velocemente al Memoriale che sorge in cima alla collina chiamata “Monte Telegrafo”, già visitato in precedenti occasioni, senza dimenticare di dare un saluto anche alla piccola edicola di Agia Varvara (Santa Barbara), edificata dagli artiglieri italiani durante l’occupazione dell’isola e tenuta anch’essa in ordine da mani pietose; e alle rovine della casermetta della prima batteria costiera, a presidio dell’imbocco del golfo di Argostoli, quasi interamente ricoperte dalla macchia.

Dopo aver scambiato due chiacchiere con una simpatica coppia di italiani in moto e due anziani agricoltori greci in pausa relax all’ombra dei grandi pini che circondano il monumento, verso le 16 ci spostiamo in direzione di Poros dove abbiamo deciso di dormire in attesa dell’imbarco. Lungo il percorso facciamo una breve sosta al Memoriale della guerra di liberazione, che ricorda anche l’apporto dato dai militari italiani sopravvissuti all’eccidio impegnati nei reparti dell’ELAS/EAM. Parcheggiato il Dinghy, torniamo dopo 16 anni a bere una portokalada nel bar To Spitisio, dove eravamo stati appena sbarcati nel 2009, e così il cerchio si chiude.

9 SETTEMBRE, MARTEDÌ. Notte nella frescura, risveglio molto calmo. Il porto lentamente si affolla verso l’imbarco, che è alle 9. Piccola pausa a Kyllini per salutare l’amico Rino, e via di gran carriera verso Kalamàta, dove ci sistemiamo nell’accogliente Camping Fare, un po’ distante dal centro ma non è un problema, perché abbiamo appuntamento con l’instancabile Akis, amico e guida in tutti i nostri viaggi da una decina di anni a questa parte, che è qui in vacanza dal suo “compariello” Vasilakis. Il nome del campeggio richiama l’antica città, citata da Omero e da Pausania, che sorgeva sulle alture che sovrastano la moderna Kalamàta.

10 SETTEMBRE, MERCOLEDÌ. Vita da pensionati ben si concilia con vita da camperisti, ma siamo qui con due importanti obiettivi culturali. Il primo è il Parco Comunale della Ferrovia (Δημοτικό Σιδηροδρόμων Πάρκο), realizzato dall’amministrazione comunale nel 1986 intorno alla vecchia stazione OSE della città. Nel museo all’aperto, creato sulle banchine circondate da aiuole fiorite ed ampi spazi alberati, sono esposte una decina di locomotive a vapore e un paio di automotrici diesel Breda, identiche a quelle su cui avevo viaggiato nel lontanissimo 1975, oltre a carri merci e varie attrezzature ferroviarie. Un bel tuffo nel passato immerso nel profumo dei pini: quella stazione è una delle tante in cui feci tappa nel mio primo viaggio in Grecia, lontanissimo nel tempo, vicinissimo nel cuore.

Seconda tappa, il centro antico della città, ai piedi dell’imponente castello, con i suoi negozietti e le sue taverne, che visitiamo dopo il tramonto aspettando l’ora di cena. Molto particolare, la minuscola Chiesa dei Santi Apostoli (Ιερός Ναός Αγίων Αποστόλων), che conserva affreschi di epoca bizantina.

11 SETTEMBRE, GIOVEDÌ. Terza tappa, l’antica Messini, vasta città fondata nel IV sec. a.C., sede di un importante santuario dedicato ad Asclepio e di altri bellissimi edifici come il teatro, il ginnasio, lo stadio e la spettacolare fontana di Arsinoe. Molto interessante, nei pressi dell’ekklesiasteron, una meridiana molto ben conservata e ancora perfettamente funzionante. Accompagnati dall’infaticabile Akis, il caldo non ci ha impedito di affrontare la visita del sito e del piccolo ma esauriente Museo. Il complesso si trova nelle immediate vicinanze del villaggio di Mavrommati, dove parcheggiamo il Dinghy in cerca di ristoro.

La mattinata è passata in fretta, a ora di pranzo siamo ancora in ballo , e allora senza fare troppa strada restiamo in zona accomodandoci nella bella Taverna Ithomi, mangiato benissimo e speso il giusto.

Sono ormai le tre e mezza quando lasciamo Mavrommati e riaccompagniamo Akis a Kalamàta. Sarebbe indispensabile una sosta tattica perché la nostra meta è abbastanza isolata, e siamo praticamente senza scorte. Invece, partenza a razzo via A7 verso nord, destinazione il fascinoso Limni Doxa, dove eravamo stati nel 2019. Memori di quel viaggio, vogliamo evitare di uscire a Tripolis, il cui attraversamento era stato abbastanza faticoso l’altra volta, e lasciamo l’autostrada a Nestani, dove intraprendiamo una infruttuosa ricerca di un supermercato, rischiando di perderci nei meandri delle vie e viuzze dell’altopiano intorno alla palude Stymfalia, completamente fuori strada rispetto al nostro obiettivo. Messo in campo un minimo di senso dell’orientamento, dietro front verso il primo incrocio che avevamo superato dopo l’uscita dalla A7, e per avventura (o per una gran botta di culo) ci troviamo a ripercorrere una strada battuta nel 2009 e a fermarci nella piccola ma animata città di Levidi, dove grazie a Dio è ancora aperto l’unico supermercato tra Tripolis e Stenò, lunga la vecchia Statale 111. Meno di 20 km se a Milià (2 km dall’uscita dell’autostrada) avessimo tirato diritto invece di svoltare a destra verso Mantinea – un luogo segnato sulla carta ma inesistente, e poi Artemisio, Orcòmeno, Kandyla, e via cercando per quasi 60 km.

Vita da camperista. Da qui in avanti, seguendo la Statale 111, raggiungiamo il bivio per Kalavrita e finalmente ritroviamo nella segnaletica stradale nomi già fissati nella memoria. Raggiungiamo Likouria mentre annotta, da qui tornante dietro tornante la provinciale – molto panoramica – scala verso un passo senza nome a circa 1.400 m di altitudine. Ci lasciamo alle spalle la chiesetta dedicata al Profeta Elia, ed e ormai notte fonda quando affrontiamo la ripida discesa per le quattro case e le fattorie di Louzi, dove inizia la vasta piana di Feneos, nota per l’abbondanza d’acqua e ricca di campi coltivati. Ricordavo benissimo il bivio a gomito verso Archaia Feneos, e riprendiamo a salire con stretti tornanti che costeggiano il villaggio completamente buio. Ci siamo quasi. Superato il minuscolo cimitero, unico punto illuminato negli ultimi due km, al primo bivio prendiamo a sinistra: altro errore di rotta, ma me ne accorgo subito e facciamo dietro front manovrando nel cortile di una villetta. Il bivio che avremmo dovuto prendere era invece cento metri più avanti, ultimo km e parcheggiamo davanti alla chiesetta di Agios Fanourios. Sono solo le otto e mezza di sera, abbiamo sulle spalle quattro ore di viaggio per 191 km, di cui 100 in autostrada e 40 spesi a vanvera. Ma siamo davvero felici di non esserci arresi per strada cambiando meta, e stasera essere qui. Dal mio diario: “Oggi è stata giornata molto impegnativa – stancante ma anche bella. In piedi dalle 7:30, sempre in ballo, tra fare cose di partenza, viaggiare, visita scavi, visita museo, pranzo, rientro Kalamàta, saluti, viaggio, ricerca market, viaggio, scende la notte, sosta, cena veloce, lotta con calabrone. Buonanotte. A domani.”

12 SETTEMBRE, VENERDÌ. Dormito tanto e bene, bel fresco dopo tanta calura, e dopo colazione Mirella propone di cambiare parcheggio. Dalle nostre passeggiate del 2019, ricordava spazi ben più ampi del piccolo sterrato davanti Agios Fanourios dove ci eravamo piazzati per un paio di notti l’altra volta, e dove a colpo sicuro ci siamo fermati ieri sera. Così facciamo, e in meno di un km raggiungiamo un larghissimo spiazzo, mettendo il Dinghy nel punto più lontano dalla strada, tra l’acqua e il bosco.

Siamo all’estremità occidentale del lago, creato artificialmente attraverso lo sbarramento di alcuni piccoli corsi d’acqua che scendono dalle alte montagne circostanti e l’intercettazione di sorgenti. Resteremo qui tutto il fine settimana, con Trilli che scorrazza avanti e indietro, anche se è ancora diffidente verso l’acqua. Unica presenza, a parte qualche raro umano che si ferma mezz’oretta e scappa, i cavalli del vicino centro ippico, che vengono ad abbeverarsi nel lago. L’aria di giorno è fresca, siamo sui 1.000 metri; la notte fa decisamente freddo, anche se non da accendere la stufa. Domenica il posto un po’ si affolla, ma lo spazio è tanto e non ci si dà fastidio; arriva il furgoncino di un agrotikò, che piazza la sua bancarella e noi ne approfittiamo per fare un po’ di spesa.

16 SETTEMBRE, MARTEDÌ. Interrompiamo il buen retiro a bordo lago per andare in missione in cerca di pane fresco e per rabboccare il carico d’acqua: qua si sta così bene che abbiamo deciso di prolungare la sosta fino a mercoledì. In fondo al lago, sei anni fa la strada svoltava bruscamente a destra passando sulla diga e completando il periplo del lago più o meno all’altezza del cimitero di Archaia Feneos. Ora invece, proseguendo diritto, una bella strada evidentemente terminata da pochi mesi ci indirizza verso Feneos, che le guide dicono descrivono come una delle più importanti città dell’Arcadia, nei tempi antichi. Immaginando che si tratti del capoluogo, decidiamo di seguirla, ma arrivati in paese, dopo circa 4 km, non vediamo traccia di negozi (scoprirò più tardi che ha meno di 50 residenti). Niente paura: in tutta evidenza, la strada andrà a ricongiungersi con la statale per Kiato, che percorre il versante sud della valle. Infatti, dopo un altro paio di km, incrociamo la strada principale e, svoltando a destra, superando lo strettissimo ponte sul fiume Olvios, ci dirigiamo verso Stenò e poi a Goura, dove a mia memoria qualche bottega c’era. In effetti, il villaggio è certamente più animato degli altri che abbiamo sfiorato in questa zona, con una piccola centrale della polizia, due o tre bar, forno, supermarket, macelleria, il locale ginnasio, la classica bella piazza alberata intorno alla chiesa. Il nome del villaggio richiama un termine di un antico dialetto che significa “duro come sasso”, ed infatti la leggenda vuole che proprio qui siano nate le prime bande che a inizio ottocento diedero del filo da torcere agli ottomani, guidate dai fratelli Nikos e Giorgios Ekonomou Gouras; la storia più recente ci racconta che qui fu molto aspra la battaglia durante la guerra civile 1945-1947. E così abbiamo aggiunto un altro tassello alla lunga lista di luoghi significativi per la storia ellenica.

Dopo Goura, che è più o meno all’altitudine del lago ma sull’altro versante della piana, la strada scende a picco verso Mesinò. Qui svoltiamo nuovamente a destra, superiamo un ponte nuovo di zecca, l’altra volta c’era un bailey. Subito dopo vediamo una bellissima fontana nei pressi della Taverna Trikrina. Facciamo il pieno d’acqua e dopo un altro paio di km eccoci di nuovo al bivio verso il lago, che di giorno e arrivando dall’altra parte ha tutto un altro aspetto. Sono circa le dieci, anche stavolta abbiamo fatto un giro di quasi 20 km quando a meno di 5, se avessimo svoltato a destra invece di andare diritto, c’erano sia il negozio sia la fontana: vita da camperista, ma al tempo stesso abbiamo imparato un’altra strada per il ritorno, che ci farà risparmiare una decina di km e soprattutto la strettoia tra Goura e Stenò (che per l’ìappunto significa “stretto”. Sistemato il Dinghy nella stessa identica posizione di due ore fa, ci dedichiamo al dolce far niente per i prossimi due giorni. Unica compagnia, un grosso pastore maremmano che ci ha adottato, e viene a trovarci tutte le sere appena va via il sole e il crepuscolo riempie di riflessi rossastri la superficie del lago.

17 SETTEMBRE, MERCOLEDÌ. Staremmo qui un’altra settimana, però mancano solo quattro giorni all’appuntamento con Superfast IV e dunque tocca muoversi. Il piano è semplice: una veloce puntata a Diakoftò paese per ordinare l’olio e comprare finalmente del pesce fresco dal nostro amico Nikos, e verdura e pane dai nostri fornitori abituali; tornare indietro di una decina di km per fare ultima tappa tattica in campeggio ad Akrata (smettere un po’ la vita sauvage per godere di doccia calda e bucato comodo a settembre ci sta), ritornare a Diakoftò paralìa nord per la classica sosta ai piedi della “nostra” tamerice. Detto fatto, alle 8 siamo già in pista, attraversando paesaggi mozzafiato nelle gole tra Tarsòs ed Evrostina, dove la strada si apre verso il mare luccicante del Golfo di Corinto. Alle 10 tappa per spesa, alle 11 il Dinghy è già bell’e sistemato nel Camping Akrata Beach, che si rivela un’ottima struttura ben organizzata, servizi moderni ed efficienti. Più affollata di quello che pensavo, ma al tempo stesso molto calma e silenziosa. Certo, in meno di due ore ritrovarsi dai 1.000 m del Limni Doxa al livello del mare è una bella botta di caldo. Per fortuna nel primo pomeriggio si alza la solita leggera brezza. Evviva il vento.

18 SETTEMBRE, GIOVE. Dormito bene nonostante il caldo, stanotte abbiamo archiviato la trapunta che è stata molto utile nelle sei notti precedenti. Lavati e ristorati, si parte con molta calma verso Diakoftò paralia nord. Dal mio diario: “Molto vento, mare grosso; hanno sistemato il pezzo sterrato sulla curva. A prima vista, una mareggiata deve aver mangiato un paio di metri di riva, ma lo spazio c’è, e la solita doccia funziona. Non c’è nessuno.” Parcheggiamo il Dinghy al solito posto, ma senza aprire il tendalino, un po’ perché c’è vento, un po’ perché la temperatura è assolutamente sopportabile, un po’ per stare in regola con le nuove prescrizioni per la sosta libera. Nel pomeriggio il vento rallenta, il mare si calma, ed è fantastico ritrovarsi nella musica del mare mentre cala il sole.

19 SETTEMBRE, VENERDÌ. Per la prima volta in questo viaggio, ieri sera siamo rimasti un po’ all’aperto guardando il cielo stellato. Ma già un’oretta dopo il tramonto c’era freddo, e siamo rientrati presto. A bordo mare, di settembre, fa in fretta a rinfrescare, e prima di dormire abbiamo rimesso in ballo la copertina. Oltre al pezzo di strada rimesso a nuovo, altre cose sono cambiate qui intorno: dove fino al 2022 c’era il canneto, adesso è stato arato, e ieri un arzillo nonno ellenico di prima mattina si è messo ad asportare sassi dal terreno. Dal mio diario: “… era un canneto incolto e ora appare dissodato e pronto a ricevere semina di qualcosa, chissà, pomodori, granturco, patate… così vicino al salmastro. Ma forse è solo un modo come un altro per passare il tempo: c’è chi legge libri e guarda il mare, e chi tira fuori sassi dalla terra. Che calma. Gente che arriva, gente che va, poca, e senza chiasso. Sto immaginando un bilancio di questo viaggio – n° 13 in camper con Mirella, per me n° 27 – alla fine avremo fatto diciassette notti, di cui tre in posti nuovi, quasi tutte in libera tranne due a Kalamàta e una ad Akrata, più quella di domani a Platarià, nella nuova area di sosta che vedemmo nel 2022.” Giornata molto pigra, mattina piccola passeggiata fino al porto e ritorno, pomeriggio assoluto relax. Saluto al mare e all’ultimo tramonto in riva al Golfo di Corinto.

20 SETTEMBRE, SABATO. Mi sveglio prima dell’alba, per l’immancabile foto prima di prepararci per il tappone dell’ultimo giorno di viaggio: più o meno 300 km di cui quasi metà in autostrada fino a Preveza, e da qui in avanti la scorrevolissima Statale 18. Partiamo verso le 8, solita Statale 8 fino a Rio, solito ponte dove si chiude il cerchio del nostro periplo, solite piccole tappe per un po’ di spesa e per il pranzo, e alle 14 siamo al Camperstop Platarià. Ho sempre pensato che la soluzione di vietare la sosta libera notturna sul lungomare della bella cittadina (vedi qui nella sezione IL MARE la pagina dedicata alla Tesprozìa) ed in contemporanea creare spazi adeguati per la sosta regolamentata fosse la soluzione più realistica per evitare un affollamento di camperisti-e-basta che stava diventando fastidiosissimo per noi camperisti edonisti. L’area è confortevolmente spartana, dotata anche di un bagnetto/doccia, al prezzo di 15 euro a notte energia inclusa ci può anche stare. Quasi tutta al sole, ci capita in sorte l’unico spazio ben ombreggiato, che ci permette di chiudere in bellezza questo ritorno in Grecia dopo tre anni di assenza.

21 SETTEMBRE, DOMENICA. L’ultimo giorno non inizia benissimo, il bello della vita da camperisti: “… a mezzanotte e mezza arriva un mega-camper che accende una luminaria da albero di Natale con una coppia di tedeschi che si incasina con gli allacci elettrici, poi lei si mette a pulire e a sbattere tappeti. Trilli si agita, abbaia, vomita. Santa Mirella, quanta pazienza! Tra le tante, questa proprio ci mancava, ma ne avrei fatto volentieri a meno. Si stanno organizzando in piena notte come se si dovessero accampare per un mese. E non spengono la luce.” Al mattino tutto sembra più bello, e come da copione i tedeschi stanno sbaraccando mentre noi ci organizziamo per un giretto in paese. “Ora suona la campana della domenica e mi viene in mente che in effetti è quella che mi ha svegliato alle sette e mezza, e poi mi sono girato dall’altra parte. Che buffa vacanza, fatta di tanto tempo senza cose da fare, se non leggere, scrivere – e far di conto.” E passeggiare, ultimo giorno e ultimo caffè. “Ditemi quello che volete, il mondo cambia, il progresso avanza… per me, in Grecia, il caffè è sempre e solo ellenikò skieto.”

Dopo pranzo, tiro le somme. Meno km, meno punti tappa per la notte (10, di cui 2 in campeggio e 1 in camper-stop), più ristoranti, meno bar (solo 2 volte più 1 gelateria), molti ritorni ma anche luoghi nuovi, in particolare l’8 settembre Capo San Teodoro e Fossa delle fucilazioni a Cefalonia. Novità assoluta vita in campeggio in Grecia, direi non male, o forse abbiamo avuto fortuna nella scelta. Meno zanzare, solo la prima notte su a Sagiada). Meno pastasciutta, più verdura, meno pane, solita dose di tiro-spanakopita. Niente mare per me, Mirella poco. Nuovi incontri con amici di Facebook (Aspasìa a Lixouri e Rino a Kyllini). Nuove navi (Superfast III e IV), ma io forse sulla III c’ero già stato da solo, nel lontanissimo 2003. Nessun negozio, solo per cibarie; solo 1 volta in drogheria a Kalamàta vecchia e dal solito Γιοβας di Diakoftò. Arriva l’ora di lasciare l’area, tempo scaduto, anche se con la solita tolleranza ellenica, efkaristò polì. In attesa del check in, che dovrebbe essere verso le 21, ci piazziamo lungo la statale due km prima del porto, presso la chiesetta di Agios Nektarios, dove sarebbe necessario un radicale intervento di valorizzazione del piazzale, ma chest’è. Scende la sera, parcheggiamo alla stazione marittima di Igoumenitsa dove scopriamo che la partenza della nave è stata spostata di tre ore.

22 SETTEMBRE, LUNE. Ed in effetti, alle 2:38 in punto la nave arriva. Alle 3 siamo in cabina, nemmeno ci accorgiamo che la nave è partita; questa è prima volta che stiamo un giorno intero in nave – di solito abbiamo viaggiato di notte – ed effettivamente è un po’ faticoso trovare il modo di passere il tempo, tra pennichelle varie, giri sul ponte, lunga pausa nel bel ristorante di bordo. Alle 18:00 circa si comincia a veder terra, alle 21:20 sbarchiamo ad Ancona, alle 21:40 giriamo i 2.000 al km 186 della A14. Alle 22:40 motore spento nel solito Parcheggio Bellaria, alle 23:05 festeggiamo la fine di questo viaggio (e delle relative scorte alimentari) con una bella pastasciutta.

23 SETTEMBRE, MARTE. Veloce visita parenti, e poi si parte per l’ultimo balzo verso casa. Alla fine, chiudendo a Pallanza verso le 17:30 un viaggio iniziato verso le 9:30 di 24 giorni fa, avremo fatto 2496 km, di cui circa 1331 sul suolo greco, per 201 litri di gasolio nel nostro Dinghy 2.5 TDI – classe 2002, a fine viaggio il contachilometri generale dice 219.413 – alla bella media di circa 12,42 km per litro. Alla prossima, ad maiora.

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